Regione di confine. Nell’Impero carolingio furono chiamati m. i territori di confine allo Stato, e i conti preposti a una m. furono detti marchesi o margravi. Più tardi la m. si raffigurò o in un aggregato di contee sotto il potere di un marchese o in una entità giurisdizionale che, prescindendo dalle contee, attribuiva a chi ne era preposto facoltà proprie dell’imperatore.
Nella penisola sorsero (9° sec.) i marchesati di Spoleto, Toscana e Friuli. I marchesi, con il tempo, si resero autonomi dal sovrano, specialmente con l’affermarsi del principio ereditario. Scomparso l’Impero carolingio, nacquero (888) le m. d’Ivrea (o d’Italia), concessa da Guido di Spoleto ad Anscario, fondatore della dinastia degli Anscarici; di Lombardia, concessa da Guido allo zio Corrado; di Trento, che al tempo di Ottone I, unita a quella del Friuli, formò la m. Veronese. Nel 10° sec. sorsero le m. Arduinica (Auriate, Torino, Albenga), Aleramica (Monferrato, Acqui, Savona) e Obertenga (Genova, Tortona, Bobbio e più tardi Milano e Pavia), così detta da Oberto, conte palatino. Più recente è la m. Attoniana o d’Italia (Modena, Reggio, Parma, Piacenza, Cremona, Bergamo e Brescia), concessa ad Azzo di Canossa. Una delle ultime fu la m. d’Ancona, derivata dalla fusione della m. Guarnerii e di quella di Fermo. Il frazionamento tra gli eredi e soprattutto lo sviluppo dei Comuni determinarono, dal 12° sec., la decadenza di questi grandi feudi.