DE FRANCESCHI, Marcantonio
Nacque a Venezia attorno al 1510, ultimo dei due figli di Bartolomeo di Piero. Di famiglia tra le più "comode" del ceto cittadino e da tempo stabilmente inserita nelle fila della burocrazia marciana - il padre era a sua volta segretario e lo zio Andrea era destinato a divenire nel 1529 cancelliere grande - intraprese in giovane età, al pari del fratello maggiore Piero, una quasi inevitabile milizia all'interno della Cancelleria ducale. Considerando quali fossero le prerogative e le possibilità di manovra dei cancellieri grandi, non sembra del tutto infondata l'ipotesi che molta influenza ebbe, nella crescita rapida e sicura della carriera dei due nipoti, l'ombra benevola e protettiva dell'illustre zio.
Comunque, Piero divenne notaio ordinario il 15 sett. 1535, segretario dei Pregadi nel 1543, e infine segretario del Consiglio dei dieci il 16 dic. 1551, poco prima che morisse l'influente congiunto. Il D., minore di una decina d'anni rispetto al fratello, dopo il rituale ancorché breve apprendistato, venne eletto notaio "estraordinario" il 18 sett. 1536, ordinario il 18 sett. 1545 e segretario dei Pregadi nemmeno cinque anni più tardi, il 7 sett. 1550.
Mancano notizie precise, ma appare abbastanza nitidamente dalle fonti che il D., a differenza di molti altri suoi colleghi. ebbe la ventura di svolgere la sua attività quasi sempre a Venezia, non è dato sapere se per sua scarsa inclinazione o per le solide protezioni di cui godeva. Con certezza lo troviamo lontano dalla laguna solo in una occasione, nel 1557, ed in una sede piuttosto prestigiosa, la corte papale, come segretario dell'ambasciatore Bernardo Navagero.
L'attività a Roma del D., almeno a prestar fede ai dispacci che l'ambasciatore inviava in patria, non si discostava granché da quella di molti suoi colleghi che prestavano la loro opera in molte altre sedi. Colloqui con ambasciatori, abboccamenti, commissioni o mansioni affidategli dal diretto superiore, insomma tutte quelle pratiche, di introduzione in ambienti disparati e di carpimento di notizie "secrete", che la trattatistica veneziana dell'epoca proclamava come effettivamente caratterizzanti l'attività diplomatica del perfetto segretario.
Tornato in patria, pur se nell'Elenco degli ordinari, estraordinari, segretari... non compare la sua nomina, il D. divenne sicuramente segretario del Consiglio dei dieci prima del novembre del 1566, come è attestato dalle parole dei capi del Consiglio medesimo che, per l'appunto in tale data, rispondendo positivamente ad alcune sue richieste, si rivolgevano al D. come al "circumspetto et fidelissimo secretario di questo Consiglio".
Dopo la morte del fratello Piero, che lo aveva lasciato "con carrico de figlioli otto tra quali vi sono cinque femine", avendo deciso "per debito d'honore et del sangue" di accudire e sostentare, lui che non si era sposato e non aveva figli, la numerosa prole dell'invece prolifico congiunto, il D. si risolse, il 28 febbr. 1563, a presentare una supplica al Consiglio dei dieci, nella quale chiedeva di essere "suffragato et sovvenuto" con la concessione - che gli fu accordata - della cancelleria di Montagnana, già assegnata allo zio Andrea e al fratello Piero.
Morì a Venezia, con ogni probabilità prima del 1580, data nella quale i nipoti chiedevano di assumere in proprio, data la morte dello zio, il possesso dell'ufficio della cancelleria di Montagnana.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Comuni, regg. 26, c. 84; 27, c. 156; 28, c. 57; Ibid., Avogaria di Comun, busta 371/11; Ibid., Arch. Proprio Roma, filza 10, cc. 59, 62-66, 71, 72, 75-77; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. Ital., classe VII, 1667 (= 8459), Elenco degli ordinari, estraordinari, Segretari di Pregadi e Cancellieri Grandi dal sec. XIII fino al sec. XVIII, c. 6.