maratha
Antica denominazione degli abitanti del Maharashtra (India centroccidentale), ripresa intorno al 14° sec. da una formazione sociale caratterizzata da un insieme di caste di estrazione rurale (soprattutto Kunbi e Dhangar). All’interno di queste, alcuni settori caratterizzati da tradizioni marziali costituirono una nuova élite politico-militare approfittando dell’instabilità politica causata dall’espansione nel Deccan del sultanato di Delhi prima, e dell’impero Mughal poi. I capitani m., dotati di proprie truppe, offrirono servigi alle potenze del tempo ottenendo in cambio diritti di signoria e di imposizione tributaria su territori spesso distribuiti in diverse regioni. All’inizio del 17° sec. i m. avevano ormai acquisito un’identità comune consolidata, suddivisa in casati; la loro specificità consisteva nell’impiego di unità di cavalleria leggera in attacchi a sorpresa sui fianchi o nella retroguardia dei grandi eserciti nemici, in razzie e devastazioni delle aree adibite al vettovagliamento, e nella ritirata strategica tra aspre gole montane, resa possibile anche da una rete di forti sulle impervie alture dei Ghat occidentali. I m. arrivarono a costituire un centro politico autonomo nella regione di Pune con Shahji Bhonsle (1594-1664), e soprattutto con suo figlio Shivaji Bhonsle, che seppe sfruttare la guerra fra impero Mughal e sultanato di Bijapur per rendersi indipendente nel 1647, espandere il proprio dominio con l’appoggio di alcuni capitani m., e farsi incoronare re a Satara (1674). Sotto Shahu Bhonsle si affermò per la prima volta la figura del peshwa (primo ministro ereditario), insediato a Pune, che negli anni seguenti sostituì il re come detentore del potere effettivo sia militare sia politico. Dopo altalenanti vicende, nella seconda metà del 18° sec. il confronto con i Mughal volse a favore dei m. che giunsero a controllare gran parte dell’India centrosettentrionale. I principali casati formarono (ca. 1730) regni autonomi all’interno di una Confederazione guidata dal peshwa: i Bhonsle a Tanjavur, Kolhapur e Nagpur, gli Shinde (o Scindia) nel Malwa orientale, i Gaikwar in Gujarat, gli Holkar nel Malwa occidentale e in Rajasthan. Dopo un temporaneo declino seguito a due pesanti sconfitte, a S a opera di Haidar Ali (Bangalore, 1758) e a N a opera di Ahmad Shah Durrani (Panipat, 1761), i m. gradualmente recuperarono su diversi fronti (Mysore, 1774 e 1792; Rajasthan, 1794; Hyderabad, 1795). Sul finire del secolo le forti rivalità interne alla Confederazione sfociarono in un conflitto, conclusosi con l’intervento degli inglesi (seconda e terza guerra anglo-m., 1803-05 e 1817-18) i quali costrinsero alla resa i singoli casati, esautorarono il peshwa Baji Rao II e con la Proclamation del 1818 imposero trattati di subordinazione ai sovrani maratha. Così Holkar, Shinde e Bhonsle ottennero il riconoscimento dei rispettivi Stati nell’ambito dell’impero britannico. Anche dopo l’indipendenza indiana (1947) leader m. furono attivi in politica, come Madhavrao Scindia (1945-2001) e Fatehsinghrao Gaekwad (1930-1988).