Mur Oti, Manuel
Regista cinematografico e scrittore spagnolo, nato il 25 ottobre 1908 a Vigo (Galizia) e morto il 5 agosto 2003 a Madrid. Fu uno dei registi che nella Spagna degli anni Cinquanta raggiunsero le più alte vette della popolarità (venne soprannominato il 'Genio Mur Oti') per poi invece essere quasi completamente dimenticato in una seconda fase della sua carriera, conclusasi negli anni Novanta, probabilmente per essere rimasto sempre legato a un'idea di cinema tradizionale e classico molto lontano dalle innovative correnti culturali della fine degli anni Sessanta come il Nuevo Cine Español. Artista inquieto e di grande capacità creativa giunse al cinema in età matura e con i rudimenti del mestiere già ben assimilati: aveva esperienza nella direzione degli attori (lavorò come sceneggiatore nei primi quattro film di Antonio del Amo), conosceva le aspettative del pubblico e sapeva scrivere storie altamente drammatiche. Autore di poesie e articoli pubblicati in Spagna (principalmente su "La gaceta literaria") e soprattutto in America Latina (nel cubano "Diario de la marina" e in riviste di poesia come "Orto" e "1929... 1934"), nel 1949 diresse il suo primo film, Un hombre va por el camino, una delle prime opere spagnole con accenti neorealisti. Un anno dopo si immerse nel progetto del film Wolfram che dovette però abbandonare poco prima di terminare le riprese. Nel 1951 con Cielo negro (Il miracolo delle campane, noto anche come Il richiamo delle campane), interpretato dalle star del momento Susana Canales e Fernando Rey, firmò quello che la critica ha unanimemente considerato il suo film più rappresentativo. M. O., in questo caso (ispirandosi al romanzo di A. Zozaya, Miopita) come nel resto della sua produzione, anche sceneggiatore, costruisce un elaborato melodramma scandito da un'abile progressione drammatica. Alla protagonista succedono disgrazie a catena: le muore la madre, viene licenziata, ha una delusione sentimentale e le diagnosticano una cecità galoppante e non curabile. A questo punto non le resta che imboccare, sotto una coreografica pioggia incessante, il viadotto dei suicidi di Madrid dove, in un memorabile piano-sequenza realizzato con la camera-car, cerca la morte. Ma il suono delle campane la attira nella chiesa di San Francisco el Grande dove, davanti all'altare, chiede il perdono divino.
Dopo questo melodramma, rivalutato negli anni Novanta dalla critica, realizzò Condenados (1953), dai toni lorchiani, Orgullo (1955), Fedra (1956), rivisitazione in chiave moderna del mito classico, ed El batallón de las sombras (1956) in cui, a dispetto del ridondante titolo, viene raccontata la storia dei drammi quotidiani degli abitanti di un condominio madrileno dell'epoca. Nel 1961 firmò la sceneggiatura di Teresa de Jesús di Juan de Orduña per poi iniziare a collaborare con la televisione di Stato spagnola con le serie di successo Hoy dirige... e La otra cara del espejo. A partire dagli anni Sessanta il suo rapporto con il cinema divenne più intermittente e si concluse con Morir... dormir... tal vez soñar (1975), opera dagli accenti molto personali ma che non ebbe alcuna eco nel suo Paese. Negli anni Settanta e Ottanta lavorò ad adattamenti per la televisione di alcune opere dello scrittore V.B. Ibáñez. Nel 1993 gli venne conferito il premio Goya alla carriera dall'Academia de las artes y las ciencias cinematográficas.
M. Marías, Manuel Mur Oti. Las raíces del drama, Lisboa 1992; Antología crítica del cine español 1906-1995, a cura di J. Pérez Perucha, Madrid 1997, pp. 291-93.