MANOVRA strategica
Ha la sua base nell'apprezzamento della situazione avversaria; ha la sua esplicazione in un complesso di atti tendenti a sfruttare al massimo tale situazione e a renderla il più possibile favorevole. Fra questi limiti il concetto di manovra ha assunto presso gli studiosi di questioni militari significato e valore diverso; per alcuni manovrare equivale a operare a massa e sul punto decisivo, per altri ad agire in forze nei punti deboli, per altri a tendere alle comunicazioni nemiche, per altri ancora a organizzare lo sforzo ai fini del successo; e così, generalizzando ed estendendo, manovra, per questi autori, finisce per identificarsi con la condotta delle operazioni, mentre è solo una delle forme operative, anzi la forma tecnicamente più perfetta. In questo campo meglio circoscritto, manovra strategica può definirsi sistema di azioni volte a cogliere o a creare una situazione strategica favorevole e a trarne il massimo utile. I criterî informatori di tale sistema sono quelli offerti dalla più sicura conoscenza della situazione, dalla convergenza degli sforzi, dalla sorpresa da ricercarsi in ogni campo, e con ogni mezzo, primo fra tutti la tutela del segreto militare.
La manovra strategica s'imposta con la radunata, si sviluppa attraverso lo schieramento e si conclude nel campo tattico. I limiti fra manovra strategica e manovra tattica, già non ben definiti in passato, lo sono ancor meno oggi che gli agenti tattici, col progredire del tecnicismo, ampliano di continuo il loro raggio di azione.
La manovra si distingue in offensiva e difensiva; in realtà solo la prima rispecchia i lineamenti tracciati nella definizione, mentre la seconda è manovra solo virtualmente in quanto, resistendo alla manovra avversaria, prepara all'azione ulteriori sviluppi. La manovra difensiva è infatti procedimento che evita la battaglia ovvero l'affronta con impiego economico di forze, infliggendo all'attaccante le maggiori perdite, il tutto allo scopo di rovesciare la situazione e preparare condizioni propizie per la ripresa offensiva.
Situazione favorevole per manovrare offensivamente è quella offerta a una massa che disponga di linee di operazione svolgentisi fra due altre masse divise: è questa la manovra per linee interne o manovra centrale. La massa centrale, se più forte di ciascuna delle due avversarie, può battere queste successivamente, ove intercedano determinati elementi di spazio e di tempo e che si compendiano nella condizione di trovarsi le due masse ciascuna fuori del raggio tattico dell'altra. In effetti, con la mobilità delle grandi unità odierne - che diverranno ognora più mobili - con la molteplicità dei mezzi informativi e di trasmissione, con la capacità di resistenza insita oggi nella difesa, la condizione accennata si va rendendo sempre più difficile e di altrettanto si riduce la sfera delle possibilità della manovra per linee interne. Tuttora situazioni propizie possono verificarsi per una massa centrale che sia in grado di operare fra e contro due masse dislocate in territorî geograficamente distinti; ma, a rigore, più che di vera e propria manovra, si tratta, in simili casi, di azioni successive, azioni svolte, nell'uno o nell'altro scacchiere, secondo il prevalere delle tendenze in tema di condotta della guerra.
Esempî di manovre per linee interne sono offerti dalla campagna di Federico II del 1757 - Rossbach e Leuthen - dalla campagna di Napoleone del 1813 e 1814 e dalla campagna del 1916 nel teatro di guerra italiano che ha condotto, sul disegno del generale Cadorna, dalla controffensiva sugli Altipiani alla 6ª battaglia dell'Isonzo e alla presa di Gorizia. Esempî di manovre fra teatri di operazione diversi e scacchieri lontani, sono offerti, nella guerra mondiale, dagl'imperi centrali alla ricerca di azioni risolutive sulla fronte occidentale e su quella orientale.
Altra forma di azione strategica è la manovra avviluppante, denominata, e non propriamente, anche manovra per linee esterne. È basata sul principio di operare in forze nelle zone più deboli dello schieramento avversario, quali uno o entrambi i fianchi, quali le linee di comunicazione. In questo secondo caso, quando l'avviluppamento ha la sua massima accentuazione e la manovra i maggiori sviluppi, si ha l'accerchiamento o manovra accerchiante.
Esempî di manovre avviluppanti sono offerti dalla campagna di Moltke senior del 1866 in Boemia e del 1870 in Francia. Esempio dello stesso tipo di manovra è il piano ideato dal von Schlieffen e attuato, non senza radicali mutamenti, dal Moltke iunior in Francia nel 1914. Esempio di manovra accerchiante è la campagna contro la Serbia del 1915.
