MANTO (Μαυτώ)
Mitica profetessa, figlia dell'indovino tebano Tiresia. Dopo la caduta di Tebe, come preda di guerra da dedicare ad Apollo, fu mandata dai vincitori a Delfi, dove fu la prima sibilla dell'oracolo. Di qua il dio la inviò nella Ionia, dove ebbe parte nella fondazione di Klaros e sposò il cretese Rhakios, dal quale ebbe Mopsos (questi, però, secondo una parte della tradizione è considerato figlio di Apollo stesso).
Nelle rappresentazioni figurate M. non sembra comparire che molto tardi, non prima del IV sec. a. C.; e anche in seguito, per tutta l'epoca ellenistica e romana, la sua presenza continua ad essere assai poco frequente. Inoltre va considerato che nella maggiore parte dei casi la identificazione di una figura come M. non oltrepassa il piano dell'ipotesi. In realtà possiamo ritenere certa la raffigurazione di M. solamente nella coppa con decorazione a rilievo del British Museum (appartenente alla categoria delle cosiddette coppe omeriche o megaresi e datata al III sec. a. C.), dove l'iscrizione del nome accompagna il personaggio. Una delle scene, che costituiscono l'illustrazione diretta di alcuni passi delle Fenicie di Euripide, mostra Creonte che si getta supplicante ai piedi dell'indovino Tiresia, rappresentato come un vecchio cieco e brancolante che si appoggia ad un bastone ed è guidato dalla figlia M., la quale (figura femminile in lunga veste) procede dietro al vecchio e gli poggia ambedue le mani sulle spalle. Altre rappresentazioni di M. sono state viste: 1) su due kàntharoi argentei decorati a sbalzo dal tesoro di Berthouville, databili forse in età ellenistica dove si è creduto di poter spiegare alcune scene come raffiguranti M. che insegna al figlio Mopso l'arte divinatoria. 2) Su un vaso di Ruvo della Collezione Jatta, che presenta un aggruppamento di personaggi complesso e diversamente interpretabile, si è talvolta voluto riconoscere in una figura femminile in lunga veste assisa su una specie di sedile quadrangolare di pietra, M. nella sua sede dell'Ismenion di Tebe. 3) Su una pittura, ora perduta, proveniente da Ercolano (Helbig, n. 203 = Reinach, Rép. Vases, 29, 3) compare a destra Apollo, appoggiato ad un pilastro, a sinistra una donna dall'aria profondamente assorta e malinconica, che sta seduta a testa china su una specie di grosso blocco rettangolare; si è supposto possa trattarsi di Cassandra o di Manto.
Ancora più incerti o decisamente assurdi appaiono alcuni altri tentaùvi di identificazione della figura di M. così come l'ipotesi ingegnosa ma fantastica dello Svoronos che interpretava come M. la Fanciulla d'Anzio.
Bibl.: Q. Immisch, in Roscher, II, 1894-97, c. 2326, s. v.; H. W. Walters, Cat. vas. British Museum, IV, p. 254, G 104, tav. XVI; Eitrem, in Pauly-Wissowa, XIV, 2, 1928, c. 1355, s. v.; E. Babelon, Le trésor de Berthouville, Parigi 1916, p. 105 ss., tavv. XVII e XIX.
(S. De Marinis)