COLONNA, Marcantonio
Nacque a Roma il 16 ag. 1724 da Fabrizio, principe di Paliano, gran connestabile del Regno di Napoli, e Caterina Salviati. Secondogenito di sedici figli, nove femmine e sette maschi, fu avviato insieme con il fratello minore Pietro alla carriera ecclesiastica, mentre il primogenito Lorenzo avrebbe dovuto succedere nella carica al padre. Il 22 sett. 1745 si addottorò in utroque iure e in teologia, discutendo le tesi (pubblicate a Roma nello stesso anno) alla presenza del pontefice Benedetto XIV. Ma già due anni prima aveva ottenuto la nomina a coadiutore, per l'ufficio di maggiordomo, dello zio cardinale Girolamo Colonna, al quale successe nel 1758.
Seguendo il consueto cursus ecclesiastico riservato ai membri delle più importanti famiglie romane, il giorno successivo al suo dottorato il C. ottenne l'ufficio di referendario di Segnatura e quindi quello di protonotario apostolico, accompagnati dalla collazione di benefici e commende abbaziali, tra le quali si ricorderanno solo quelle di S. Paolo di Albano, S. Vincenzo al Volturno, S. Lazaro di Capua, S. Pietro in Ciamprisco. Dopo la morte di Benedetto XIV, Clemente XIII lo mantenne nelle cariche di gran penitenziere e promaggiordomo. L'anno seguente, il 24 sett. 1759, lo stesso pontefice lo creò cardinale diacono del titolo di S. Maria in Aquiro. È probabile che in tale promozione influisse più la simpatia del C. verso i gesuiti che suoi particolari meriti. Soltanto in seguito egli prese gli ordini sacri, che culminarono il 1° febbr. 1761 nell'ordinazione sacerdotale. Il 19 apr. 1762 fu promosso al titolo presbiteriale di S. Maria della Pace e nominato arcivescovo di Corinto in partibus. Il giorno dopo fu creato vicario di Clemente XIII per la diocesi di Roma. Nel 1763 fu nominato prefetto della Congregazione della Residenza dei vescovi. In quest'anno risulta membro delle congregazioni dei Riti, del Concilio, della Fabbrica di S. Pietro, dell'Immunità, del S. Uffizio e delle Indulgenze.
Nello svolgimento di tali incarichi il C. dimostrò buone capacità, ma ormai pesava fortemente su di lui il sospetto della sua simpatia verso i gesuiti, come emerse nel conclave del 1769 in cui egli fu fino all'ultimo uno dei favoriti.
Fallita infatti la candidatura del cardinale Fantuzzi, il partito degli zelanti pensò di proporre quella del C., che aveva allora appena quarantacinque anni. La proposta sembrò inizialmente non trovare forti opposizioni presso le corti borboniche. Anzitutto guadagnò il favore del cardinale Orsini, essendo il C. suddito napoletano e la sua famiglia stimata dal re di Spagna. Inoltre, l'attività svolta dal fratello del C., il cardinale Pietro Colonna Pamphili, auale nunzio presso il re di Francia negli anni precedenti, gli procurava il gradimento della corte di Parigi. Ma dopo le prime votazioni, che videro il C. riportare il più alto numero dei voti, su iniziativa del cardinal de Bernis i porporati vicini alle Corone dichiaravano la loro indisponibilità ad appoggiare l'elezione, sia per la sua fama di filogesuita sia, per la troppo giovane età; gli venne quindi preferito il cardinale Ganganelli, anche se fino all'ultimo scrutinio egli ottenne numerosi voti.
Che non si trattasse tuttavia di una candidatura di circostanza lo dimostra il fatto che nel successivo conclave del 1774 il C. ottenne ancora nei primi scrutini il più alto numero dei voti, ventidue.
Ma ancora una volta le evidenti simpatie del C. per la Compagnia, che lo avevano portato due anni prima ad opporsi inutilmente alla chiusura provvisoria del Seminario romano retto dai gesuiti, gli furono fatali. Sulla sua candidatura prevalse quella del cardinale Braschi, pur contribuendo a tale elezione proprio il partito dei Rezzonico, che aveva inizialmente appoggiato il Colonna.
Negli anni seguenti l'attività del C. si svolse soprattutto nell'ambito del suo ufficio di vicario di Roma. Come nel 1775 quando, in occasione dell'anno santo, fu incaricato quale legato a latere del neoeletto Pio VI di aprire e chiudere la porta santa della basilica di S. Maria Maggiore, della quale sin dal 1763 era arciprete.
Dallo stesso pontefice il C. venne trasferito al titolo di S. Lorenzo in Lucina, il 25 giugno 1784, e pochi mesi dopo, il 20 settembre, fu nominato vescovo suburbicario di Palestrina, per la morte del cardinale Girolamo Spinola. Nell'amministrazione della diocesi si interessò soprattutto del Seminario al quale lasciò pure, dopo la sua morte, un ricchissimo fondo.
Il C. morì in Roma, il 4 dic. 1793 e venne sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa dei SS. Apostoli.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Acta Cam. 35, f. 368; Arch. Caerim. 604, f. 298; 603, ff. 33, 46; Secr. Brevium, 3502, ff. 1 s.; S. R. E. Cardin. III, 24; Segr. Di Stato, Lettere di cardinali 163, f. 359; 170, ff. 10-13, 23, 26; Roma, Arch. di Casa Colonna, Fondo card. Marcantonio Colonna (1724-1793): contiene numerosi documenti e carteggi del C.; vedi anche l'ormai superato ma sempre utile schedario dell'archivio Colonna, curato da C. De Cupis per l'Accademia di S. Luca, attualmente depositato presso la Società romana di storia patria; Ibid., Arch. Stor. del Vicariato, Fondo Colonna Marcantonio;F. M. Renazzi, Notizie storiche… dei maggiordomi pontifici, Roma 1784, pp. 162-63; P. Petrini, Memorie prenestine disposte in forma di annali, Roma 1795, pp. 287-290; A. Coppi, Mem. Colonnesi…, Roma 1855, pp. 409 s.; P. Colonna, I Colonnadalle orig. all'inizio del sec. XIX, Roma 1927, p. 304; L. v. Pastor, St. dei papi…, Roma 1933-34, XVI, 1, pp. 454, 1024, 1025; XVI, 2, pp. 40-42, 186; XVI, 3, p. 14; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccl., XIV, pp. 307 s., e ad Indices; Encicl. catt., IV, col. 20; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchiacattolica…, VI, Patavii 1958, pp. 22, 40, 45-46, 51, 55, 183.