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Marca Trevigiana

di Girolamo Arnaldi, Pier Vincenzo Mengaldo - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Marca Trevigiana (Marchia Trivisiana)

Girolamo Arnaldi
Pier Vincenzo Mengaldo

Riferito a un territorio corrispondente press'a poco al Veneto attuale, esclusa Venezia, il nome di M.T. appare nel sec. XII con valore d'indicazione geografica, come avevano quelli di Lombardia e di Romagna e di Tuscia, ai quali viene spesso associato. Nicolò da Prato, destinatario dell'epistola prima di D., era legato in Tuscia Romaniola et Marchia Tervisina (Ep I 1).

A differenza della Marca Anconetana, la M.T. non fu mai una circoscrizione feudale o politico-amministrativa ben definita, nemmeno quando, all'apice delle sue fortune, Ezzelino III da Romano (1194-1259) riunì sotto il suo dominio tutte le principali città comprese in essa (Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Feltre, Belluno); ma nella tradizione erudita moderna dire ‛ cronache della Marca Trevigiana ' vale quanto dire ‛ cronache ezzeliniane '.

In Pd IX, la M.T. e i suoi abitanti (non chiamati per nome né l'una né gli altri) sono individuati indirettamente mediante due determinazioni idrografiche: la parte de la terra prava / italica che siede fra Rïalto / e le fontane di Brenta e di Piava (vv. 25-27); la turba presente / che Tagliamento e Adice richiude (vv. 43-44). Accanto agli Angioini (il regno di Napoli: Pd VIII 61-63 e IX 1-12) e alla curia romana (vv. 137-142), la M.T. è presentata (vv. 25-64) come esempio di " disordine della società terrena ", contrapposto all' " ordine celeste " (Sapegno).

Se riferita al momento della visione, tale scelta non era così ovvia come per gli altri due casi, a meno di non voler prendere in considerazione l'importanza che la M.T. aveva avuto da sempre nel quadro della cosiddetta " politica dei valichi ", e quindi come zona di attraversamento e primo necessario punto di appoggio per un imperatore che si fosse deciso a passare le alpi per venire in Italia (ma Enrico VII - com'è noto - al Brennero preferirà il Moncenisio). Se riferita invece al momento in cui D. scriveva questo canto, la scelta si carica d'implicazioni molto più complesse di quella di tipo geo-politico, e in ogni modo non riconducibili del tutto sotto il segno della vicenda biografica che, a un certo punto, avrebbe messo D. in condizione d'informarsi personalmente degli avvenimenti della regione. Non si può infatti mancare di tener presente che il tratto di paese fra Adige e Tagliamento costituiva la zona naturale d'influenza e di espansione di quel signore di Verona, le cui gesta Cacciaguida avrebbe rivelate copertamente a D., otto canti più innanzi (v. DELLA SCALA; DELLA SCALA, CANGRANDE).

Questo per ciò che riguarda presente e futuro della M.T.; ma in un tempo passato avevano regnato qui valore e cortesia (Pg XVI 116). Solo che, al livello del Purgatorio, forse perché non c'era ancora di mezzo Cangrande, l'orizzonte geografico si allargava indiscriminatamente a tutta la pianura lombardoveneto-emiliana (In sul paese ch'Adice e Po riga, v. 115). Mentre il motivo della Marca e della vita cortese che vi si conduceva un tempo, è del tutto assente là dove maggiormente ci saremmo aspettati di trovarlo enunciato: nel canto di Sordello, il trovatore nato a Goito, nel Mantovano, ma vissuto da giovane alle corti dei veronesi Sambonifacio e dei da Romano, quando, fra il secondo e il terzo decennio del sec. XIII, la M.T. era stata, per definizione, la ‛ Marca gioiosa '.

Bibl. - R. Manselli, Ezzelino da Romano nella politica italiana del sec. XIII, in Studi ezzeliniani, Roma 1963, 35-79; M. Boni, Poesia e vita cortese nella Marca, ibid. 163-188; G. Arnaldi, Studi sui cronisti della M.T. nell'età di Ezzelino da Romano, ibid. 1963; ID., La M.T. " prima che Federigo avesse briga ", e dopo, in D. e la cultura veneta, Firenze 1966, 29-37; E. Raimondi, D. e il mondo ezzeliniano, ibid., 51-69.

