ROMAGNESI, Marc’antonio (Magnifico e Pantalone)
– Capostipite di una longeva famiglia di comici dell’Arte, nacque a Ferrara alla metà degli anni Settanta del Cinquecento.
La prima notizia certa lo colloca nell’estate 1601 a Parigi insieme alla troupe di comici italiani che pochi mesi prima aveva partecipato a Lione ai festeggiamenti nuziali di Enrico IV di Navarra con Maria de’ Medici. Con lui si trovava anche la prima moglie, forse la più anziana attrice Diana Ponti (in arte Lavinia).
Nel primo decennio del Seicento Romagnesi arricchì il suo curriculum con esperienze da capocomico e portò a perfezione la sua tecnica recitativa. Nel 1612 l’esperto collega e concittadino Pier Maria Cecchini (Frittellino) lo presentò a un funzionario ducale di Mantova come il miglior Magnifico vivente e come un uomo retto dalle maniere garbate e gentili. Dopo una probabile parentesi professionale negli Accesi, guidati proprio da Cecchini, nel carnevale del 1614 Romagnesi entrò nella compagnia dei Confidenti protetta da don Giovanni de’ Medici e diretta da Flaminio Scala (Flavio). Tra i suoi partner di scena spiccarono i nomi di Francesco Antonazzoni (Ortensio), Nicolò Barbieri (Beltrame), Domenico Bruni (Fulvio), Francesco Gabrielli (Scappino) e Ottavio Onorati (Mezzettino). Ben presto acquisì una posizione di rilievo nel mantenimento dell’equilibrio e della disciplina del gruppo affiancando il capocomico nella difesa degli interessi collettivi contro i personalismi dei singoli componenti. Nel 1616 contestò il portinaio e amministratore della compagnia Giovan Battista Austoni circa i metodi tenuti nella distribuzione dei biglietti d’ingresso agli spettacoli. Nell’anno comico 1618-19 fu in prima linea nel richiamare al rispetto delle regole comuni la neo scritturata Maria Malloni (Celia) che, fomentata dai suoi familiari, aveva esacerbato la rivalità con la prima innamorata Marina Dorotea Antonazzoni (Lavinia). Un anno più tardi si impegnò proficuamente per proteggere la coesione dei Confidenti dalla ventilata partecipazione di alcuni suoi attori alla tournée francese che l’Arlecchino Tristano Martinelli stava organizzando su incarico di Luigi XIII di Francia.
I Confidenti per scelta logistica non varcarono mai le Alpi. La loro solidità e forza contrattuale li portò però a primeggiare nel circuito dell’Italia centro-settentrionale dove Romagnesi e compagni recitarono nei periodi di alta stagione di ogni più ambita piazza teatrale: il carnevale a Venezia, Ferrara e Mantova, l’autunno a Firenze e Bologna, la primavera-estate a Genova e Milano.
Romagnesi rimase legato ai Confidenti anche dopo la morte di don Giovanni de’ Medici, nel 1621, quando la formazione storica subì un consistente ridimensionamento per la partenza di alcuni suoi più accreditati interpreti. Con una compagine rimaneggiata Marc’Antonio recitò a Torino nel novembre del 1623 conducendo nel frattempo trattative con la corte mantovana per il successivo carnevale.
Dotato di una buona cultura, Romagnesi coltivò interessi intellettuali e scientifici studiando matematica e astronomia sotto gli insegnamenti di Giovanni Pieroni, ingegnere del granduca Cosimo II de’ Medici. Ebbe anche un vivace spirito di iniziativa impresariale. Nel 1625 fu amministratore e soprintendente del teatro pubblico di Bologna, la Sala del Podestà, di cui risultò affittuario insieme al falegname Orazio Bergamino fino al 1628. Nell’estate del 1627 aderì a una compagnia che, protetta dal duca di Parma Odoardo Farnese, si fregiava del collaudato nome di Confidenti ed era diretta da Jacopo Antonio Fidenzi (Cinzio). In questa formazione rimase fino alla fine degli anni Trenta con alcune interruzioni in occasione di inviti a eventi teatrali eccezionali. Molto probabile fu la sua partecipazione, tra il novembre del 1627 e il carnevale del 1629, alla spedizione dei Fedeli di Giovan Battista Andreini (Lelio) e Virginia Ramponi (Florinda) nei territori imperiali di Vienna e Praga per festeggiare l’incoronazione di Boemia dell’imperatrice Eleonora I Gonzaga e dell’erede al trono Ferdinando III d’Asburgo. Tra gli spettacoli inscenati vi furono certamente i ‘classici’ di Andreini. Nella capitale dell’Impero il 25 febbraio 1629 Romagnesi avrebbe recitato inoltre il canovaccio Il creduto principe.
Il 26 aprile 1633 Marc’Antonio assistette alle nozze bolognesi tra il figlio Agostino (Leandro) e l’attrice Brigida Fedeli (Aurelia). Quest’ultima per quanto giovane (aveva circa vent’anni), era giunta al secondo matrimonio.
Nel 1634 Romagnesi tradusse e mandò alle stampe a Venezia la Dichiaratione del Re Christianissimo, publicata nel Parlamento, nel quale si ritrovò il giorno 8 di gennaro 1634. Ricchiamando il duca d’Orleans suo fratello. L’operazione editoriale alludeva esplicitamente all’esistenza di contatti tra l’attore e l’ambiente di corte parigino. Tre anni più tardi abitava a Bologna con una misteriosa moglie, di nome Laudomia.
