MARCHESI, Marcello
Nacque a Milano, il 4 apr. 1912, da Luigi ed Enrichetta Volpi. Nella prima infanzia si trasferì a Roma dove rimase fino ai diciotto anni presso uno zio, alla morte del quale tornò a Milano; qui si laureò in giurisprudenza, cominciando subito dopo a lavorare presso uno studio legale. Proprio tra queste due città si svolse la maggior parte dell'attività del M. il quale, abbandonato l'esercizio dell'avvocatura, si orientò verso il giornalismo e il mondo dello spettacolo. Dal 1932, infatti, aveva iniziato a collaborare con giornali umoristici quali Marc'Aurelio e Il Bertoldo, non solo come autore ma anche come prolifico inventore di rubriche e personaggi che poi venivano utilizzati e sviluppati da altri.
Già dalle prime prove si riscontrano i caratteri tipici dell'umorismo del M. espresso in una scrittura estremamente veloce, fatta di brevi periodi in forma di aforismi e di battute, teso a cogliere gli aspetti comici del quotidiano, dell'attualità, soprattutto attraverso l'associazione irrazionale, i giochi di parole, secondo una linea che si collega allo stile di A. Campanile.
Sul finire degli anni Trenta il M. si avvicinò, come autore di testi, dapprima al teatro di varietà poi, nel 1939, al cinema, chiamato dal regista M. Mattoli a partecipare alla sceneggiatura di Imputato, alzatevi!, con E. Macario.
Mattoli, per sfruttare al massimo le potenzialità di un teatrante del livello di Macario, pensò di innestare sulla classica sceneggiatura cinematografica una sorta di canovaccio costituito dalle battute di gagmen e umoristi presi appunto dal giornalismo e dal varietà; questa sinergia riversava nel linguaggio cinematografico la parodia e la satira più immediatamente ispirate alla contemporaneità (Brunetta, pp. 99-101) in forma di gags e battute che si susseguivano a ritmo vertiginoso, intorno alle quali veniva costruito lo svolgimento narrativo del film. Fu l'inizio di un vero e proprio genere che inserì il M. - insieme con V. Metz (con il quale formò una coppia duratura e di successo), C. Zavattini, G. Guareschi, Steno (Stefano Vanzina) e il primo F. Fellini - nel numero di quegli sceneggiatori i quali, agli inizi degli anni Quaranta, aprirono, nel cinema, "strade al genere comico parallele e contigue a quelle della rivista, dell'avanspettacolo e dei giornali umoristici" (ibid., pp. 438 s.).
Il M. proseguì la collaborazione con Mattoli, al servizio di Macario, in Lo vedi come sei? (1939) e Non me lo dire! (1940), ma, indubbiamente, tra le decine di film comico-leggeri e rivistaioli, anche di grande successo commerciale, scritti dalla coppia Marchesi - Metz nel dopoguerra, il posto di maggior rilievo è occupato da quelli interpretati da Totò (Antonio De Curtis); in particolare si ricordano, diretti sempre da Mattoli: I due orfanelli (1947), Fifa e arena e Totò al giro d'Italia (ambedue del 1948), Tototarzan e Totò sceicco (1950); con altri registi: Totò cerca casa (1949, di Steno e M. Monicelli), Totò le Mokò (1949, C.L. Bragaglia), 47 morto che parla (1950, Id.), L'imperatore di Capri (1949, L. Comencini), Sette ore di guai (la prima regia del M., insieme con Metz, 1951), Totò lascia o raddoppia? (1956, C. Mastrocinque).
Appare evidente fin dai titoli il carattere di queste pellicole, moderne farse all'italiana dense di battute costruite dagli autori e dall'attore su un soggetto ispirato a un evento o a un fenomeno d'attualità, o come parodia di un film o di un testo di successo, finalizzate soprattutto a mettere in luce l'estro del comico e che, quindi, ben si adattavano al susseguirsi di boutades, paradossi, aforismi di cui si alimentava l'umorismo del M. particolarmente in sintonia con la comicità di Totò "dirompente e dai risvolti surreali [che] abbina […] l'arguzia plebea all'irriverenza qualunquistica della rivista, dell'avanspettacolo e dei settimanali umoristici" (Argentieri, p. 61). Costruite al servizio dell'istrionismo di Totò, le sceneggiature scritte dal M., da solo o con Metz, Steno, Age (A. Incrocci), F. Scarpelli, M. Pelosi, se pur mancano, il più delle volte, di unità e compattezza, nei casi migliori aiutano la trasformazione dell'attore da "maschera" a "carattere".
