MARCELLINO d'Atri (al secolo Liberatore Canzani)
Nacque ad Atri il 3 giugno 1659 da Giuseppe Canzani e Francesca Greco. Prima dell'ingresso nell'Ordine dei frati minori cappuccini, avvenuto il 14 ott. 1675, M. ricevette un'istruzione classica nel locale collegio dei gesuiti. Ordinato sacerdote, chiese di diventare missionario, ottenendone la licenza il 5 apr. 1688, dopo la morte dei genitori.
Il 7 ott. 1689 partì da Genova per Lisbona e da qui per la missione cappuccina del Congo. Tale missione, situata nel Nord dell'attuale Angola e affidata nel 1640 da Propaganda Fide ai cappuccini italiani, era tra le più importanti per la Chiesa cattolica ma anche tra le più difficili per l'insalubrità del clima equatoriale, i rapporti complessi con le autorità portoghesi che ne rivendicavano i diritti di patronato e l'estrema decadenza del Regno del Congo che, già sconfitto dai Lusitani ad Ambuila nel 1665, era in quegli anni travolto dai conflitti civili e impoverito dalla tratta degli schiavi.
Raggiunta Luanda il 1° ag. 1690, M. fu costretto a un lungo periodo di adattamento. Infatti, tra il 1691 e il 1694 tutti i suoi viaggi missionari furono interrotti da malattie. Ripartito nella primavera del 1695, il 25 genn. 1696 arrivò, insieme con il confratello Luca da Caltanissetta (Giuseppe Natali, autore di una Relatione della missione cappuccina congolese), nella località di Bambalelo, nel Regno del Congo, che poi percorse completamente, visitandone le regioni di Nsundi, Mpemba, Mpangu, Nkusi, Mbata e Mpumbu. Nel 1698 i due missionari giunsero ai confini del mitico Regno del Mukoko, che si riteneva fosse esteso nello spazio compreso tra il Congo e l'Abissinia, oltre il cosiddetto Stanley Pool (oggi Pool Malebo, grande lago formato dal fiume Congo-Zaire tra Kinshasa e Brazzaville). In quella zona i due religiosi battezzarono un sovrano chiamato Ngobila ("Re delle acque"), insieme con alcune centinaia di suoi sudditi, credendolo erroneamente il capo di un vasto regno che avrebbe potuto, con l'adesione al cristianesimo, facilitare la penetrazione dei cappuccini nel Mukoko.
Tale battesimo (a M. ne sono attribuiti oltre 50.000) fu lodato dalla congregazione di Propaganda Fide che esortò i religiosi a continuare l'opera di evangelizzazione in quelle lontane regioni. M. si spostò, tra la fine del 1698 e il 1699, nell'area compresa tra il monte Kibangu, Nkusu, Mukondo e Mbwela. Nominato superiore della missione di Soyo, vi giunse il 1° giugno 1702, in gravi condizioni di salute. Nel frattempo Luca da Caltanissetta, divenuto dal 1701 prefetto della missione, ne caldeggiò la nomina a viceprefetto, che fu conferita a M. dopo la scomparsa del compagno, avvenuta il 20 nov. 1702. M. avrebbe voluto servirsi della carica per riprendere il progetto della conversione del Mukoko mediante una nuova spedizione missionaria a Ngombela. Tuttavia, il protrarsi della malattia e la mancanza di missionari disposti a recarsi con lui presso "popoli antropofagi" lo indussero a cedere la viceprefettura a Bernardo da Mazzarino, per andare a curarsi in Europa, con l'intenzione di tornare in Africa una volta guarito.
