MONNIER, Marc-Charles-François
– Nacque a Firenze il 7 dic. 1829, da Jacques-Louis, originario di Carouge (Ginevra) e da Priscille Lacour, di Moillesulaz.
I genitori si erano trasferiti a Firenze per intraprendere il commercio di cappelli, e nel 1832 si stabilirono a Napoli, dove acquistarono l’Hôtel de Genève. Qui, in una scuola francese, il M. compì i primi studi fino al 1842, anno in cui si recò a Parigi per frequentare il Collège Royal Saint Louis. Nell’agosto 1844 una grave oftalmia lo costrinse ad andare a Ginevra presso parenti: era l’inizio di un male incurabile contro cui il M. dovette lottare per tutta la vita.
Autore estremamente prolifico, compose poesie e commedie sin dall’età di dodici anni: la sua prima pubblicazione rilevante fu un articolo sulla conquista della Sicilia da parte dei Saraceni, uscito nella Bibliothèque universelle di Ginevra nel 1847. Tra il settembre e l’ottobre dello stesso anno, a Ginevra, il M. venne in contatto con il poeta J.A. Petit-Senn, con cui ebbe un rapporto di lunga amicizia. Il 24 settembre entrò nella società goliardica Belles-Lettres, divenendone uno dei principali animatori, e poco dopo, con alcuni amici, fondò l’Illustre Société des Noctambules. Le sue produzioni studentesche furono poi raccolte dalla società, nel volume postumo Vers Bellétriens (Genève 1888). Tra le sue opere di questi anni, le commedie Et si jeunesse voulait (1849) e Un fait patent (1851). Dopo un breve soggiorno a Napoli, nell’autunno del 1849, il M. tornò a Ginevra, e dall’aprile del 1851 viaggiò per la Germania. All’Università di Heidelberg frequentò i corsi di letteratura e filosofia; poi fu a Tubinga (giugno), Francoforte, Colonia, Düsseldorf, Hannover, Magdeburgo (luglio-agosto) e finalmente a Berlino dal 21 settembre, dove seguì un corso di filosofia all’Università.
Il 18 marzo 1852 il M. si recò di nuovo a Napoli e riprese l’attività creatrice, sospesa in Germania, con una «comédie des marionnettes», Sic vos non vobis (Genève 1852): la sua prima opera a riportare un discreto successo. Poco dopo scrisse, sempre per il teatro di burattini, Le Roi Babolei (1853) e La princesse Danubia (1856). Di lì a breve realizzò il suo sogno di trasferirsi a Parigi per intraprendere la carriera di autore teatrale; nella capitale francese ebbe anche inizio la sua costante opera di collaborazione con alcuni giornali (la Revue Suisse, il Journal de Genève, la Revue de Paris, l’Athenaeum français, la Presse, il Siècle e vari altri periodici). Nell’ottobre 1853 debuttò in teatro con la commedia Le ligne droit, rappresentata al Théâtre de l’Odéon con straordinario successo. Pari risonanza ottenne il poemetto La Genèse, lodato da alcuni dei più illustri critici del tempo (Ch.-A. de Sainte-Beuve, George Sand e P.-J. de Béranger).
Nel 1854 tornò a Napoli e si immerse nella vita del popolo per conoscerne costumi e abitudini. L’anno seguente, di nuovo a Parigi, incontrò l’esule italiano D. Manin, che ebbe su di lui un’influenza decisiva: per la prima volta si rese conto della situazione politica dell’Italia in lotta per la sua indipendenza nazionale, ne scoprì tutta la tragicità e capì che la sua missione sarebbe stata di rivelare alla Francia e al resto dell’Europa quella situazione.
Il 18 dic. 1855 morì il padre e il giorno successivo il M. partì per Napoli. La crisi dell'azienda venne superata dopo mesi e, quando l’albergo riprese la sua regolare funzione, si offrì al M. la possibilità di iniziare la sua «missione».
