INGEGNERI, Marcantonio
Compositore, nato fra il 1545 e il 1550, assai probabilmente in Verona, da genitori veneziani. Il piccolo Marcantonio s+udiò musica in Verona, presso quella scuola del duomo, diretta allora da uno degli spiriti più aperti alle innovazioni musicali: Vincenzo Ruffo, madrigalista insigne, passato più tardi a dirigere le cappelle musicali del duomo di Milano e poi di Pistoia. Nel suo Primo Libro delle Messe, del 1573, I. ricorda l'insegnamento colà ricevuto e le benemerenze del capitolo di quella cattedrale, il quale provvedeva alla scuola con uno stipendio dato al maestro degli accoliti, che era anche direttore della cappella. Trasferitosi a Cremona prima del 1572, le sue mansioni furono dapprima quelle di cantore, trovandosi il suo nome citato nei registri delle parrocchie cremonesi accompagnato dal titolo di cantore del duomo. Nel qual tempo l'I. deve essersi perfezionato nell'arte del comporre, frequentando la casa di un maestro Gadio, prevosto di Santo Abetidio. Appartengono a questo tempo i Madrigali a 4 voci, pubblicati nel 1579 quali suoi primi frutti. Quanto alla nomina a direttore della cappella musicale del duomo, essa non può essere tardata troppo, se già nel 1576 l'I. poteva qualificarsi Musicis Cathedralis Ecclesiae Cremonensis Praefectus nel titolo dei suoi Mottetti a cinque voci stampati dal Gardano. L'anno 1581 sposò Margherita de Soresina. Abitava egli allora nella vicinanza della chiesa di S. Bartolomeo insieme con la madre, che cessò di vivere nel 1585.
Negli anni che immediatamente precedono il 1582 cade il periodo dell'educazione musicale impartita dall'I. al giovanetto Claudio Monteverdi, il quale pubblicava, appunto nel 1582, il Liber primus delle Sacrae cantiunculae, qualificandosi egregi Ingegnerii discipulus. Claudinus Monsviridus, come questi si firma nella dedicatoria, aveva allora quindici anni. L'attività dell'I. quale compositore si esplicò copiosamente. Alla prima pubblicazione, apparsa avanti il 1572 col I libro dei Madrigali a 5 voci, non per anco rintracciato, seguirono altri libri di Madrigali (1572, 1578, 1580, 1586, 1587) alternati con stampe di Messe e Mottetti; finché nel 1588, R. Amadino di Venezia pubblicò quei famosi Responsoria sanctae hebdomadae che il Haberl rivendicava nel 1897 all'I., dopo essere stati per lungo tempo attribuiti al Palestrina e compresi, quali opera dubia, nell'edizione completa delle musiche palestriniane fatta dal Breitkopf di Lipsia. Un'opera caratteristica dell'I., che sta in diretto rapporto con le musiche sacre di scuola veneziana, apparve l'anno dopo la pubblicazione dei Responsoria, intitolata Liber Sacrarum Cantionum, quae ad septem, octo, novem, decem, duodecim, sexdecim voces choris et coniunctis et separatis commode etiam cum variis Musicis Instrumentis concini possunt. Si volle ravvisare in questa opera il primo saggio di composizione a sedici voci, dimenticando come la scuola veneziana fino dai tempi del Willaert e poi con i due Gabrieli, si fosse affermata in queste vaste costruzioni polifoniche. Le caratteristiche proprie dello stile di queste musiche policoriche bastano a tracciare una linea di divisione per tenere distinte le musiche sacre di scuola romana da quelle di scuola veneziana di quel periodo. Fu anzi in base a quelle divergenze stilistiche che fu possibile al Haberl d'intuire la giusta appartenenza all'Italia Settentrionale dei Responsorî erroneamente attribuiti al Palestrina, appartenenza confermata in seguito dalle prove bibliografiche.
Le ultime composizioni dell'I. venute alla luce mentr'egli era ancora in vita, sono comprese in un libro di Mottettì a sei voci, stampato dal Gardano nel 1591 e dedicato a papa Gregorio XIV. Il 1° luglio 1592 l'I. morì e fu sepolto in S. Bartolomeo, accanto alla madre, nella tomba dei Martinenghi. L'estensore dell'atto di morte (Archivio vescovile di Cremona), ne tramandò le virtù, chiamandolo "Eccellentissimo musico - Huomo di gran valore - Homo di più di buona et catholica vitta Christiana".