Mastroianni, Marcello (propr. Mastrojanni, Marcello)
Attore teatrale e cinematografico, nato a Fontana Liri (Frosinone) il 28 settembre 1924 e morto a Parigi il 19 dicembre 1996. È stato il divo più amato del cinema italiano del dopoguerra, la cui formazione avvenne alla scuola di teatro di Luchino Visconti, l'alter ego di Federico Fellini e l'eclettico interprete di circa 150 film, spesso firmati da registi di grande rilievo. Tre volte candidato all'Oscar e due volte premiato come miglior attore al Festival di Cannes, nel 1970 per Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola e nel 1987 per Oči čërnye (Oci ciornie) di Nikita S. Michalkov, ottenne a Venezia per due volte la Coppa Volpi, nel 1989 per Che ora è? di Scola (ex aequo con Massimo Troisi) e nel 1993 per Un, deux, trois, soleil (Un, due, tre, stella!) diretto da Bertrand Blier, come miglior attore non protagonista. Infine, fu insignito due volte (nel 1983 e nel 1997, in memoriam) con uno speciale David di Donatello alla carriera.
Figlio di un ebanista di remota origine greca, nipote dello scultore Umberto Mastroianni, visse da ragazzo fra Torino e Roma, maturando un precoce interesse per il cinema condiviso dal fratello minore Ruggero, che sarebbe diventato in seguito un eccellente montatore. Mentre si impegnava negli studi, conseguendo il titolo di perito edile, M. recitò in una filodrammatica e fece la comparsa nel cinema. Impiegato come disegnatore, durante la guerra sfuggì alla deportazione in Germania restando nascosto a Venezia; tornò quindi a Roma, dove trovò un posto di contabile. La sua prima affermazione nel teatro universitario avvenne nel 1948 in Angelica di L. Ferrero, al fianco di Giulietta Masina che gli procurò una scrittura nella compagnia di Nino Besozzi. Segnalato a Visconti per un piccolo ruolo in Rosalinda o come vi piace (1948) di W. Shakespeare, l'attore, alternando il teatro al cinema, rimase sette anni nella compagnia Morelli-Stoppa ottenendo parti sempre più consistenti: da Un tram che si chiama desiderio (1949) di T. Williams a Oreste (1949) di V. Alfieri, da Morte di un commesso viaggiatore (1951) di A. Miller a La locandiera (1952) di C. Goldoni, da Tre sorelle (1952) a Zio Vanja (1955) di A.P. Čechov dove fu un memorabile Astrov. Allo scrittore russo, sul quale si formò la sua personalità di attore, M. sarebbe ritornato interpretando, per la regia di Nikita S. Michalkov, Oči čërnye al cinema e Partitura incompiuta per pianola meccanica (1987) al Teatro di Roma. Nel 1950 sposò l'attrice Flora Carabella.
