PASQUALINI, Marcantonio
(Marc’Antonio). – Cantante (castrato) e compositore. Nacque a Roma dal barbiere imolese Vincenzo (morto nel 1622) e da Fulvia Tolomei, romana; fu battezzato il 25 aprile 1614 a S. Lorenzo in Damaso, settimo di cinque figli e tre figlie.
Antonio, il primogenito, fu barbiere. Pietro Paolo divenne nel 1640 ‘aiutante’del cardinale Antonio Barberini Jr. Il più giovane, Giovanni Antonio (1616-1697), fu chierico benefiziato in S. Maria Maggiore a Roma (1639-79); unico fratello sopravvissuto a Marcantonio, ne ereditò i beni e gli obblighi, trasferendoli poi al principe Urbano Barberini (Grampp, 2002, doc. 7).
Nel 1623 la madre e il fratello Antonio firmarono un contratto con Vincenzo Ugolini, maestro della Cappella Giulia in S. Pietro, per l’istruzione del ragazzo «durante la voce puerile di soprano» (Archivio di Stato di Roma, Ufficio 9, vol. 154, c. 162; vol. 180, c. 621). Nel 1624, sotto Anselmo Anselmi, maestro a S. Luigi dei Francesi, «Marcus Antonius puer sopranus» riceveva 3 scudi al mese (Ugolini firmava per il suo salario). A S. Luigi ricompare come «Marcus Antonius Malagigia cantor sopranus», sotto il maestro di cappella Romano Micheli (avendo rinnovato il contratto nel giugno di quell’anno, Ugolini firmava ancora le ricevute).
Il nomignolo, che rimanda allo scanzonato mago ariostesco, si trova anche in notizie del 1637-38 e del 1644; e ancora in una risposta della Penitenzieria del 1675 a una richiesta «ex parte Marci Antonij Malagini clerici» (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Indice, II, 1562c). Nel 1691 un cronista riportò la morte di «Marc’Antonio Pasqualini alias Malagigi, antico et affettionato servitore della casa Barberini» (Archivio segreto Vaticano, Bolognetti, 77).
Fu fra i musici romani chiamati a Parma nel 1627-28 per le nozze del duca Odoardo Farnese; Claudio Monteverdi giudicò che avesse «qualche gorgietta et qualche trillo, ma il tutto pronunziato con una certa voce alquanto ottusa» (Lettere, a cura di É. Lax, 1994, p. 186). Nel 1629 il cardinale Antonio Barberini rilevò per 200 scudi il contratto con Ugolini (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Computisteria, 231), e il 31 dicembre 1630 Pasqualini entrò nella Cappella pontificia come soprannumerario. Il pontefice, Urbano VIII Barberini, rimosse con un breve ogni ostacolo alla promozione del castrato e alla concessione dei benefici ecclesiastici; uno gli fu assegnato fin dal 1631, e dal 1641 il cantante percepì entrate dalla badia di Dulzago (oggi Bellinzago Novarese; Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Indice, II, 1562a-b, d). Membro permanente a mezza paga (con 8 scudi e 33 baiocchi mensili) dal luglio 1634, fu eletto puntatore della Cappella nel 1648 e maestro nel 1655. Giubilato nel 1659, continuò a cantare e per alcuni anni fu decano del Collegio dei cantori pontifici.
Nel marzo 1637 fu sparata un’archibugiata contro la carrozza che lo portava a casa (Hammond, 1985, p. 239), e Pasqualini fu temporaneamente esentato dal servizio. Il cardinale Antonio – la circostanza comprova quanto gli stesse a cuore il cantante – offrì l’enorme taglia di 600 scudi per ottenere informazioni sui colpevoli. Un avviso dell’agosto 1638 inviato a Venezia allude alla morte da colpo di archibugio di uno degli uomini dell’ambasciatore imperiale, «per la qual causa è stato in contumacia bandito un tal musico Marcantonio Malagigi castrato musico del papa e servitore del sig.r card. Antonio» (ibid.). Non sono finora emerse conferme documentarie del bando, né un legame tra i due incidenti.
