Allégret, Marc
Regista cinematografico francese, nato a Basilea il 22 dicembre 1900 e morto a Parigi il 3 novembre 1973. Importante figura del cinema francese fra le due guerre, A., fratello di Yves, realizzò un cinema colto, sentimentale, la cui soluzione stilistica rimase sempre in bilico tra melodramma e concreto realismo e il cui tema privilegiato fu l'adolescenza, il tempo in cui crescono le passioni e gli ideali. Dopo essersi diplomato all'École des sciences politiques di Parigi ed essere stato, durante gli studi, un attivo promotore di spettacoli (firmò, insieme a Man Ray, la fotografia di Anémic cinéma, 1925, di Marcel Duchamp, un gioco di astrazione visionaria, sperimentale, prossimo alle ricerche della psicologia della forma), esordì con il documentario Voyage au Congo (1927), in collaborazione con André Gide, prodotto di grande originalità in cui la macchina da presa assume uno sguardo rigoroso e insieme allucinato. Lavorò quindi come aiuto regista di Robert Florey (per il quale finì di girare, nel 1931, Le blanc et le noir) e di Augusto Genina (del quale fu anche direttore artistico per due film), e diresse le sue prime opere: Papoul (1929) e la commedia La meilleure bobonne (1930). A lui si deve la scoperta di Simone Simon, con la quale girò La petite chocolatière (1931; La piccola cioccolataia), utilizzandola poi in gran parte della sua produzione. Con Le lac aux dames (1934; Il lago delle vergini) iniziò a interessarsi alla purezza di sentimenti del mondo dell'adolescenza, tema che ritorna in Les beaux jours (1935; Il sentiero della felicità), un affresco sull'ambiente degli studenti del Quartiere latino. Del 1934 vanno ricordati: Zou-Zou (Zou-Zou, la vergine negra), un vivace musical con Joséphine Baker e Jean Gabin, e il melodramma Sans famille (Senza famiglia), cui fecero seguito il dramma psicologico Sous les yeux d'Occident (1936) e Aventure à Paris (1936), con Jules Berry e Arletty. Sebbene Gribouille (1937; Il caso del giurato Morestan) e Orage (1938; Delirio), nel quale esplose la sensualità ambigua di Michèle Morgan, narrassero un mondo patetico e psicologicamente fragile, il suo film di maggiore intensità fu Entrée des artistes (1938; Ragazze folli): l'ambiente è quello del teatro, le cui passioni, i vizi o le manie, creano un'alternanza di vero e di falso, costruita su una nitidezza livida, che sconfina nel tragico. Al film collaborarono firme importanti: per la sceneggiatura Henri Jeanson e André Cayatte; per la fotografia Christian Matras; per le musiche Georges Auric. Negli anni Quaranta e Cinquanta diresse film minori, di buona fattura ma ripetitivi, viziati da un intento commerciale. Nel corso degli anni Cinquanta A. seppe però dimostrare di aver mantenuto il suo colpo d'occhio interpretativo con interessanti documentari: Avec André Gide, L'occultisme et la magie e Jean Coton del 1952. Con Futures vedettes (1955), ambientato nel Conservatorio di Vienna, e con lo scandaloso En effeuillant la marguerite (1955; Miss spogliarello), contribuì alla nascita del mito di Brigitte Bardot.
B.J. Houssion, Marc Allégret, découvreur de stars, Paris 1986.