LEOPARDI, Marcello
Non si hanno notizie certe su luogo e data di nascita del L., databile intorno al 1753, come risulta in particolare dall'indicazione presente negli Stati delle anime della parrocchia romana di S. Andrea delle Fratte dove il pittore è stato registrato nel 1790 all'età di trentasette anni.
La scarsa storiografia sull'artista ha indicato il luogo di nascita in Potenza Picena, a partire dall'ipotesi di un'origine marchigiana e dall'indicazione in diverse fonti della sua provenienza "da Potenza": il L. era infatti anche detto "il Potenza". Si deve però tener presente che nel XVIII secolo Potenza Picena era ancora denominata Monte Santo e che "Potentia" era solo il suo antico nome latino. La questione delle origini resta, quindi, molto incerta ed è possibile ipotizzare anche una nascita lucana del pittore.
Il L. si trasferì una prima volta a Roma quando era ancora molto giovane. La prima notizia certa riguarda la sua partecipazione al concorso dell'Accademia del nudo in Campidoglio nel settembre 1768.
Frequentò la scuola del nudo e prese parte assiduamente alle competizioni semestrali fino all'aprile del 1773 (Cassano, p. 62). Nel 1771 partecipò al concorso Clementino dell'Accademia di S. Luca, vincendo il terzo premio della prima classe di pittura, e due anni dopo al concorso Balestra della stessa Accademia, questa volta non venendo premiato ma ottenendo il permesso di esporre la sua opera insieme con quelle dei vincitori (I disegni di figura). In una "memoria" autobiografica (Casale, 1995, p. 150), il L. si definisce, inoltre, allievo di S. Pozzi, morto nel 1768, e di T. Conca.
All'inizio degli anni Ottanta il L. andò a vivere a Perugia, dove sposò Maria Maddalena Mattei (Angeletti Catanossi, p. 64) e, intorno al 1782, eseguì due tele (Battesimo di Cristo e Decollazione del Battista) e la decorazione del baldacchino dell'altare (Padreterno e angeli) per l'oratorio della Confraternita della Giustizia, o dei Ss. Bernardino e Andrea (Cassano).
Per lo stesso luogo negli anni successivi realizzò altri quattro dipinti: S. Andrea battuto con le verghe (firmato e datato 1785), l'Erodiade, la Predicazione del Battista e il Martirio di s. Andrea, giudicato molto duramente dal pittore e storiografo perugino B. Orsini (p. 74), che in qualche misura contribuì alla sfortuna critica del pittore durata almeno fino agli anni Settanta del Novecento.
Le tele dell'oratorio perugino segnarono l'inizio di un'intensa attività pittorica del L. nella città umbra. A partire dal 1782 egli partecipò alla nuova decorazione del duomo, che in quegli anni coinvolse molti altri artisti, dipingendo gli Angeli nelle vele delle volte delle navate laterali.
A queste decorazioni sono legati alcuni dei disegni contenuti in un album di 31 fogli conservato nell'Accademia di Perugia (Cristoferi). Nel duomo il L. eseguì anche una lunetta nella navata laterale con il Sacrificio di Isacco e, qualche anno dopo, i Ss. Filino e Gratiniano in controfacciata (1789 circa). I canonici gli affidarono anche la decorazione della loro "camera d'intrattenimento", affrescata con Le quattro stagioni nel 1785 (Cassano, p. 67).
Importanti notizie sull'attività del L. durante il soggiorno umbro derivano dalla sua sfortunata partecipazione alla selezione, indetta nel 1785 dai canonici di Città di Castello, per il completamento degli affreschi del duomo. In tale occasione, il pittore presentò la già citata "memoria", una sorta di curriculum vitae in cui elencava i lavori più importanti eseguiti in diverse dimore di Perugia e Foligno, due lettere di presentazione scritte nell'estate del 1786 e firmate rispettivamente da Ludovico degli Oddi e da P. Miselli. La documentazione, pubblicata da Casale (1995), costituisce un prezioso termine ante quem per alcuni dei cicli decorativi eseguiti dal L., la cui cronologia rimane tuttavia ancora non del tutto chiarita.
Tra le decorazioni eseguite a Perugia nella "memoria" erano menzionate le "volte" dipinte nel palazzo Conestabile della Staffa: storie mitologiche o tratte dalla letteratura greca svolte entro partizioni decorative con ornamenti classici in quattro sale del piano nobile. Sempre a Perugia sono attribuite al L. le decorazioni di palazzo Ranieri (Continenza di Scipione, Suicidio di Lucrezia, Cesare indica l'effigie di Alessandro, Suicidio di Catone), di due sale in palazzo Rossi Scotti, con episodi di storia romana, e infine alcuni affreschi nella villa del Cardinale, allora di proprietà della famiglia Oddi (Cassano, pp. 71-74).