Nel 1636-40 Pasqualini riceveva 7 scudi mensili come famigliare del cardinale, mentre cinque altri musicisti erano pagati solo 3 scudi e 60 baiocchi. Nel 1641 fu tra quelli che ricevettero 15 scudi extra al mese. Nel 1645 comprò una casa dove visse con la madre e sei fratelli (Grampp, 2002, p. 90). Chiamato a cantare a Parigi nel 1646, stilò una procura legale relativa alle sue finanze (Archivio di Stato di Roma, Ufficio 10, vol. 189, cc. 890-893v, 914-916), revocata nel 1649 (Ufficio 10, Testamenti, vol. 716, c. 806). Una pensione dalla Francia pagata tramite il cardinale Antonio è documentata nel 1665 (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Giustificazioni, I.189/2), ma è probabile che fosse percepita già in precedenza. Entro il 1670 la «provisione» mensile extra da parte del cardinale salì a 25 scudi. Commentando la morte del cantante, un diarista notò che «ha lasciato un valsente di più di 60mila scudi ereditati ab intestato da un suo povero, malvisto e strapazzato fratello» (Archivio segreto Vaticano, Bolognetti, 77).
Frequentò persone di alto lignaggio, oltre i Barberini. Nel 1639 per i Bentivoglio cercò un musico da mandare a Venezia (Fabris, 1999, n. 1009). Cantò in un’opera per i Colonna nel carnevale del 1645, e nell’ottobre dello stesso anno fu invitato dal viceré di Napoli tramite il contestabile Marc’Antonio Colonna (De Lucca, 2009, docc. 3-4). Fu chiamato al capezzale di Lorenzo Onofrio Colonna nel 1689. La sua corrispondenza include lettere indirizzategli dai cardinali Giulio Mazzarino e Federico d’Assia; questi l’aveva sentito cantare in un’opera nel 1637. Non esitò a chiedere l’aiuto dei potenti in favore del fratello Carlo, la cui vita di soldato conobbe prigione e bando. Tra i suoi colleghi d’arte al servizio della nobiltà romana, Luigi Rossi lo chiamò «carissimo amico» in un testamento del 1641 (Cametti, 1921, p. 97). Nel suo testamento del 1661 il pittore Andrea Sacchi lo nominò «speciale essecutore» (Sutherland Harris, 1977, p. 117). È di Sacchi il grande dipinto di Apollo che incorona il cantante (New York, Metropolitan Museum). Due elenchi non datati di «Quadri di McAnton. Pasqualini» dimostrano che il ritratto era in suo possesso ante 1691 (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Indice, II, 1563). Un inventario della quadreria Colonna ne segnala due copie nel 1783, ma il musico non è più identificato (viene descritto come anonimo «suonatore di cimbalo»; Tosini, 1999, p. 72).
Pasqualini cantò nei drammi di Giulio Rospigliosi allestiti dai Barberini tra il 1631 e il 1642 (S. Alessio, Erminia sul Giordano, Teodora, Chi soffre speri e Il palazzo incantato), nella Sincerità trionfante di Ottaviano Castelli data nel 1638-39 all’ambasciata di Francia e nella Proserpina rapita di Pompeo Colonna (palazzo Colonna, 1645). L’anno dopo, il cardinale Barberini, riparato in Francia dopo la morte di Urbano VIII, lo chiamò a Parigi, dove nel 1647 fece la parte di Aristeo nell’Orfeo di Francesco Buti, musica di Luigi Rossi (cfr. lo scenario manoscritto del dramma; Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 4059, c. 131). Alcuni studiosi hanno voluto vedere nell’iconografia del ritratto di Sacchi uno dei ruoli teatrali di Pasqualini, ma Apollo premia il musico con l’alloro del poeta, ossia come autore in piena regola. Infatti, oltre agli obblighi della Cappella pontificia e alle esibizioni operistiche, Pasqualini cantò non solo musiche di altri musicisti barberiniani (Marco Marazzoli, Johann Hieronymus Kapsperger, Luigi Rossi), ma anche le cantate da lui stesso composte. Quelle contenute nella sua prima raccolta (1638) sono in gran parte di poeti gentiluomini della sfera barberiniana, oltre che del cardinale Antonio e del principe Flavio Orsini e di suo fratello Lelio. Nell’aprile 1646 il cardinale chiese per lettera a Pasqualini di portare con sé a Parigi «tutti i libri di arie che si ritrovano, massime di quelle delli quali io ho fatte le parole» (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Indice, II, 1563). Queste sue prime cantate ricorrono in raccolte manoscritte romane fino agli anni Settanta. Quelle degli anni Cinquanta sono più ampie e hanno le forme più svariate: sono vocalmente più esigenti e più variate nei ritmi, esibiscono armonie dissonanti, ricercate irregolarità prosodiche, improvvisi salti di registro. Pasqualini compose circa 250 cantate da camera per 1-4 voci con basso continuo, tre mottetti latini per voce sola e, probabilmente in collaborazione con altri compositori, almeno tre cantate per oratorio: quasi tutte sono conservate nel Fondo Barberini della Biblioteca Vaticana. Una Messa del 1639 è perduta.
