MARAJÓ (A. T., 155-156)
Vasta isola (19.000 kmq.) compresa tra gli estuarî dei fiumi Pará e Amazzoni e separata dal continente da diversi canali per i quali comunicano le acque dei due fiumi. Risulta costituita da arenarie a S., da sabbie a N. La parte orientale dell'isola è coperta da savane, quella occidentale, invece, da vaste foreste la cui essenza principale è l'albero della gomma. Notevole importanza ha l'allevamento del bestiame (615.000 capi nel 1925), scarsa l'agricoltura. La popolazione è riunita in pochi centri, dei quali i più notevoli sono Chaves, sulla costa nord-occidentale, e Soure sulla riva sinistra dell'estuario del Pará.
L'isola di Marajó è la zona archeologicamente meglio conosciuta di tutto il bacino delle Amazzoni in seguito all'esplorazione dei tumuli funerarî detti in "lingua geral" Miracangueras (ossa di gente che fu). La cultura precolombiana di questi "mounds" mostra due stadî successivi ed è ascrivibile agli stessi Aruá che abitavano l'isola al tempo della scoperta; cultura precolombiana arawaca, che ha avuto una grande espansione lungo tutto il Rio delle Amazzoni, e in stretto contatto con le culture della Guiana brasiliana (Counani-Arucauá), dell'isola di Caviana e anche di quella degli attuali Palikur dell'Arucauá.
La suppellettile funebre pre-Aruá è composta per la maggior parte di urne di ceramica con decorazioni pittoriche geometriche e applicazioni plastiche zoomorfe e antropomorfe, che erano usate per la sepoltura secondaria: vi erano deposte le ossa, previa scarnificazione e colorazione in rosso, vasi, piatti e coppe di forme svariate. Degni di particolare menzione sono i tanga, copripudende femminili triangolari in argilla, a volte decorati in risso su fondo bianco o bruno. Anche assai interessanti sono le statuette antropomorfe su cui lo Spinden si è basato per riallacciare la cultura precolombiana di Maraió a quella dello strato arcaico di Messico.
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