L’ufficio di mediatore fra i popoli fu svolto dal M. «con amore indefettibile alla nostra Patria e con grande accortezza» (Baridon, p. 35): nel maggio 1856 egli entrò in contatto coi dirigenti del Journal de Débats e del Temps, che gli chiesero assidua collaborazione; nello stesso anno scrisse su G. Leopardi (Bibliothèque universelle de Genève, s. 4, t. 31, n. 123) e su G. Verdi (ibid., s. 4, t. 32, n. 126); e tra il 1857 e il 1860 pubblicò numerosi articoli per alcune tra le più note riviste francesi e svizzere, quali la Revue de Paris, la Revue Suisse e la Revue Germanique. È del 1860 lo scritto L’Italie et-elle une terre de morts? (Paris 1860), che ebbe vasta risonanza e approvazioni sia in Italia sia in Francia, e col quale il M. volle reagire con energia alla falsa opinione secondo cui, come aveva affermato A.M. de Lamartine, la penisola sarebbe stata ormai una «terra di morti». Per scoprire il vero volto dell’Italia, il M. decise di conoscere, personalmente o attraverso le loro opere, i più illustri italiani del tempo: A. Ranieri, Verdi, e ancora N. Tommaseo, T. Mamiani, F.D. Guerrazzi, C. Cavour, M. D’Azeglio furono tra i suoi corrispondenti. Il libello ebbe apprezzamenti anche nell’ambiente politico e U. Rattazzi volle presentarlo a Vittorio Emanuele II.
Il 7 dic. 1860, il M. sposò Hélène Dufour; il viaggio di nozze si svolse in varie tappe tra Ginevra e l’Italia, fino all’approdo a Napoli l’8 genn. 1861. Quando G. Garibaldi giunse in città (settembre 1860), il M. partecipò con animazione alle sue azioni, mescolandosi tra la folla e raccogliendo una grande quantità di appunti e notizie, giorno per giorno, per circa due anni: nacque così il libro Garibaldi, histoire de la conquête des Deux Siciles. Notes prises sur place au jour le jour (Paris 1861). Scopo del giornalista era di fornire un ricco materiale che potesse servire da guida agli storici.
Dello stesso periodo, pubblicate qualche mese dopo e sempre a Parigi, sono le novelle Les amours permises (Paris 1861), la commedia di marionette Le curé d’Yvetot (Genève et Bâle 1862), e il lungo articolo a carattere politico-religioso Naples hérétique et panthéiste, apparso l’anno seguente nella Revue germanique et française. Quest’ultimo riflette un ulteriore interesse del poliedrico M., che da qualche tempo aveva intrapreso una serie di indagini sulle popolazioni dell’Italia meridionale, dalle quali nacquero, a distanza di un anno, due libri importanti: l’Histoire du brigandage dans l’Italie méridionale (Firenze 1862; Paris 1862) e La camorra, mystères de Naples (Firenze 1863; Paris 1863).
Il brigantaggio di cui parla il M. è quello che le forze borboniche riparate a Roma organizzarono per contrastare i liberali, facendo leva sulla paura della popolazione napoletana e sfruttando abilmente i delinquenti scarcerati per contrastare l’arrivo di Garibaldi. Anche la camorra, secondo il M., non era che una particolare forma di brigantaggio, a differenza del quale, si legava alla città più che alla campagna, e si sviluppava sul degrado urbano attraverso il contrabbando e il mercato nero. Vera e propria associazione di delinquenti, retta da severissime leggi e basata su una rigida gerarchia consistente nella subordinazione di un centro all’altro, la camorra era riuscita, imponendo tasse sui giochi e con la forza dell’intimidazione, a sorvegliare ogni attività popolare, a regnare nei mercati, nelle stazioni, a penetrare nell’Esercito e nella Marina, e persino nelle armate italiane. Il M. fu inoltre il primo a svelare i misteri dell’affiliazione, i riti di iniziazione, le prove che l’aspirante camorrista doveva affrontare prima di essere ammesso nella società, le parole e i segni di riconoscimento. Il M. affermò sin dall’inizio che scopo centrale della sua ricerca era non soltanto quello di studiare da vicino costumi poco conosciuti e offrire qualche «stravaganza» in più alla curiosità del lettore, ma anche, e soprattutto, mostrare gli ostacoli reali che l’Italia incontrava a Napoli. Liberale e repubblicano, il M. non negava che la sua lotta aveva anche profonde ragioni politiche, volte da un lato ad aiutare una nazione nascente e in difficoltà, e dall’altro a ostacolare le forze reazionarie sempre in agguato. Sia l’Histoire sia La camorra ottennero grande successo di pubblico, e il governo italiano volle manifestare la sua approvazione promuovendo l’autore ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Il M. seguì da vicino gli scavi archeologici a Pompei e di lì a breve pubblicò il volume Pompéi e les pompéiens (Paris 1864), che ottenne vasta risonanza, con ben sei edizioni tra il 1864 e il 1867. Questa fu l’ultima opera che il M. scrisse in Italia: l’11 ag. 1864 morì la madre e decise di vendere l’Hôtel de Genève per far ritorno alla sua terra di origine. A nulla valsero le insistenze della comunità napoletana, che aveva deciso di affidargli una cattedra universitaria e che mostrò al M. tutta la sua gratitudine concedendogli, all’unanimità, la cittadinanza onoraria. Il 4 ott. 1864 il M. lasciò Napoli e si stabilì per sempre a Ginevra. Qui accettò di sostituire l’amico A. Richard nella cattedra di letteratura comparata e presto divenne decano. Tenne la cattedra fino al 1883, e tra il 1879 e il 1881 fu rettore dell’Università.