Di pari passo con la crescita sul palcoscenico procedette la sua affermazione nel cinema, iniziata nel 1948 impersonando un rivoluzionario in I miserabili di Riccardo Freda e proseguita fra umorismo e mélo, ma allargando la gamma espressiva alle caratterizzazioni. Tra i titoli notevoli della prima fase, quasi sempre in qualità di giovane ingenuo e sventato: Una domenica d'agosto (1950) di Luciano Emmer, Vita da cani (1950) di Mario Monicelli e Steno, Parigi è sempre Parigi (1951) e Le ragazze di Piazza di Spagna (1952), entrambi ancora di Emmer. Di maggiore impegno le partecipazioni a Febbre di vivere (1953) di Claudio Gora, Cronache di poveri amanti (1954) di Carlo Lizzani, Giorni d'amore (1954) di Giuseppe De Santis. La vera svolta e la popolarità giunsero con Peccato che sia una canaglia (1954) di Alessandro Blasetti, il primo degli undici film che abbinarono M., nell'arco di quarant'anni, in una sorta di coppia fissa, a Sophia Loren: ancora con Blasetti (La fortuna di essere donna, 1955), tre volte sotto la direzione di Vittorio De Sica (Ieri oggi domani, 1963; Matrimonio all'italiana, 1964, tratto da Filumena Marturano di Eduardo De Filippo; I girasoli, 1970, girato in Unione Sovietica) e con vari altri registi, tra i quali Ettore Scola che firmò Una giornata particolare (1977), toccante incontro d'amore fra una casalinga e un omosessuale ambientato nel giorno della visita di A. Hitler a Roma nel 1938. Nell'ultimo film insieme, Prêt-à-porter (1994) di Robert Altman, M. e la compagna replicarono in chiave parodistica l'indimenticabile spogliarello di Ieri oggi domani.Fin dagli inizi M. rivelò sul set il dono di trovare brillanti soluzioni inventive grazie alla sua capacità di concentrazione. Il momento magico della carriera coincise con l'enorme successo di La dolce vita (1960), in cui Fellini lo impose nella parte del giornalista intorno al quale ruotano gli episodi. Dopo questo film, in 8 1/2 (1963) diventò una sorta di 'doppio' del regista, al quale rimase fedele in tre film successivi: La città delle donne (1980), Ginger e Fred (1986) e (nella parte di sé stesso) Intervista (1987). A La dolce vita seguirono prove impegnative come Il bell'Antonio (1960) di Mauro Bolognini, in cui interpretò con delicatezza di toni lo sposo impotente del romanzo di V. Brancati; e poi La notte (1961) di Michelangelo Antonioni, dove fu un romanziere in crisi; e il tormentoso L'assassino (1961), opera prima di Elio Petri, lanciato da M. che realizzò con lui altri film (La decima vittima, 1965; Todo modo, 1976). Ottenne un particolare successo con il grottesco omicida d'onore di Divorzio all'italiana (1961) di Pietro Germi. Interiorizzata e sofferta fu invece la partecipazione a Cronaca familiare (1962) diretto da Valerio Zurlini e tratto dal romanzo di V. Pratolini.
Nell'attività di M., fitta di impegni tanto da apparire dispersiva, si individuano vari filoni che l'attore alternò con notevole fedeltà interiore, ora tornando a lavorare con gli stessi registi, ora sperimentando nuovi nomi e nuove strade. Stranamente, proprio i due film firmati dal suo maestro Visconti, Le notti bianche (1957) da F.M. Dostoevskij e Lo straniero (1967) dal romanzo di A. Camus, non risultarono fra le sue prove migliori. Nel primo caso M. fu anche coinvolto nella produzione e nel secondo addirittura fu egli stesso produttore con la sua Master Film, una società che chiuse presto i battenti avendo in precedenza realizzato un altro insuccesso: Spara forte, più forte... non capisco! (1966), dalla commedia di Eduardo De Filippo Le voci di dentro con regia dell'autore. Il regista che M. più assiduamente frequentò fu Scola, con otto film tra i quali Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), La terrazza (1980), Il mondo nuovo, noto anche come La nuit de Varennes (1982), dove impersonò un invecchiato Casanova, nonché Splendor (1989) e Che ora è? in felice abbinamento con Massimo Troisi. A seguire, per numero di film realizzati insieme, Mario Monicelli e Marco Ferreri, ambedue con sette titoli. Di Monicelli assunsero particolare rilevanza I soliti ignoti (1958), considerato il capostipite della commedia