Nello stesso lasso di anni il L. fu attivo anche a Foligno. Nella "memoria" sono citate la decorazione di palazzo Paolucci, perduta durante la seconda guerra mondiale, e quella in palazzo Lezi-Marchetti, di cui oggi rimangono quattro sale del piano nobile (Casale, 1995, pp. 145, 152). Si tratta delle sale di Apollo, della Storia e dell'Astronomia, della saletta con la Strage dei Niobidi e del salone con paesaggi classici alle pareti, sovrapporte con gli amori degli dei e, sulla volta, il Trionfo di Bacco e Arianna. In questi affreschi, da considerare insieme con le opere nel palazzo perugino Conestabile della Staffa tra gli esempi più alti della sua pittura nell'ambito della decorazione profana, il pittore sviluppò una personale poetica aggiornata sui più recenti esempi romani - in particolare le soluzioni compositive e formali proposte dagli artisti attivi nel grande cantiere neoclassico del casino di villa Borghese (si possono riscontrare concordanze soprattutto con la sala egizia di T. Conca) - e frutto di un'attenta rivisitazione della pittura seicentesca di A. Carracci (la cui galleria Farnese appare un modello preciso per gli affreschi di palazzo Lezi-Marchetti), N. Poussin e D. Zampieri detto il Domenichino. Forse di poco posteriori sono le decorazioni di palazzo Ubaldi, già Alleori, sempre a Foligno, dove il L. dipinse le volte di quattro sale (Convito di Assalonne; Scena di sacrificio; Mosè riceve le tavole della sapienza; Il congedo dell'arcangelo Raffaele) e quella della galleria dei paesaggi con il Sacrificio della figlia di Jefte (Ricerche in Umbria, 1980, pp. 447 s.).
In questi anni di fervente attività, il L. eseguì anche tele per alcune chiese del territorio umbro, tra cui la pala della Madonna col Bambino e i ss. Filippo, Giacomo e Atanasio (firmata e datata 1784) e la tela con I ss. Antonio Abate, Antonio da Padova e le anime del purgatorio per la chiesa parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo di Canalicchio di Collazzone.
In tali opere gli echi della pittura di P. Batoni e di D. Corvi si fondono in un "saggio pittorico di notevolissima levatura, in piena sintonia con la cultura neoclassica" (Barroero, p. 82). Proprio insieme con Corvi, il L. fu coinvolto da S. Serra nell'esecuzione di un ciclo di tele destinato alla chiesa ravennate di S. Maria Maddalena per il quale eseguì una Maddalena confortata dagli angeli (Viroli). Al 1786 è databile una tela con S. Girolamo nella chiesa parrocchiale di Casalina, nei pressi di Deruta (Angeletti Catanossi, pp. 95-97; Mancini). Allo stesso periodo risalgono i dipinti per la cappella del monastero di Monteluce di Perugia, di cui oggi rimangono due tele raffiguranti S. Francesco e S. Chiara (conservate nel monastero di S. Erminio), mentre si è perduto un affresco con la Madonna e il Bambino.
A metà degli anni Ottanta il L. risiedeva di nuovo a Roma, città con la quale non aveva perduto i contatti. Già nel maggio del 1784 aveva infatti scritto da Perugia allo scultore V. Pacetti a proposito di una commissione per la chiesa dei filippini ad Ascoli, che lo scultore però rifiutò (Diario di Vincenzo Pacetti, in Casale, 1995, p. 152).
La citata lettera di presentazione di Miselli al capitolo di Città di Castello testimonia che a quella data, cioè al 1786, il L. abitava nella casa romana dello stesso Miselli e del fratello monsignore, estimatori entrambi del suo talento artistico (Casale, 1995, p. 150). Più tardi si trasferì con la moglie e la sua numerosa famiglia (sette figli nel 1793) a strada Felice (oggi via Sistina) dove è registrato negli Stati delle anime di S. Andrea delle Fratte dal 1790 al 1793.