In quegli anni continuò a dedicare tutte le sue forze alla promozione e diffusione della letteratura italiana: del 1865 è lo scritto Le mouvement italien à Naples de 1830 à 1865 dans la littérature et dans l’enseignement (Revue des deux mondes, XXXV [1865], t. 56, pp. 1010-1042); del 1868 Les frères Bandiera, e del 1869 L’Italia all'opera, pubblicato anche a Milano, presso Treves; del 1878 Le Roland de l’Arioste raconté en vers français, dell’anno successivo le Nouvelles napoletaines e del 1880 Les contes populaires en Italie, tutte opere pubblicate a Parigi. Del 1885, infine, lo studio monografico su Giordano Bruno, pubblicato anche a Roma nel medesimo anno presso la Tipografia nazionale. Di argomento italiano è anche una delle ultime opere, ispirata alle avventure del conte Gorani (Un aventurier italien du siècle dernier: le comte Joseph Gorani, d’après ses mémoires inédits, Paris 1884).
Dopo il 1870 il M. volse lo sguardo anche al Paese di origine, dedicando particolare attenzione alla letteratura francese. Ricordiamo il saggio Genève et ses poëtes: du XVIème siècle à nos jours (Genève 1874); gli scritti dedicati a Rousseau tra il 1879 e il 1881, fra cui la prefazione all’edizione di Les Confessions (Paris 1881); e infine il saggio su Raimbaud, Gian et Hans (Paris 1882). Negli anni ginevrini, il M. non dimenticò, inoltre, la vena artistica, e continuò a scrivere commedie e poesie: per il teatro di marionette compose ancora L’équilibre (1867), Le docteur Gratien (1870), Le congrès de la paix (1871) e Madame Lili (1871), e raccolse i suoi principali lavori in Théâtre de Marionnettes (Genève 1871); dello stesso 1871 è il volume Poésies amoureuses campagnardes (Genève-Paris) e dell’anno successivo le Poésies, edite a Parigi. Pubblicò poi l’interessante opera La Vie de Jésus racontée en vers français d’après les Évangiles (Genève 1874) e la traduzione in versi francesi del Faust di Goethe (Paris 1880). Rimase incompiuta l’Histoire générale de la littérature moderne, di cui pubblicò solo il primo volume: La Rénaissance, de Dante à Luther (Paris 1884). Il secondo volume, La Réforme, de Luther à Shakespeare, uscì postumo a Parigi nel 1886.
Il M. morì a Ginevra, spossato da lunga malattia, il 18 apr. 1885.
Fonti e Bibl.: J. Vuy, Les débuts de M. M., Genève 1890; G. Mazzoni, Onoranze ginevrine a M. M. fiorentino, in Il Marzocco, 24 nov. 1929, p. 1; B. Bouvier, M. M. et Genève, in Bulletin de l’Institut national genevois, XLIX (1930); S. Baridon, Aspetti del movimento riformistico italiano in alcuni scritti di M. M., Torre Pellice 1940; Id., M. M. e l’Italia, Torino 1942; A. Tripet, L’Italie de Marc et Philippe Monnier, in Cahiers Vilfredo Pareto, XII (1974), pp. 91-105; B. Lescaze, La comédie de l’histoire ou le théâtre de marionnettes de M. M., in Études de Lettres, CCVI (1985), pp. 71-84; A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879-80, pp. 731-733; Annuario biografico universale, Torino 1885, I, pp. 516 ss.