all'italiana, e la pittoresca raffigurazione dell'agitatore socialista di I compagni (1963). Fra i film fatti con Ferreri, temperamento congeniale agli estri di M., si ricordano soprattutto L'uomo dei cinque palloni (uscito in Italia nel 1965 come episodio del film collettivo Oggi, domani, dopodomani, ed edito nuovamente in Francia nel 1969, in versione integrale, con il titolo Break-up, erotisme et ballons rouges), La cagna (1972) e La grande bouffe (1973; La grande abbuffata). M., che in questo film si presentò abbrutito dal cibo e dalla golosità, fu sempre incurante della propria immagine, come quando accettò di rasarsi a zero (in Scipione detto anche l'Africano, 1971, di Luigi Magni, eccezionalmente in coppia con il fratello Ruggero), si imbruttì (in Giallo napoletano, 1979, di Sergio Corbucci), si invecchiò (Ginger e Fred) e si sbilanciò fino a impersonare l'uomo gravido nella commedia surreale L'événement le plus important depuis que l'homme a marché sur la Lune (1973; Niente di grave, suo marito è incinto) diretta da Jacques Demy.Interpretando lo sfortunato Amanti (1968), ancora per la regia di De Sica, M. intrecciò un rapporto amoroso con l'altra protagonista, Faye Dunaway. Negli anni Settanta intensificò l'attività nel cinema francese, prendendo casa a Parigi e diventando il compagno di Catherine Deneuve dalla quale nel 1972 ebbe una figlia, Chiara, divenuta anch'essa attrice. Fin dagli anni Cinquanta, rivelando una disponibilità senza paragoni fra i suoi colleghi, M. aveva comunque lavorato molto all'estero o per registi stranieri, fra i quali Jules Dassin, Louis Malle, Terence Young, John Boorman (per l'eccellente Leo the last, 1969, Leone l'ultimo), Roman Polanski, George Pan Cosmatos, Yves Robert, Bruno Barreto, Pál Sándor, Christian de Chalonge, Bertrand Blier, María Luisa Bemberg, Raúl Ruiz. In tali occasioni, a parte la lingua francese che padroneggiava, M. si adattò a recitare a orecchio in idiomi estranei. Per il primo film girato con Theo Anghelopulos, O melissokomos (1986; Il volo), forse recuperando un'atavica familiarità con la Grecia, recitò in greco; l'altro film con lo stesso regista fu To meteoro vima tu pelargu (1991; Il passo sospeso della cicogna). Sempre aperto alle proposte stimolanti, fece con Paolo e Vittorio Taviani Allonsanfàn (1974), con Luigi Comencini La donna della domenica (1975), con Giuseppe Patroni Griffi Divina creatura (1975), con Alberto Lattuada Così come sei (1978), con Luciano Tovoli Le général de l'armée morte (1984; L'armata ritorna), con Marco Bellocchio Enrico IV (1984) da L. Pirandello, con Giuseppe Tornatore Stanno tutti bene (1990), con Francesca Archibugi Verso sera (1990), con Roberto Faenza Sostiene Pereira (1995).
Di tanto in tanto M. tornò a quella che definì la "dieta teatrale": nel musical Ciao, Rudy! (1964) di Garinei e Giovannini, dove fu Rodolfo Valentino esibendosi come ballerino e cantando le canzoni di Armando Trovajoli; in Tchin-tchin di F. Billetdoux a Parigi nel 1984 per la regia di Peter Brook (successivamente replicato al cinema, in Cin cin, 1991, di Gene Saks); nel citato Čechov con Michalkov e infine in una crepuscolare commedia italiana, Le ultime lune di F. Bordon diretta da Giulio Bosetti. M. girò con questo spettacolo per due stagioni (1995-96) toccando varie città italiane, accolto ovunque da un travolgente consenso di pubblico. Fece eroicamente l'ultima recita a Napoli, in condizioni fisiche che lo costrinsero a recitare seduto, e andò quindi a morire a Parigi. Negli ultimi mesi di vita, mentre girava in Portogallo Viagem ao princípio do mundo (1997; Viaggio all'inizio del mondo) di Manoel de Oliveira, aveva affidato al video girato dalla sua compagna Anna Maria Tatò, Mi ricordo, sì, io mi ricordo, una lunga, appassionata e spiritosa confessione autobiografica.
T. Kezich, Marcello Mastroianni, in I divi, Roma-Bari 1986.
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F. Dunaway, Looking for Gatsby: my life, New York 1995.
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T. Kezich, Sophia e Marcello, in Una giornata particolare, a cura di T. Kezich e A. Levantesi, Torino 2003.