BORGHESE, Marcantonio
Nacque a Roma il 20 maggio 1660 da Giovanni Battista e da Eleonora di Ugo Boncompagni.
Impegnato sin dalla prima giovinezza ad illustrare le tradizioni di munificenza e di sfarzo della sua famiglia, si segnalò alle cronache del tempo con dimostrazioni clamorose, al limite della dissipazione: così, per esempio, nel 1698, quando, nella tenuta di Carroceto, offrì uno splendido ricevimento in onore di Innocenzo XII, diretto ad Anzio con numerosa corte a ispezionare i lavori in corso per la sistemazione del porto; come per incanto - ricordano cronisti e biografi - sorse in aperta campagna un sontuoso palazzo in legno, che accolse con ogni apparato l'illustre ospite.
Il 24 genn. 1691 sposò Flaminia, figlia di Carlo Spinola, principe di Sant'Angelo, e di Violante Spinola, della famiglia dogale genovese. Alla morte del padre, nel 1714, ne ereditò i titoli e le dignità, nonché il patrimonio e prese a condurre una vita ancor più mondana e fastosa; nel 1716 ospitò, nella villa Pinciana, Carlo Alberto di Baviera e, nel 1721, il cardinale TommasoRuffo. Tanta magnificenza non mancò peraltro di risultati utili per la famiglia, poiché ebbe certamente il suo peso - unita a un'abile conversione del B. dal partito borbonico, di cui era stato partigiano il padre, a quello asburgico - nella restituzione allo stesso B. dei principati di Sulmona e di Rossano, tolti dall'imperatore Carlo VI a Giovanni Battista Borghese. L'imperatore anzi nel 1721 chiamò il B. a sostituire nella carica di vicerè di Napoli il cardinale Schrattenbach, convocato a Roma per il conclave in morte di Clemente XI. La nomina del B. fu salutata con entusiasmo dalla popolazione napoletana, lusingata - secondo un testimone, funzionario dell'amministrazione vicereale - dalla novità di veder un italiano viceré del Regno. Si trattava comunque di un vicereame ad interim, né l'imperatore aveva intenzione di trasformarne il carattere da provvisorio in definitivo, come pure il B. desiderava e, sembra, tentò di ottenere.
Nei quattordici mesi della sua permanenza a Napoli il B. dovette affrontare due problemi assai gravi: la salute pubblica e i rapporti con la corte pontificia. Con energia e avvedutezza fece applicare le misure idonee a preservare il Regno dal contagio della violentissima peste scoppiata in Marsiglia l'anno precedente, e, quanto ai rapporti con Roma, ebbe cura di non giungere mai a rotture clamorose e pericolose sui temi scottanti relativi alle rispettive pretese giurisdizionali e alle questioni fiscali e finanziarie. Risulta comunque difficile valutare l'operato politico del B. in qualità di viceré di Napoli, sia per la brevità del periodo in cui rivestì la carica, sia per i limiti stessi, oggettivi, del potere a lui conferito; sembra però che, pur di ottenere un triennio regolare di vicereame, non ricusò alcun compromesso, lasciando ad esempio campo libero ai maneggi dell'onnipotente consigliere Cavaniglia, dal quale si riprometteva appoggio per le proprie richieste a Vienna.
Il B. lasciò Napoli il 23 giugno 1722, dopo l'arrivo del nuovo viceré, il cardinale Althan, e si diresse a Roma, acclamato al passaggio e fatto segno a manifestazioni di simpatia: segno che s'era conquistato il favore di molti. A Roma visse gli ultimi anni della sua vita, a villa Pinciana, conducendo un'esistenza più tranquilla e moderata, preoccupato di restaurare la situazione patrimoniale della famiglia. Morì il 22 maggio 1729.
Il primogenito ed erede del B., Camillo, nato a Roma il 17 apr. 1693, tenne fede ancor più del padre al ruolo decorativo cui lo destinavano gli illustri titoli feudali e le fastose tradizioni della casata, con conseguenze ancor più deleterie sul patrimonio familiare: tra l'altro si dovette a lui se le preziose raccolte d'arte borghesiane furono largamente saccheggiate da mercanti francesi. Fu peraltro suo merito lo sfarzoso arredamento della villa Taverna di Frascati, che egli curò con l'assistenza e i consigli del poeta senese Ludovico Sergardi. In questa villa il B. ospitò nel 1741 papa Benedetto XIV. Ma in sostanza si dovette alla moglie Agnese Colonna (1702-1780), figlia di Fabrizio, principe di Paliano, sposata nel 1723, se il patrimonio non subì danni irreparabili. Alla morte di Camillo, avvenuta il 12 sett. 1763, ella si assunse infatti il compito di reintegrare le sostanze borghesiane decimate. Donna colta e sensibile - lo stesso Benedetto XIV fu con lei in amichevoli relazioni - promosse tra l'altro il catasto degli ingenti beni immobili della famiglia. A lei si dovette anche la prima organizzazione dell'archivio della famiglia, passato nel secolo XIX nell'Archivio Vaticano.
Secondogenito di Camillo era il cardinale Scipione; primogenito ed erede, Marcantonio, nato il 14 sett. 1730, il quale ebbe in moglie Marianna, ultima erede della famiglia Salviati, i cui titoli e beni passarono così nella famiglia Borghese.
Al fratello minore di Camillo, Paolo, fu attribuita per primo nel 1767, con la formula di una secondogenitura fidecommissaria, la eredità dell'estinta famiglia Aldobrandini.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Nunziature,Napoli, 162, 163, passim;Arch. di Stato di Napoli, Notamenti del Collaterale, 130, passim; Racconto di varie notiz. accadute nella città di Napoli dall'anno 1700 al 1732, in Arch. stor. per le prov. napol., XXXI (1906), n. 3, pp. 457-58; N. Borghese, Vita di S. Caterina...,aggiuntovi l'elenco degli uomini illustri dell'eccellentissima casa Borghese, a cura di R. Luttazi, Roma s.d. (ma 1869), pp. 134 s.; L. Vicchi, Del matrimonio Spinola-Borghese contratto a Genova l'anno 1691, Imola 1895; H. Benedikt, Das Königreich Neapel unter Kaiser Karl VI, Wien 1927, pp. 22, 213, 217, 222, 340, 641; G. Borghesio, IBorghese, Roma 1954, pp. 40, 47; G. Moroni, Diz. dierudizione storico-ecclesiastica, VI, pp. 37 ss; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare, II, p. 132.