FILE, Manuele (Μανουήλ Φιλῆς)
Nativo di Efeso (1275-1345), discepolo di Giorgio Pachimere a Costantinopoli, dove visse in estrema miseria, dalla quale non valse a sollevarsi con le continue richieste di soccorsi e con l'adulazione di potenti. La sua produzione poetica, che oltrepassa i 25.000 versi, in massima parte trimetri giambici, comprende: poemetti didascalici (sulla prorpietà degli animali, in 2015 versi, descrizioni dell'elefante, del baco da seta, delle piante, ecc.), poesie dialogiche, come l'etopea drammatica (ἠϑοποιΐα δραμματική), in lode di Giovanni Cantacuzeno; poesie religiose, fra cui la parafrasi dell'inno acatisto in trimetri giambici; descrizioni di oggetti artistici, importanti per la storia dell'arte, e poesie d'occasione. Quest'ultima classe è la più numerosa (epitaffî, epitalamî, encomî, ecc.) e la più interessante dal lato storico-letterario per la descrizione dell'ambiente e i riferimenti a personaggi e avvenimenti dell'epoca. Il poeta riesce poco simpatico, oltre che per lo stucchevole e umiliante piagnisteo delle sue miserie, per l'abuso di artifici retorici e per le frequenti ripetizioni: tuttavia i suoi giambi sono sovente agili e scorrevoli.
Ediz.: I poemi didascalici presso Lehrs-Dübner, Poetae bucolici et didactici, Parigi 1846; M. Ph. Carmina, ed. a cura di E. Miller, voll. 2, Parigi 1855-1857; M. Ph. Carmina inedita, ed. a cura di E. Martini, in Atti accad. di archeologia, XX (Napoli 1900).
Bibl.: K. Krumbacher, Geschichte der byzant. Literatur, 2ª ediz., Monaco 1897, pp. 774-780; P. Maas, in Byzant. Zeitschrift, 1903, pp. 625-632. Per le descrizioni di oggetti d'arte v. A. Muñoz, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXVII (1904), pp. 390-400.