PALACIO, Manuel del
Scrittore spagnolo, nato a Lérida il 24 dicembre 1832, morto a Madrid il 5 giugno 1906. Trascorsa la fanciullezza a Soria, a Valladolid, alla Coruña, dove seguiva il padre militare, andò nel 1846 a Madrid e ivi godette la protezione del poeta e diplomatico Eulogio Florentino Sanz. Quattr'anni dopo era impiegato a Granata; ma ritornato a Madrid nel 1854, si diede al giornalismo politico e letterario, in cui aveva fatto le sue prime armi a Granata. Per le sue idee intransigenti di democratico e antimonarchico, diffuse specialmente in periodici satirico-politici, quali El Látigo, La Discusión (1858), El Pueblo (1860), Gil Bas da lui fondato nel 1864 con L. Rivera, fu esiliato a Puerto Rico nel 1867, ma ben presto con la rivoluzione di settembre del 1868, che mise fine al regno d'Isabella II, tornò in patria. Passò in seguito al partito conservatore, ebbe uffici e cariche nel Ministero degli esteri, rappresentando la Spagna anche a Firenze, allora capitale d'Italia. Dal 1894 fece parte dell'Accademia spagnola.
Copiosissima fu la produzione letteraria del P., specialmente poetica, disseminata in un gran numero di giornali e riviste. Varia di toni, la sua poesia spicca per l'atteggiamento satirico e giocoso che lo rese poeta popolare. Le sue forme più solite sono l'epigramma, il madrigale, il sonetto, la "copla" o strofetta. Le raccolte principali della sua opera letteraria sono: Fruta verde (1881), Veladas de Otoño (1884), Melodías íntimas (1884), Huelgas diplomáticas (1887), Chispas (1894), Poesías de M. de P., ed. J. Octavio Picón, Madrid 1916.