Quando le ali dello schieramento sono appoggiate a ostacoli non superabili - quali regioni montuose impervie e frontiere marittime - ovvero a territorî neutrali, necessariamente la manovra strategica si esprime con attacchi frontali. La battaglia parallela che ne risulta, implicando grande superiorità di forze, di mezzi materiali, di apparecchio logistico, è sempre stata costosissima e ha sempre reso poco. Anche adottando nella condotta della guerra una strategia di logoramento, la lotta risulta molto onerosa per l'attaccante, soprattutto se la difesa riesce ad alimentare la battaglia senza soverchio dispendio di forze e se, potendo cedere terreno - è questo il caso della. guerra in territorio nemico - attraverso successive resistenze, la difesa stessa ripiega conservando le proprie linee di comunicazione. È questa la cosiddetta manovra in ritirata.
Esempio: la ritirata tedesca del marzo 1917 dalla Somme sulla linea detta di Siegfried.
Tuttavia anche nell'azione offensiva frontale non sono estranei elementi e coefficienti di manovra: tali la designazione dell'asse di attacco e degli obiettivi, la sorpresa ottenuta con lo scegliere il luogo, il tempo e le modalità meno attese, la messa in opera dei procedimenti più idonei a dominare i sistemi di fuoco della difesa. Così operando, la strategia frontale può determinare la rottura e lo scardinamento della fronte nemica, e attraverso la breccia, aprire la via alla manovra sulle comunicazioni.
Esempio, fra tutti il più illustrativo, la manovra di Vittorio Veneto dell'ottobre 1918.
Con questi caratteri l'offensiva frontale è stata praticata durante la guerra mondiale, la quale, per la stessa continuità delle fronti, ha reso necessarie queste forme di strategia elementare come avviamento a forme più risolutive. Ciò si è ottenuto con l'ampliare le fronti di attacco, col reiterare e intensificare i colpi in settori sempre più sensibili, tali cioè da attirare le riserve, da fissarle e da logorarle irreparabilmente. È questa la cosiddetta manovra di assorbimento delle riserve che ha preparato il passaggio dalla strategia di logoramento a quella di annientamento.
Nelle guerre avvenire, pur fra non pochi interrogativi, non s'intravedono nuove forme di manovre strategiche. Da un lato il continuo progredire e prevalere della tecnocrazia, conferendo maggior efficienza alla difesa, può essere una delle cause della stabilizzazione delle fronti e quindi del ritorno a forme di lotta primordiali; dall'altro la possibilità di rapide manovre eseguite con celeri agenti tattici - possibilità di cui si avvantaggia largamente anche la strategia difensiva - segnerà lo sconfinare, anzi lo spaziare della tattica nel campo già riservato alla strategia. Ma questo non implicherà la decadenza o la fine della manovra strategica.
Gia la guerra mondiale, con la grande importanza del traffico marittimo, ha dimostrato l'inscindibilità della strategia navale dalla strategia terrestre, e ha anche posto in luce che ripetutamente l'insuccesso dell'uno e dell'altro belligerante è dipeso dal non avere tenuto conto di questi legami d'interdipendenza fra le due branche, dal non avere visto insomma una strategia unica, una strategia anfibia. Ora la necessità di considerare la manovra strategica in un quadro ben più vasto di quello tracciato dalle mosse degli eserciti di terra, è resa più manifesta dall'intervento dell'arma aerea nella lotta, perché se si possono considerare operazioni in terra a sé stanti, e indipendenti, in certa guisa, dalle comunicazioni marittime e dalle operazioni navali, non del pari è concepibile la lotta terrestre senza il concorso della lotta aerea in ogni sua forma e funzione.
Ed ecco le manovre strategiche dell'avvenire identificarsi con gli ardui problemi del coordinamento delle forze armate, coordinamento che varrà anche a facilitare quella fusione fra condotta politica della guerra e condotta delle operazioni, fra strategia politica e strategia militare che, nelle guerre di popoli, è condizione prima di successo.
Prende così corpo una strategia integrale intesa come arte di coordinare e potenziare tutte le energie della nazione ai fini della vittoria.
Bibl.: G. Blanch, Delle scienza militare, Bari 1910; H. Bouvard, Les léçons militaires de la guerre, Parigi 1920; Castex, Théories stratégiques, Parigi 1930; C. Clausewitz, Vom Kriege, Berlino 1867; F. Culmann, Stratégie, Parigi 1925; F. Foch, De la conduite de la guerre. Des principes de la guerre, Parigi 1918; D. Guerrini, Introd. allo studio della storia militare, Torino 1922; N. Marselli, La guerra e la sua storia, Milano 1875; F. Maurice, La stratégie britannique, Parigi 1931; Napoléon, Correspondance, Parigi 1868; Quel serait le caractère d'une nouvelle guerre?, Parigi 1932; A. Schlieffen, Cannae, Berlino 1925.