EPICURO, Marc'Antonio
Umanista, nato nel 1472 in Abruzzo, donde trasse l'appellativo "dei Marsi", morto a Napoli il 1555. A Napoli, dove si recò giovanissimo e fu forse discepolo di Pietro Gravina, assunse il cognome di Epicuro, probabilmente per nobilitare umanisticamente quello di famiglia, che, del resto, ignoriamo. Visse a lungo in casa dei Rota, maestro di Berardino e di Alfonso (poeta anche questo, ma assai meno noto del fratello), finché l'ufficio di maestro portulano nella provincia di Terra di Lavoro e Contado di Molise, specie di capo delle dogane, non gli procurò l'agiatezza. Salito in gran fama, oltre che come poeta in latino e in volgare, soprattutto come "maestro e principe" dell'arte "delle invenzioni ed imprese", ebbe l'incarico di dettare i versi e le iscrizioni per le accoglienze preparate da Napoli a Carlo V, nel 1535, di ritorno dall'impresa di Tunisi. Sposatosi sessantaquattrenne, perduto l'ultimo figlio, da lui pianto in un tenerissimo epigramma, morì di lì a poco. Lasciò non molti, ma eccellenti epigrammi latini, poche rime volgari di scarso valore e due tragicommedie, la Cecaria e la Mirzia (composta probabilmente tra il 1535 e il 1540) importanti, specialmente la seconda, per la storia del dramma pastorale.
Mirzia è una ninfa di Diana, amata dal pastore Trebazio, che ella, invece, fugge e schernisce. L'oracolo, interrogato dal pastore, risponde che egli otterrà la sua ninfa, fuggendola; perciò, quando questa, pentita della sua crudeltà, ritorna da lui, Trebazio la respinge.
Mirzia, per il dolore si tramuta in mirto; ma da un ramo spezzato esce la voce sua, invocante la pietà dell'amante. Per consiglio di un amico satiro, Trebazio invoca Venere, perché ridoni a Mirzia la forma umana: la preghiera è esaudita, e i due giovani sono congiunti da Imeneo. Altre vicende d'amore di personaggi secondarî s'innestano vivacemente alla trama principale.
Bibl.: I. Palmarini, I drammi pastorali di A. Marsi, detto l'Epicuro napoletano, I, La Mirzia, Bologna 1887; cfr. l'erudita recens. di V. Rossi, in Giorn. stor. lett. ital., X; E. Percopo, M. A. E., ibid., XII.