ARLAND, Marcel
(App. III, I, p. 132)
Scrittore francese, morto a Parigi il 12 gennaio 1986. Nel 1952 aveva ottenuto il Grand Prix dell'Académie Française e nel 1960 il Grand Prix National des Lettres. Nel 1968 era andato a occupare all'Académie Française il posto lasciato vuoto da Maurois.
Nell'ultima produzione letteraria, il senso profondo di una morale co niugabile con l'estetica viene filtrato attraverso le sue notevoli capacità cri tiche, di cui è testimonianza vivente la lunga e assidua collaborazione alle riviste Europe, Cahiers libres, Cahiers du Sud. Nel 1952 viene chiamato con J. Paulhan alla direzione della Nouvelle Revue Française, incarico che terrà fino al 1977. Nell'ultima parte della vita si precisa in A. la nozione di una letteratura che impegna l'uomo nella sua totalità. Accogliendo la lezione di Maupassant e soprattutto di Gide, abbandona il racconto e il romanzo per approdare alla novella, che si rivela un percorso più rigoroso e difficile. Lo spettro della cecità completa pervade di un profondo e assoluto pessimismo le sue ultime raccolte, riconoscendo egli nella comunicazione, che passa attraverso la scrittura, un valore fondamentale (A perdre haleine, 1960; Le grand pardon, 1965; Attendez l'aube, 1970). Ricordiamo anche i saggi intimi (Je vous écris, 1960; La nuit et ses sources, 1963; La musique des anges, 1967; Proche du silence, 1973; Avons-nous vécu?, 1977; Ce fut ainsi, 1979; Mais enfin qui êtes-vous?, 1981; Lumière du soir, 1983) e la sua vasta produzione critica (Essais et nouveaux essais, 1952; Nouvelles lettres de France, 1954; La prose française, 1955; La grâce d'écrire, 1955).
Bibl.: R. Poulet, Aveux spontanés, Parigi 1963; R. Etiemble, C'est le bouquet, ivi 1967; C. de Burine, M. Arland, Parigi 1980; J.-L. Ezine, Arland, in Les écrivains sur la sellette, ivi 1981; M. Galletti, M. Arland, in I contemporanei. Letteratura francese, iii, Roma 1987, pp. 313-33.