Fece parte della confraternita dell’Angelo Custode almeno a partire dal 1646, insieme ai fratelli Carlo e Giovanni Antonio (cfr. Grampp, 2002, p. 491). È possibile che certi contatti con il clero e la nobiltà di Roma siano germogliati in questo sodalizio. Lelio Orsini ne fu guardiano nel 1659, e il funerale di Ferdinando Orsini duca di Bracciano fu tenuto nella chiesa della confraternita nel 1660.
Nella stessa chiesa, demolita nel 1928-29, ebbero luogo il 6 luglio 1691 il funerale e la sepoltura di Pasqualini, morto il 4 luglio.
Manoscritti musicali interamente o parzialmente autografi sono presenti nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 4151, 4175, 4200, 4201, 4203-4205, 4219-4223 (Barb. lat. 4223, facsimile New York 1985); cfr. Murata (2015).
Fonti e bibl.: Archivio di Stato di Roma, 30 Notai Capitolini, Ufficio 9, Instrumenta, vol. 154, c. 162; vol. 180, c. 621; Ufficio 10, vol. 189, cc. 890 ss.; vol. 716, c. 806; Roma, Archivio storico del Vicariato, Liber baptizatorum, S. Lorenzo in Damaso, 1606-16; Liber mortuorum, S. Susanna, 1651-1712, luglio 1691 (vol. 1, c. 164v); Ibid., Archivio di S. Luigi dei Francesi, Registri 160-161, 164; Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Giustificazioni, I.167-196; Computisteria, 223-224, 231, 234, 256, 277; Indice, II, 1544-1563; Cappella Sistina, Diarii, 1630-1691; Archivio Segreto Vaticano, Bolognetti, 77, luglio 1691.
G. Tezi, Aedes Barberinae ad Quirinalem descriptae, Roma 1642, pp. 18, 108, poi a cura di L. Faedo - Th. Frangenberg, Pisa 2005, pp. 194 s., 362 s.; H. Prunières, L’opéra italien en France avant Lulli, Paris 1913, ad ind.; A. Cametti, Musicisti celebri del Seicento in Roma. M.A. P., in Musica d’oggi, (1921), n. 3-4, pp. 69-71, 97-99; G. Rose, P. as copyist, in Analecta musicologica, 1974, vol. 14, pp. 170-175; A. Sutherland Harris, Andrea Sacchi, Oxford 1977, pp. 115-118; M. Murata, Further remarks on Pasqualini, in Analecta musicologica, 1979, vol. 19, pp. 125-145; F. Hammond, More on music in Casa Barberini, in Studi musicali, XIV (1985), pp. 235-261; J. Lionnet, La musique à Saint-Louis des Français de Rome au XVIIe siècle, in Note d’archivio per la storia musicale, suppl. alle annate III-IV (1985-1986), ad ind.; F. Hammond, Orpheus in a new key, in Studi musicali, XXV (1986), pp. 113, 118; The new Grove dictionary of opera, III, London 1992, p. 902; H. Krausser, Melodien, München 1993 (trad. it. Melodien: la musica diavolo, Siena 2007); C. Monteverdi, Lettere, a cura di É. Lax, Firenze 1994, p. 186; D. Fabris, Mecenati e musici, Lucca 1999, ad ind.; P. Tosini, Apollo premia il Merito e punisce l’Arroganza, in Andrea Sacchi, 1599-1661 (catal., Nettuno 1999-2000), Roma 1999, pp. 71-73; F. Grampp, Eine anonyme Kollektion römischer Oratorienkantaten und Oratorien, diss., Roma, Pontificio Istituto di musica sacra, 2002, passim; M. Murata, P. riconosciuto, in Et facciam dolçi canti, a cura di B.M. Antolini et al., I, Lucca 2003, pp. 655-686; V. De Lucca, «Dalle sponde del Tebro alle rive dell’Adria». Maria Mancini and Lorenzo Onofrio Colonna's patronage of music and theater between Rome and Venice (1659-1675), Princeton (N.J.) 2009, passim; F. Hammond, The ruined bridge. Studies in Barberini patronage of music and spectacle 1631-1679, Sterling Heights 2010, ad ind.; C. Annibaldi, La Cappella musicale pontificia nel Seicento, I, Palestrina 2011, ad ind.; M. Murata, Thematic catalogue of chamber cantatas by M.A. P., in Journal of Seventeenth-Century music. Instrumenta, vol. 3, 2015.