Nel cinema il M. lavorò anche per altri comici: per esempio, accompagnò il debutto di W. Chiari (W. Annichiarico) in I cadetti di Guascogna, regia di Mattoli, 1950 e in altre due pellicole, di cui curò anche la regia: Era lui… sì! sì!, 1951, insieme con Metz e M. Girolami e Lo sai che i papaveri…, 1952, con Metz; ancora collaborò, fra gli altri, a Bellezze in bicicletta (C. Campogalliani, 1951, con P. De Filippo), Milano miliardaria (pure la regia, con Metz, 1951), Susanna tutta panna (Steno, 1957, con Marisa Allasio e N. Manfredi).
Il M. fu un "lavoratore infaticabile" (Grasso, 1992, p. 164) impegnato sempre su vari fronti; anche nel dopoguerra non trascurò il teatro di rivista (tra i tanti titoli: Attenti al martello, Ritorna Za Bum, Alta tensione, Controcorrente, Sayonara Butterfly, Cielo, mio marito) ma dalla fine degli anni Cinquanta la sua attività si focalizzò principalmente sulla televisione, cui del resto collaborava sin dagli inizi della programmazione.
Il suo umorismo - ironico e surreale, breve e sintetico ma anche immediatamente comunicativo e facile a "passare" in direzione di una platea vasta come quella televisiva per l'evidenza dei riferimenti, in rapporto sia ai "tipi" sia alle situazioni - risultò particolarmente congeniale al nuovo mezzo: sul teleschermo si scherzava, amabilmente e con leggerezza, su personaggi ed episodi "in cui tutti si possono identificare" (Grasso, 1992, p. 56); canzoni, pantomime e balletti, talvolta il coinvolgimento diretto del pubblico a casa e in studio, accompagnavano i numeri comici, corpus fondamentale dello spettacolo, laddove il M. piazzava i suoi giochi di parole e i suoi paradossi.
Così nei molti varietà televisivi del M. (spesso in compagnia del fido Metz, ma anche, col trascorrere degli anni, di molti altri nomi, C. Manzoni, G. Mosca, D. Verde, I. Terzoli, E. Vaime, M. Costanzo): Ti conosco mascherina! (in onda dal 3 nov. 1955), Lui e lei (dall'8 maggio 1956), protagonisti N. Taranto e Delia Scala (Odette Bedogni), imbastito intorno alla lotta tra i due sessi, in cui venivano previste possibili soluzioni ai più disparati casi di dissidi di coppia proposti da lettere del pubblico; La piazzetta (dal 15 nov. 1956), con R. Billi e M. Riva. Lo spettacolo che gli dette maggiore popolarità fu forse Il signore di mezza età (dall'11 maggio 1963, regia di G. Bettetini) in cui il M. non solo in veste di autore ma anche come conduttore, circondato da un gran numero di ospiti, comici e soubrettes, e con la presenza fissa di Sandra Mondaini (la snob intellettuale marxista) e Lina Volonghi (la bella tardona), svolgeva una serie di amene riflessioni intorno alla domanda "Dove sono questi miei cinquant'anni?". E ancora, fra i numerosi titoli, Quelli della domenica (dal 4 febbr. 1968, regia di R. Siena) che segna l'esordio di P. Villaggio nelle vesti dell'arrogante dottor Kranz e del perseguitato Fracchia, "varietà di rottura […] che apre le porte alla nuova comicità, con tempi, ritmi e contenuti lontani dalla tradizione" e che "con la sua aggressività comunicativa […] frantuma l'immagine patinata ed edulcorata dello spettacolo leggero" (Grasso, 1992, p. 190); inoltre, il M. prese parte, in qualità di autore, sia all'edizione del 1968-69 (con Terzoli e Vaime) sia a quella del 1972-73 (con Verde), di Canzonissima. Fra gli ultimi titoli, Bambole non c'è una lira (dal 16 apr. 1977), nato dall'idea del regista A. Falqui di ripercorrere in sei puntate, utilizzando anche immagini di repertorio, la storia del varietà dal 1935 al 1960, in un momento in cui proprio la storia del varietà televisivo sembrava prossima alla fine.
