Vedi MARATHOS dell'anno: 1961 - 1961
MARATHOS (fenicio mrt; Μάραϑος; arabo Amrit)
Città fenicia a N di Tripoli, pochi km a S-E di Arados. Parzialmente esplorata da R. Renan nel 1861 e da M. Dunand nel 1926, è stata scavata ancora negli anni 1954, 1955 e 1957, per conto delle autorità siriane, sotto la direzione di M. Dunand.
La città di M., tranne una possibile menzione da parte del faraone Thutmosis III (1502-1448 a. C.), non è ricordata nelle fonti storiche prima di Alessandro Magno. In epoca ellenistica essa appare dapprima sotto il dominio della vicina e più potente Arados (v.), più tardi come città autonoma, con monetazione propria. Questa presenta pezzi datati da un anno 33 ad un anno 375, ma è ignota l'età a cui tali date si riferiscono.
Tra i resti architettonici visibili in superficie nella zona di M. sono due piccoli templi di stile egiziano e alcune tombe (di cui due rupestri, una a cubo e una a piramide). Tre edifici funerari a forma cilindrica, detti meghāzil, sono stati scavati all'interno ed hanno restituito reperti, tra cui una testa calcarea di stile cipriota, databili tra il IV e il I sec. a. C. Esternamente l'esemplare meglio conservato presenta una base quadrangolare sui cui angoli sono leoni, quindi tre corpi cilindrici, di diametro progressivamente minore, sovrapposti e infine una piccola cupola; la parte superiore dei due cilindri più bassi presenta una tipica decorazione di pinnacoli a scalini. Un altro piccolo edificio, chiamato ma‛bed, in seguito agli scavi più recenti si è rivelato un tempio, simile ad altri di Hierapolis e di Edessa; esso, fondato nella roccia, era connesso ad una sorgente sacra. Oltre a queste costruzioni affioranti sul suolo, gli ultimi scavi hanno rivelato i resti di vari altri complessi architettonici ad esse contemporanei, databili cioè tra il V e il IV sec. a. C. L'edificio più importante misura m 24 × 20, con muri dello spessore di m 1,20. È stato infine localizzato uno stadio. Al disotto delle costruzioni ellenistiche è stata trovata ceramica cipriota del VI sec. a. C., mentre in varie tombe la ceramica della media e della tarda Età del Bronzo ha dimostrato l'antichità del centro abitato.
Dai saggi effettuati dal Renan e dal Dunand nel 1926 sono stati recuperati centinaia di frammenti di statue votive. Si tratta, oltre ai pezzi minori, di alcune decine di teste e di numerosissimi busti maschili databili tra il IV e il III sec. a. C.; la tipologia più diffusa è quella del torso con una pelle di leone gettata sulle spalle e annodata sul petto; frequente anche il tipo del corpo avvolto in una stretta e lunga tunica. Il pezzo più notevole proveniente da M. è tuttora costituito da una stele trovata nel secolo scorso e conservata nella Collezione de Clercq a Parigi, raffigurante una divinità maschile col caratteristico corto abito siriano ed un copricapo di tipo egiziano; il dio è in piedi sopra un leone poggiante su una montagna resa schematicamente, con una hàrpe nella destra levata in alto e un piccolo leone tenuto per la coda nella sinistra. Sopra la divinità, che ripete il tipo del Ba‛al (v.), sono i simboli del Sole e della Luna; la stele termina superiormente con un arrotondamento nel quale si inserisce un largo paio di ali, secondo una tipologia di origine egiziana assai diffusa in bassa epoca. La stele, che contiene nella parte inferiore un'iscrizione fenicia, è databile alla metà circa del I millennio a. C., e rappresenta l'interessante persistenza in epoca tarda di un tipo iconografico siro-hittita.
Bibl.: Clermont-Ganneau, La stèle phénicienne d'Amrith, in Recueil d'archéologie orientale, IV, Parigi 1901, pp. 325-37; C. Virolleaud, in Comptes Rendus de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 1926, pp. 57-58, 241; Honigmann, in Pauly-Wissowa, XIV, 1930, cc. 1431-35, s. v., n. 2; M. Dunand, Les sculptures de la favissa du temple d'Amrit, in Bulletin du Musée de Beyrouth, VII, 1944-45, pp. 99-107; VIII, 1946-48, pp. 81-107; id., Recherches archéologiques dans la région de Marathus, in Annales Archéologiques de Syrie, III, 1953, pp. 165-70; M. Dunand, N. Saliby, A. Khirichian, Les fouilles d'Amrith en 1954. Rapport préliminaire, ibid., IV-V, 1954-55, pp. 189-204; M. Dunand-N. Saliby, Rapport préliminaire sur les fouilles d'Amrith en 1955, ibid., VI, 1956, pp. 3-11; S. Abdul-Hak, Decouvertes archéologiques récentes dans les sites gréco-romains de Syrie, ibid., VIII-IX, 1958-59, pp. 86-90.