A Roma il L. ricevette da Pio VI la prestigiosa commissione di una pala (Gli angeli custodi) destinata alla chiesa di S. Andrea a Subiaco. Gravemente danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale (Casale, 1995, p. 152), venne menzionata dal pittore nella sua "memoria" del 1785 e nel 1788 fu lodata da G.G. De Rossi sulle pagine delle Memorie per le belle arti (IV [1788], pp. 237 s.). La presenza del L. in questo importante cantiere, che coinvolse pittori come B. Nocchi, P. Labruzzi, C. Unterperger, A. Cavallucci, P. Tedeschi, mostra la considerazione che egli doveva ormai aver raggiunto nell'ambiente artistico romano. A ciò si dovette anche la sua partecipazione, tra il 1791 e il 1793, alla decorazione di palazzo Altieri a Roma, una delle più rilevanti imprese di quegli anni nella capitale, con due sovrapporte (Priamo affida a un figlio il fanciullo Paride e Paride si reca sul monte Ida per essere guarito da Cenone) per la camera da letto d'estate, la cui volta fu decorata da F. Giani (Schiavo, p. 130). In questi anni, secondo un ricordo di A. Migliarini, il L. frequentava a Roma, insieme con "Camuccini, Benvenuti, Sabatelli, Luigi Bossi, Cattaneo, Dellera, Muller detto il pittore, Fabre, Humbert", l'Accademia de' Pensieri dello stesso Giani, cenacolo cosmopolita attivo dal 1790 al 1796 circa, luogo di emulazione e sperimentazione culturale e artistica (in Rudolph, p. 176).
Un altro aspetto della produzione artistica del L. degli anni Novanta, finora poco considerato in sede critica, sono le commissioni di opere destinate a essere esportate fuori dallo Stato pontificio. Di alcune di queste diede notizia, tra il 1790 e il 1792, l'abate M. Mallio nei suoi Annali di Roma, lamentandosi per il fatto che la fama dell'artista risultava troppo instabile rispetto alla qualità delle sue opere e anche all'importanza delle commissioni ricevute. Mallio presentò ai suoi lettori ben sette tele del L., oggi non più rintracciabili, tra cui la Disputa di Gesù tra i dottori (V, pp. 215-218), eseguita per un committente portoghese, il vescovo di Faro Francisco Gomes de Avelar, per la cappella del seminario della diocesi. A questa ultima opera può essere collegato il piccolo olio su tela dello stesso soggetto segnalato da Casale (1995) sul mercato antiquario (ripr. in Finarte, fig. 7b, con attribuzione a S. Tofanelli). Alla stessa committenza è forse legata anche la tela S. Francesco rinuncia agli averi, firmata e datata "Roma 1792", segnalata nella cattedrale di Faro (Ricerche in Umbria, II, p. 448).
Alla prima metà degli anni Novanta risalgono anche l'Assunta con i ss. Cristoforo e Giovanni Battista nella collegiata di Canino (Viterbo), firmata e datata 1791 (Faldi), e le pale d'altare, pure firmate e datate, per la chiesa dei minoriti di Catania: il Transito di s. Giuseppe (1793) e la S. Agata impetra la liberazione di Catania (1795), i cui bozzetti sono oggi conservati nel Museo civico di Castello Ursino a Catania insieme con quello per una terza pala destinata alla stessa chiesa (S. Francesco Caracciolo, fondatore dell'Ordine dei minoriti), ma eseguita dopo la morte del L. da un suo allievo perugino, Vincenzo Ferreri (Siracusano). Intorno al 1794 il L. realizzò anche due affreschi in S. Stefano Rotondo raffiguranti il Martirio di s. Policarpo e il Martirio di s. Margherita (Monssen), di cui è stato segnalato un modellino, o una replica in piccolo, presente sul mercato antiquario nel 1994 (Casale, 1995: ripr. in Finarte, fig. 7a).
Il 19 genn. 1794 fu eletto accademico di merito dell'Accademia di S. Luca di Roma, presentando come pezzo di ammissione un quadro con il soggetto di Amore e Psiche, opera fortemente criticata per il suo carattere "scandaloso" da Conca, uno dei primi maestri del L. e principe dell'Accademia, che minacciò di dimettersi dal proprio incarico per protesta (Roma, Archivio dell'Accademia di S. Luca, vol. 89, n. 26). Nel febbraio dello stesso 1794 il L. diventò membro anche della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon.
Successivamente il pittore si dovette recare nuovamente a Perugia: nel duomo firmò nel 1795 la sua ultima opera, la decorazione della cappella del Sacramento. Sono ignoti il luogo e la data di morte del L., avvenuta tra metà settembre e l'inizio di novembre del 1795, forse a Perugia.