Lingua. - Nella partizione d'Italia secondo regioni geografico-politiche fondamentali, e relative zone dialettali, che D. traccia in VE I X 7, la Marchia Trivisiana è assegnata alla metà di ‛ sinistra ', di seguito alla Lombardia e assieme a Venezia (cum Venetiis); e nel successivo paragrafo è rilevata la differenza linguistica Lombardorum cum [" rispetto a "] Trivisianis et Venetis. È ben probabile che qui la nozione di M.T. sia quella estensiva, comprendente oltre alla zona di Treviso buona parte del Veneto di terraferma fino a Verona, comune all'epoca di D. (cfr. ad es. il commento di Guizzardo e Castellano all'Ecerinis del Mussato, ediz. Padrin, p. 138: " Marchia autem haec, de qua autor hic loquitur, continet tres civitates, scilicet Paduam, Vincentiam, Tarvisium et mediam Veronam, scilicet eam partem quam dividit flumen Atticis, qui per Veronam effluit: et totus hic principatus sub nomine civitatis Tarvisii denominatus est "). Ma in sede di più precisa descrizione linguistica D. opera all'interno di questa zona le opportune distinzioni dialettali, assegnando Verona e Vicenza, con Brescia, al gruppo del volgare yrsutum et yspidum di coloro che dicono magara, individuando nei tipi ‛ sincopati ' come mercò e bontè un tratto caratteristico dei Padovani, e separando da questi dialetti, come poi dal Veneziano, quello dei Trevigiani (VE I XIV 5): costoro more Brixianorum et finitimorum suorum, u consonantem per f apocopando proferunt: puta nof pro ‛ novem ' et vif pro ‛ vivo '; quod quidem barbarissimum reprobamus.

Confrontando i due capitoli del De vulg. Eloq. il Terracini (" Giorn. stor. " CXXVI [1949] 70) ha creduto di notare un'incertezza nella classificazione dantesca del trevigiano, prima accostato al veneziano poi al dialetto di Brescia e dintorni; ma bisognerà tener conto che nella suddivisione sommaria di VE I X 7-8 si procede ancora secondo criteri di contiguità geografica e per grandi unità etniche e politiche. Di fatto D. coglie con esattezza una delle caratteristiche salienti del trevigiano antico, cioè la vasta caduta delle vocali finali diverse da a e da e del plur. femm. (cfr. esemplarmente il sonetto dialettale di Liberale da Treviso - o di Nicolò de' Rossi? - edito e illustrato da M. Corti, in D. e la cultura veneta, Firenze 1966, 129-142, in particolare 137-138), con relativa riduzione di v d'uscita a f: tratto presto scomparso dai testi di Treviso per la massiccia influenza del veneziano ma rimasto saldo in coneglianese rustico, feltrino-bellunese, ecc. (v. G.I. Ascoli, Saggi Ladini, in " Arch. Glottol. It. " I [1873] 413, 417-418; C. Salvioni, in Le Rime di B. Cavassico..., a c. di V. Cian, Bologna 1893, II 313-317; id., Egloga pastorale e sonetti in dialetto bellunese rustico del sec. XVI, Illustrazioni sistematiche, ecc., in " Arch. Glottol. It. " XVI [1902-1905] 255, 257), e che anticamente contribuiva a differenziare il trevigiano dai principali dialetti veneti, avvicinandolo, giusta l'indicazione dantesca, a condizioni ‛ lombarde ' e particolarmente lombarde orientali. Cfr. nella Canzone di Auliver: greuf, def, serf, daraf, ameraf, corf (G.B. Pellegrini, in " Studi Mediol. e Volg. " V [1957] 115; Contini, Poeti I 508 ss.), o nel cod. udinese (di colorito trevigiano) del Rainaldo e Lesengrino: avraf, poraf, gref, vv. 164, 257, 282, ecc.

La riprovazione dantesca del fenomeno in questione come barbarissimum andrà intesa in senso specifico, tecnico, poiché l'apocope irregolare figura di norma, nella tradizione grammaticale tardo-latina e medievale, tra i fattori tipici di ‛ barbarismo '. E si noterà anche che D. sceglie come esempi due parole monosillabiche, cioè di massima estranee, secondo la teoria di VE II VII 5-6, al lessico selettivo del volgare illustre (v. MONOSILLABO; VOCABOLI, TEORIA dei). Per quanto riguarda la fortuna di D. in questo territorio si veda alla voce VENETO.

Vedi anche
da Romano Famiglia feudale della Marca Trevigiana la cui fortuna incominciò con Ecelo, cavaliere francone, che ebbe (1026-36) in feudo da Corrado II i castelli di Onara (Padova) e di Romano (Vicenza). Assunse il predicato da Romano, da dopo la distruzione di Onara (1198). Potente per la forte posizione dei suoi ... Ezzelino III da Romano Ezzelino III ‹ezz-› da Romano. - Signore (n. 1194 - m. Soncino 1259) di Vicenza, Verona e Padova. Ghibellino, sostenne l'imperatore Federico II, che gli permise di crearsi un dominio personale molto esteso. Dopo la morte di Federico II, fu scomunicato da Innocenzo IV (1254). Valoroso e audace, abile ... Treviso Comune del Veneto (55,5 km2 con 81.642 ab. nel 2008, detti Trevisani o Trevigiani, ant. Trivigiani), capoluogo di provincia. Situata nella pianura veneta, alla confluenza del Sile con il Botteniga, si trova in una zona ricca di corsi d’acqua per la presenza di numerose polle di risorgiva, le quali danno ... Veneto Regione dell’Italia nord-orientale (18.399 km2 con 4.832.340 ab. nel 2008, ripartiti in 581 comuni; densità 263 ab./km2) compresa fra le Alpi Carniche a N, il Trentino-Alto Adige e il Lago di Garda a O, il Mincio e il Po a S, il Mar Adriatico e il Friuli-Venezia Giulia a E. Il capoluogo di regione è ...
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