Il M. fu anche autore di vari volumi, fra cui: Essere o benessere? (Milano 1962), Diario futile di un signore di mezza età (ibid. 1963), Il sadico del villaggio (ibid. 1964), Sancta publicitas (ibid. 1970: raccolta di cento espressioni in lingua "neolatina"), Il malloppo (ibid. 1971) e il romanzo, con elementi autobiografici, Sette zie (ibid. 1977).
Si tratta per lo più di raccolte di racconti, di aforismi, di testi brevi, non poesie, come sottolinea l'autore a proposito di Essere o benessere?, ma piuttosto "una colonnina di parole aride come cifre, le cifre di un bilancio giornaliero" (ibid. p. 9): una dichiarazione d'intenti che privilegia l'adozione di una scrittura dal modulo breve, a volte prevalentemente elencativa, quasi sentenziosa.
Da ricordare, ancora, le sue traduzioni di alcuni album del fumetto Asterix (il famoso personaggio creato da R. Goscinny e A. Uderzo).
Particolarmente prolifica fu anche l'attività del M. nel campo della pubblicità: già nel 1939, per la prima volta, se ne era occupato partecipando al concorso 5000 lire per un sorriso, ideato da D. Villani, e da allora non aveva mai interrotto; il periodo più intenso e significativo fu, per il M., quello televisivo legato a Carosello per il quale aveva firmato più di 4000 slogan fra cui alcuni famosissimi come "Basta la parola" (per i confetti Falqui), oppure "Il brandy che crea un'atmosfera" (Vecchia Romagna), "Con quella bocca può dire ciò che vuole" (il dentifricio Colgate).
Il M. si era sposato in seconde nozze con Enrica Sisti dalla quale ebbe l'unico figlio, Massimo.
Il M. morì il 19 luglio 1978 in un incidente in mare al largo di San Giovanni di Sinis nel golfo di Oristano.
Il mondo che egli meglio seppe ritrarre e satireggiare è quello dei miti e dei riti dell'italiano medio dell'epoca del boom, elettrizzato dal consumismo; come ha scritto A. Bevilacqua il M. "è stato il Campanile dei ricchi […]. Intendo ricchi non di denaro, di altre cose: di amici, solerti e un po' distratti, di amiche […] di benessere, nel senso di ottimo livello domestico più che di libretto bancario, di capacità frettolosamente mondane, di contatti anche effimeri, soprattutto di una sottile disperazione urbana" (cfr. in Grasso, 1992, p. 164).
Fonti e Bibl.: Con la partecipazione straordinaria di… Dieci anni di varietà televisivo, II, Schede, cronologie, indice dei nomi, dei titoli e degli argomenti, a cura di A. Abruzzese - T. Bianco - L. Bolla, Torino 1985, ad ind.; G. Rondolino, Diz. del cinema italiano 1945-1969, Torino 1969, p. 214; Almanacco Bompiani 1975, Sentimental, a cura di R. Cirio - P. Favari, Milano 1974, ad ind.; G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano 1895-1945, Roma 1979, ad ind.; L'avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti 1935-1959, a cura di F. Faldini - G. Fofi, Milano 1979, ad ind.; M. D'Amico, La commedia all'italiana. Il cinema comico in Italia del 1945 al 1975, Milano 1985, ad ind.; A. Grasso, Storia della televisione italiana, Milano 1992, ad ind.; G. Aristarco, Il cinema fascista. Il prima e il dopo, Bari 1996, ad ind.; Diz. della pubblicità. Storia, tecniche, personaggi, a cura di A. Abruzzese - F. Colombo, Bologna 1998, p. 268; Enc. della televisione, a cura di A. Grasso, Milano 2002, ad ind.; G.P. Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano 1905-2003, Milano 2003, ad ind.; M. Giusti, Il grande libro del Carosello, Piacenza 2004, ad ind.; Sulla carta. Storia e storie della sceneggiatura in Italia, a cura M. Comano, Torino 2006, ad ind.; M. Argentieri, Storia del cinema italiano, Roma 2006, ad indicem.