Marchesi, Marcello (propr. Marchesi Prestinari, Marcello)
Sceneggiatore e autore cinematografico, radiofonico, televisivo e teatrale, nato a Milano il 4 aprile 1912 e morto a S. Giovanni Sinis (Oristano) il 19 luglio 1978. Fu uno dei rappresentanti più originali di quella generazione di autori cinematografici che, formatasi nelle redazioni di riviste umoristiche, contribuì al rinnovamento del lavoro di sceneggiatura, passando dal canovaccio alla scrittura completa dei testi e lavorando, a ritmi molto sostenuti, per lo più in gruppo o in coppia. Insieme a Vittorio Metz M. si affermò infatti come uno degli scrittori comici più noti in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta, anche grazie al suo stile di battutista caustico e fulminante.
Trasferitosi a Roma da bambino, a ventun anni tornò a Milano dove si laureò in giurisprudenza e cominciò poi a lavorare al giornale satirico "Il Bertoldo", pubblicato da A. Rizzoli, insieme a Metz e a G. Mosca. Proseguì la sua attività di scrittore umoristico e aforista quando, ritornato a Roma, scrisse per altre testate, fra cui il "Marc'Aurelio" che ebbe grande successo nel secondo dopoguerra e che contò tra i suoi collaboratori Steno, Federico Fellini e Ruggero Maccari. Dal 1938 cominciò a scrivere per il teatro di rivista e nel 1939, con alcuni redattori del "Marc'Aurelio", tra cui anche Metz, venne ingaggiato da Mario Mattoli per ideare una serie di gag da utilizzare in Imputato, alzatevi!, interpretato da Macario: fu la prima volta che questo metodo, già molto diffuso a Hollywood, venne applicato in Italia e il risultato fu un film ritmato, surreale e ricco di accadimenti. Quasi subito M. formò con Metz un tandem apprezzato e praticamente inscindibile, che divenne una sorta di 'fabbrica delle gag', firmando le sceneggiature di moltissime commedie popolari e lavorando spesso anche con altre coppie famose di autori, come Age e Scarpelli, Steno e Mario Monicelli. A parte qualche film melodrammatico (come Labbra serrate, 1942, di Mattoli), gran parte delle sceneggiature di Metz e M. furono testi comici cui quest'ultimo diede un apporto decisivo nel ritmo dei dialoghi, esilaranti e al limite del nonsense. Per Totò lavorarono, tra gli altri, in Totò cerca casa (1949), esordio nella regia di Steno e Monicelli; Tototarzan e Totò sceicco, entrambi diretti nel 1950 da Mattoli; Totò lascia o raddoppia? (1956) di Camillo Mastrocinque, in cui M., prendendo spunto da una popolare trasmissione, ironizzava sul diffondersi della televisione. Proprio per la televisione, comunque, avrebbe lavorato intensamente ideando slogan e siparietti pubblicitari per Carosello e ottenendo un grande successo negli anni Sessanta con il personaggio, inventato per un varietà televisivo, del 'signore di mezza età'. Tra il 1951 e il 1952, sempre in collaborazione con Metz e sotto l'egida protettrice dello specialista di film a basso costo Marino Girolami, M. era passato dietro alla macchina da presa. I suoi film (fra cui Era lui… sì! sì!, 1951, con Walter Chiari; Milano miliardaria, 1951; "Lo sai che i papaveri…", 1952) avrebbero dovuto valorizzare comici minori, ma il fallimento dell'operazione lo indusse ad abbandonare l'idea del passaggio definitivo alla regia. Anche se l'intensa attività di autore televisivo rese sempre più episodiche le sue partecipazioni cinematografiche, M. scrisse ancora alcune sceneggiature, fra cui Maciste contro Ercole nella valle dei guai (1961) di Mattoli, dove espresse in modo umoristico la profonda convinzione che il tipo di comicità fino ad allora sviluppata non funzionava più. Nel 1968 M. preferì abbandonare definitivamente il grande schermo. Fu autore anche di numerosi libri satirici, tra i quali Essere o benessere (1962), Diario futile di un signore di mezza età (1963), Il sadico del villaggio (1964).
L'avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti. 1935-1959, a cura di G. Fofi, F. Faldini, Milano 1979, passim.