Ciò si desume da una lettera di G. Landi, secondo il quale, inoltre, il L. "manteneva una numerosa famiglia; si dice che era stato avvelenato in Perugia dove aveva dipinto a fresco con molta lode, ma attirandosi l'invidia dei malevoli" (Fiori). La notizia della morte è confermata da F. Piranesi in una lettera del novembre del 1795 (Caira Lumetti). Le condizioni economiche del pittore al momento del suo decesso dovevano essere alquanto precarie, visto che il capitolo perugino concesse nel febbraio del 1796 alla vedova Maria Maddalena Mattei un aiuto economico "a titolo di elemosina" (Cristoferi, p. 177).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, S. Andrea delle Fratte, Stati delle anime, 1790-94; Ibid., Archivio storico dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 52, cc. 180, 182 s.; vol. 53, cc. 33 s.; vol. 55, cc. 7 s.; disegni A 459, B 184, B 198, B 214, B 215, B 230; Annali di Roma, II (1790), pp. 190-192; III (1790), pp. 209-218; V (1791), pp. 215-218; VI (1792), pp. 129-132; VII (1792), pp. 287-289; B. Orsini, Vita, elogio e memorie dell'egregio pittore Pietro Perugino…, Perugia 1804, pp. 74 n. 1, 185 n. 4; S. Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, ad indicem; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1964, pp. 130, 152; I. Faldi, Gli inizi del neoclassicismo in pittura nella prima metà del Settecento, in Nuove idee e nuova arte nel '700 italiano. Atti del Convegno, … 1975, Roma 1977, pp. 519-523; G. Fiori, Vicende biografiche ed artistiche di G. Landi, in Bollettino storico piacentino, LXXII (1977), pp. 43 s.; S. Rudolph, Felice Giani: da accademico "de' pensieri" a madonnero, in Storia dell'arte, 1977, nn. 30-31, pp. 176, 181; F. Cristoferi, Disegni di M. L. nel Museo dell'Accademia a Perugia, in Esercizi, I (1978), pp. 175-186; P. Angeletti Catanossi, M. L., tesi di laurea, facoltà di magistero dell'Università di Roma, a.a. 1978-79; F.F. Mancini, Deruta e il suo territorio, Deruta 1980, p. 103; Ricerche in Umbria, II, Treviso 1980, pp. 92, 418, 447 s., nn. 543-549, 756-758; L.H. Monssen, The martyrdom cycle in S. Stefano Rotondo, in Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia (Roma), s.2, III (1983), pp. 22 s.; G. Siracusano, Su alcuni bozzetti catanesi inediti del Settecento, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medievale e moderna dell'Università di Messina. Facoltà di lettere e filosofia, 1983-84, n. 6-7, pp. 53-55; F.R. Cassano, Un pittore del neoclassicismo "Ancien Régime": M. L., in Esercizi, VII (1984), pp. 62-81; G. Sapori, Banca popolare di Spoleto, in Arte estate in Acquasparta. Dallo Spagna a Burri. Dipinti dei secoli XV-XX acquisiti dalle banche umbre (catal.), Acquasparta 1986, p. 15; R. Caira Lumetti, La cultura dei lumi tra Italia e Svezia. Il ruolo di Francesco Piranesi, Roma 1990, p. 360; F. Rangoni, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, pp. 765 s. (con bibl.); V. Casale, In compagnia degli dei e degli eroi: pittura del Seicento e del Settecento nei palazzi di Foligno, Foligno 1990, pp. 5-7; A. Cipriani - E. Valeriani, I disegni di figura nell'Archivio storico dell'Accademia di S. Luca, III, Roma 1991, pp. 75, 77, 80, 96; G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, I, figg. 107 s.; III, figg. 628-634; Finarte. Dipinti antichi. Asta 916, Roma 1994, p. 5, figg. 7 a, 7 b; G. Viroli, La Ravenna artistica, in Storia di Ravenna, a cura di L. Gambi, III, Venezia 1994, p. 310; V. Casale, Il capolavoro umbro di M. L. e alcuni documenti, in Disegni marchigiani dal Cinquecento al Settecento. Atti del Convegno…, Monte San Giusto… 1992, a cura di M. Di Giampaolo - G. Angelucci, Firenze 1995, pp. 145-155; L. Barroero, in Arte in Umbria. Collazzone, a cura di C. Bon Valsassina - C. Fratini, Todi 1999, pp. 80-84; A. Ottani Cavina, Felice Giani 1758-1823 e la cultura di fine secolo, Milano 1999, pp. 35, 46, 52, 217; Ricerche in Umbria, III, Treviso 2000, pp. 106, 156; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 92.