Partito da Cabinda il 2 ag. 1703, dopo due scali in Brasile, durante i quali scrisse le sue memorie in lingua portoghese, giunse a Lisbona nel corso dell'anno successivo. Trascorso un altro anno nell'ospizio degli italiani, s'imbarcò su una nave diretta in Italia ma il vascello, che batteva bandiera portoghese, fu catturato dai Francesi, nemici del Portogallo nella guerra di successione spagnola. Dopo sette mesi di prigionia a Tolone, M. fu liberato il 1° dic. 1705 e arrivò, infine, in Italia nel 1706. Recatosi a Roma, nell'ottobre 1706 inoltrò alcuni rapporti a Propaganda Fide per sollecitare il sostegno della S. Sede a Pedro IV nella lotta per il trono del Congo. Nel dicembre di quell'anno partì per Napoli. Il 28 luglio 1707 osservò e descrisse l'eruzione del Vesuvio, poi in ottobre raggiunse l'Abruzzo, dedicandosi alla stesura in italiano dei suoi ricordi e rinnovando le richieste di tornare in Africa, sempre respinte a causa del ripresentarsi di febbri malariche e dolori artritici.
Le Giornate apostoliche fatte da me fra Marcellino d'Atri, predicator cappuccino nelle messioni de Regni d'Angola e Congo nella Etiopia inferiore parte occidentale dell'Africa 1690 (pubblicate, con alcuni tagli e l'aggiunta delle memorie scritte per Propaganda Fide, da C. Toso, L'anarchia congolese nel secolo XVII. La relazione inedita di Marcellino d'Atri, Genova 1984) costituiscono una riscrittura in italiano delle sue precedenti memorie in portoghese, disperse dopo la cattura della nave che lo riportava in Italia. In più punti simili alla relazione di Luca da Caltanissetta, tanto da destare qualche sospetto di plagio, se ne distaccano in altri dove M. pare correggere le notizie narrate dal confratello, frutto di un comune lavoro missionario, con ricordi personali. Essendo stato l'unico cappuccino ad aver percorso l'intero territorio della missione congolese, il suo lavoro offre molte informazioni altrimenti ignote, seppure non sempre accompagnate da adeguata analisi critica e comprensione delle culture indigene. M. riporta testimonianze dirette, riferisce tradizioni orali e descrive le conseguenze negative della sanguinosa anarchia nel Regno del Congo, insieme con gli sforzi dei missionari per contribuire alla riunificazione del Paese sotto Pedro IV. Degne di interesse sono le numerose citazioni di termini in lingua kikongo, le descrizioni naturali, in particolare quelle delle piante e dei frutti tropicali con le loro proprietà terapeutiche, e i riferimenti alla tratta degli schiavi. Al riguardo, M. condivide l'opinione del tempo sullo schiavismo, che accetta pur provandone orrore. La prospettiva etnocentrica tipica dei primi missionari lo induce a giudicare gli Africani vili, bugiardi, ladri, lussuriosi, ingrati e preda di abitudini barbare e selvagge; epiteti in parte controbilanciati dalle lodi per la loro povertà evangelicamente vissuta, insieme con la capacità di sopportare il dolore, e dal sostegno all'ammissione di nativi del Congo nel Collegio di Propaganda Fide.
M. morì il 12 febbr. 1716 nel convento di Atri.
Fonti e Bibl.: Luca da Caltanissetta, Diaire congolais (1690-1701)…, a cura di F. Bontinck, Louvain-Paris 1970, ad ind.; Il Congo agli inizi del Settecento nella relazione di p. Luca da Caltanissetta, a cura di R. Rainero, Firenze 1974, ad ind.; P. Amat di S. Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani…, I, Roma 1882, p. 462; T. Filesi - Isidoro De Villapadierna, La "Missio Antiqua" dei cappuccini nel Congo (1645-1835). Studio preliminare e guida delle fonti, Roma 1978, pp. 102-105, 122, 126, 216 s.; H. Pinto Rema, Les missions catholiques portugaises dans l'Atlantique-Sud au XVIIe siècle, in Il cristianesimo nel mondo atlantico nel secolo XVII. Atteggiamenti dei cristiani nei confronti dei popoli e delle culture indigeni. Atti… al XVIII Congresso intern. di scienze storiche, Montréal… 1995, Città del Vaticano 1997, p. 121; Lexicon Capuccinum, Romae 1951, col. 1032.