MANUELE II Paleologo, imperatore d'oriente
MANUELE II Paleologo, imperatore d'oriente - Succedette nel 1391 al padre Giovanni V, il cui regno era stato travagliato dalle mene di tre usurpatori. Si trovò quasi subito alle prese con il sultano di Franchi, Tedeschi e Ungheresi corsa in aiuto del crollante impero (1396). M. intraprese allora un viaggio per gli stati d'Europa: Francia, Germania, Inghilterra, a somiglianza di quello fatto trenta anni prima da suo padre, a fine di suscitare una nuova crociata, ma con nessun risultato. La cattura di Bāyazīd ad Angora per mano di Tīmūr allontanò per il momento la minaccia da Costantinopoli e permise a M. di accordarsi col successore di Bāyazīd Maometto I dal quale ottenne la restituzione di talune città, e con cui mantenne sempre la pace. Durante questo tempo provvide a restaurare il muro (esamilio) che sbarrava l'istmo di Corinto, costruito al tempo delle guerre persiane, e già riparato da Giustiniano, e assegnò a cinque dei suoi sette figli le sei città alle quali ormai si riduceva l'impero: a Giovanni Costantinopoli con il titolo imperiale, a Teodoro il despotato di Sparta, ad Andronico quello di Tessalonica, a Costantino quelli di Mesembria e Selimbria, ad Andrea quello di Ricinium in Dalmazia. Ma alla morte di Maometto I suo alleato (1421), volendo creare degl'imbarazzi agli Ottomani per sventarne l'irresistibile minaccia, sostenne un sedicente figlio di Bāyazīd, di nome Mustafà, contro il nuovo sultano Murād II. Questi, tolta Gallipoli a Mustafà, lo vinse presso Adrianopoli e di là mosse all'assalto di Costantinopoli (1422) la quale poté evitare ancora la sua sorte fatale comprando a caro prezzo la pace. Cedute nel 1425 le redini dell'impero al figlio Giovanni VIII, vestì l'abito monastico, e morì l'anno medesimo nel monastero del Pantocrator. Fu uomo dotto, autore di parecchi scritti d'occasione di contenuto retorico, morale e parenetico (in Migne, Patr. Gr., XLVI) e di lettere, edite da E. Legrand (Parigi 1893).