CANINI, Marcantonio
Figlio terzogenito dello scalpellino Vincenzo, nacque a Roma nel 1622, dato che aveva trentaquattro anni nel 1656, quando abitava a Roma in via Vittoria insieme con il più noto fratello, il pittore Giovanni Angelo (Narducci). Applicatosi allo studio del disegno e della incisione, secondo l'erudito gusto artistico del fratello, passò poi alla scultura entrando a far parte della schiera degli allievi del Bernini.
Il primo documento che abbiamo risale al 21 marzo 1654, giorno in cui il C. ricevette un acconto di 20scudi e firmò il contratto per le due statue di travertino, raffiguranti S.Domenico e S.Sisto, da porsi entro nicchie a completamento della facciata della chiesa romana dedicata ai due santi; sono registrati i vari pagamenti, e il 21 sett. 1654 le due statue risultano collocate (Ontini, pp. 84, 87, 88). Il C. figura anche nel numeroso gruppo di artisti operosi in S. Agnese a piazza Navona, agli ordini di G. M. Baratta; la cosa interessante è che mentre nell'aprile 1659 è registrato come "intagliatore", nell'aprile dell'anno dopo è promosso "scultore" (N. Wibiral, Die Agnesreliefs…, in Römische historische Mitteilungen, III [1958-60], p. 260). Nella stessa chiesa era operoso ancora, sempre con il Baratta, nel 1662, anno in cui don Camillo Pamphili lo chiamò varie volte a palazzo per restaurare statue antiche, mettendo poi il compenso sui conti della fabbrica (G. Eimer, La fabbrica di S. Agnese in Navona, Stockholm 1971, pp. 501, 509; a p. 488 è registrato uno scalpellino Carlo Canini del quale non si conoscono i termini di parentela con i più noti artisti dello stesso cognome). Tra le fonti soltanto il Titi e il Pascoli (p. 126) ricordano "tra l'altre opere" i putti in marmo ai lati del cappellone maggiore della chiesa di S. Agostino.
Come incisore, invece, il C. dovette avere una produzione collaterale a quella del fratello per il quale spesso lavorò. È noto, infatti, che quando Giovanni Angelo morì (1666) fu affidato a lui il completamento dell'opera che l'altro stava scrivendo e illustrando: Iconografia,cioè disegni d'Imagini de' famosissimi Monarchi,Regi,Filosofi,Poeti ed Oratori dell'Antichità;il C.completò il commento didascalico alle "imagini" disegnate da Giovanni Angelo e fu l'edizione italiana da lui curata nel 1669 che, tradotta in francese con il titolo di Images des Héros et des Grands Hommes de l'Antiquité (Amsterdam 1731), fu diffusa in Francia con le incisioni di B. Picart e J.-F. Bernard. Già nel 1668 aveva curato la pubblicazione di una serie di otto incisioni eseguite dal fratello, intitolata Scherzo de' paesi. Lo Heinecken, infine, ricorda che aveva inciso, traendola da un disegno di Giovanni Angelo, una stampa di S. Gerolamo. Si ignorano il luogo e la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: P. Mandosio, Bibliotheca Romana, I, Romae 1682, p. 49 n. 70; F. Titi, Studio di pittura..., Roma 1686, p. 322; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 274; L. Pascoli, Vite dei pittori, II, Roma 1736, pp. 125 s.; L. A. de Fontenai, Dictionnaire des artistes, I, Paris 1776, p. 311; H. Heinecken, Dictionnaire des artistes..., III, Leipzig 1789, p. 565; A. Nibby, Roma nell'anno MDCCCXXXVIII, I, Roma 1839, p. 54; E. Narducci, Artisti dimoranti in Roma nel rione di Campo Marzio l'anno 1656, in Il Buonarroti, V (1870), p. 123; B. R. Ontini La Chiesa di S. Domenico in Roma, Firenze s.d., pp. 18, 19, 84, 85, 87-89; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p.505; Encicl. Ital., VIII, p. 731.