L’immagine di un attore rispettabile e autorevole, distinto ed equilibrato, che Romagnesi si era guadagnata in anni di onorata e irreprensibile carriera, fu messa a dura prova con l’ingresso nei Confidenti del figlio Agostino e di Brigida Fedeli. Dinanzi al crescente clima di tensione creatosi nel carnevale del 1638 per la rivalità tra l’emergente nuora e la più accreditata Leonora Castiglioni (Leonora), Romagnesi, sfidando il parere del capocomico, si schierò apertamente con la prima anteponendo il tornaconto familiare a quello collettivo e spaccando la troupe in due fazioni. L’episodio può essere letto come l’atto di nascita sulle scene del tempo del clan Romagnesi, una duratura dinastia di attori che nella seconda metà del Seicento conobbe fortuna internazionale.
Romagnesi morì dopo il 1638.
Sono quasi certamente riferibili a lui sia il ritratto del Magnifico nelle Compositions de rhétorique (Lione 1601) di Tristano Martinelli, sia il Pantalone raffigurato da Jacques Callot intorno al 1620 nella raccolta di incisioni I tre Pantaloni.
Il figlio Agostino, così battezzato in omaggio al nonno paterno, è stato a lungo confuso con Marc’Antonio Bianchi (Orazio), terzo marito di Brigida Fedeli. Nato e cresciuto nell’aura dei Confidenti venne avviato ai segreti del palcoscenico dal capocomico Fidenzi nella cui formazione fu scritturato nel 1636 come secondo innamorato con il nome d’arte di Leandro. Si distinse soprattutto per un carattere competitivo che lo portò a gareggiare animosamente con i rivali nel ruolo. Durante le recite ferraresi del 1639 ostacolò persino l’integrazione in compagnia dello Zanni Carlo Cantù (Buffetto). È questa l’ultima notizia certa sull’attore. Probabilmente seguì la moglie a Parigi nel 1644 lavorando con Domenico Locatelli (Trivellino) e Tiberio Fiorillo (Scaramuccia). Fu forse lui il Leandro comico attivo a Firenze insieme a Giovan Battista Fiorillo (Trappolino) nel 1654 e segnalato cinque anni più tardi tra i protetti della famiglia Medici.
Dal matrimonio tra Agostino e Brigida Bianchi nacquero almeno due figli, che seguirono la carriera dei genitori nel ruolo di innamorati: Clarice e Marc’Antonio junior (Cinzio, v. la voce in questo Dizionario). Della prima si persero le tracce negli anni Cinquanta dopo alcune stagioni trascorse nella compagnia dei Confidenti. Il secondo nel 1667 raggiunse la madre a Parigi contribuendo alla fortuna della prima Comédie italienne.
Fonti e Bibl.: L. Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, Firenze 1905, II, pp. 393-394; B. Brunelli-X de Courville, Romagnesi, in Enciclopedia dello Spettacolo, Roma 1961, VIII, coll. 1137-1139; A. Evangelista, Le compagnie dei comici dell’Arte nel teatrino di Baldracca a Firenze: notizie dagli epistolari (1576-1653), in Quaderni di teatro, VI (1984), 24, pp. 71-72; A. Scalabrini, Parigi 1610, testis ad perpetuam memoriam, in Medioevo e Rinascimento, VI / n.s. III (1992), pp. 155-156; Comici dell’Arte. Corrispondenze, a cura di C. Burattelli - D. Landolfi - A. Zinanni, ed. diretta da S. Ferrone, I, Firenze 1993, ad ind.; S. Monaldini, Il teatro dei comici dell’arte a Bologna, in L’Archiginnasio, XC (1995), pp. 44-46; S. Monaldini, Servitù ridicolosa e mesterie. Carlo Cantù detto Buffetto ed il suo Cicalamento, in Maske und Kothurn: Internationale Beiträge zur Theaterwissenschaft, XLVIII (2002), p. 96; S. Mamone, Dèi, semidei, uomini. Lo spettacolo a Firenze tra Neoplatonismo e realtà borghese (XV-XVII secolo), Roma 2003, p. 167, n. 32; S. Mamone, Serenissimi fratelli principi impresari. Notizie di spettacolo nei carteggi medicei. Carteggi di Giovan Carlo de’ Medici e di Desiderio Montemagni suo segretario (1628-1664), Firenze 2003, p. 318; O.G. Schindler, Viaggi teatrali tra l’Inquisizione e il Sacco. Comici dell’Arte di Mantova alle corti degli Asburgo d’Austria, in I Gonzaga e l’Impero. Itinerari dello spettacolo. Con una selezione di materiali dall’Archivio informatico Herla (1560-1630), a cura di U. Artioli - C. Grazioli, Firenze 2005, pp. 107-143; S. Ferrone, Arlecchino. Vita e avventure di Tristano Martinelli attore, Roma-Bari 2006, pp. 40, 150-152, 273 e fig. 24; S. Ferrone, Attori mercanti corsari. La Commedia dell’Arte in Europa tra Cinque e Seicento, Torino 20112, pp. 159-168; S. Mamone, Mattias de’ Medici serenissimo mecenate dei virtuosi. Notizie di spettacolo nei carteggi medicei. Carteggio di Mattias de’ Medici (1629-1667), Firenze 2013, p. 914; S. Ferrone, La Commedia dell’Arte. Attrici e attori italiani in Europa (XVI-XVIII secolo), Torino 2014, pp. 311-312; C. Nencetti, La «vicenda» di Aurelia ed Eularia. Vite in scena di Brigida Fedeli ed Orsola Cortesi tra le piazze italiane e la Comédie Italienne, tesi di dottorato in storia dello spettacolo, Università degli studi di Firenze, 2013-15, pp. 18, 23-24. Tra le risorse disponibili in rete si segnalano le voci biografiche di Marc’Antonio e Agostino Romagnesi redatte da F. Fantappiè in Archivio multimediale degli attori italiani, a cura di S. Ferrone, Firenze 2012 (http://amati.fupress.net, 29 novembre 2016).