Vescovo di Ancira (m. 374 circa), la sua posizione è strettamente legata alle polemiche trinitarie del 4º sec. Deciso avversario dell'arianesimo, ai concilî di Ancira e di Nicea (325) fu sempre dalla parte di Atanasio contro Ario, e contro il semiariano Asterio scrisse la sua opera maggiore, oggi perduta (frammenti in Eusebio); ma in successivi sinodi, composti da maggioranze ariane, M. fu condannato come sabelliano riuscendo tuttavia sempre ad essere assolto dagli occidentali. Però in seguito allo sviluppo che alla teologia trinitaria di M. dava Fotino, suo discepolo, egli fu abbandonato da Atanasio e dopo la morte la sua dottrina fu condannata da papa Damaso (380), il quale però ometteva il suo nome, incluso però esplicitamente nell'elenco degli eretici dal Concilio di Costantinopoli, nel 381. È difficile stabilire la dottrina trinitaria di M. proprio perché (le sue opere essendo perdute) non ci restano su di lui che disparate testimonianze; sembra tuttavia che, spinto dalla polemica antiariana, M. inclinasse verso un certo modalismo concependo le persone della Trinità come manifestazioni, nell'economia della salvezza, dell'unica persona di Dio: sicché alla fine del mondo il Figlio e lo Spirito sarebbero assorbiti nell'unico pròsopon divino.