MANNONI, Magdalena Margareta, detta Maud
Psicoanalista belga, nata a Kontrijk (fr. Courtrai) il 22 ottobre 1923. Nata Van der Spael, è nota con il cognome del marito Octave, anch'egli psicoanalista. Diplomatasi all'Ecole des Sciences criminologiques di Bruxelles, si trasferì poi a Parigi, dove si laureò in lettere e scienze umane. Psicoanalista e membro della Società internazionale di psicoanalisi (dal 1947), sotto la guida di F. Dolto, di cui era assistente, si dedicò nel 1949 alla terapia di bambini affetti da psicosi grave allo Hôpital Trousseau di Parigi; al 1950 risale l'incontro con J. Lacan, determinante per l'organizzazione teorica del suo approccio alla patologia mentale. Nel 1969 fondò l'Ecole expérimentale de Bonneuil per ragazzi psicotici; fu condirettrice di ricerca dal 1976 al 1979 all'Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (INSERM), dal 1982 membro fondatore e presidente del Centre de Formation et de Recherche Psychanalytique (CFRP), condirettrice dal 1983 della collana ''L'Espace analytique'' dell'editore parigino Denoël.
Gli scritti dei primi anni, L'enfant arriéré et sa mère (1964; trad. it., 1971), L'enfant, sa maladie et les autres (1967; trad. it., 1973), Le psychiatre, son fou et la psychanalyse (1970; trad. it., 1972), mentre riflettono una ricca esperienza clinica, evidenziano ancora una rigida impostazione lacaniana. Secondo M., il bambino psicotico va considerato nell'ambito di un discorso collettivo di cui fa parte; scopo della terapia è far emergere le contraddizioni di questo discorso e spezzare la relazione a due del bambino con la madre che lo esclude dalla parola del padre e quindi dall'accesso al simbolico. Successivamente, negli anni Settanta, i volumi L'éducation impossible (1973; trad. it., 1974) e Un lieu pour vivre (1976; trad. it., 1977), in cui insieme con alcuni collaboratori riferisce l'esperienza compiuta a Bonneuil, testimoniano la sua adesione all'antipsichiatria integrata con l'apporto psicoanalitico. Approda poi a una visione originale in opere come Théorie comme fiction (1978; trad. it., 1980), e in D'un impossible à l'autre (1982). Nella prima, senza mai allontanarsi dalle ipotesi fondamentali di Lacan, anche se nel 1982 costituirà con O. Mannoni e con P. Guyomard un nuovo gruppo lacaniano (il citato CFRP), M. ha evidenziato i limiti del lacanismo, visto come sapere teorico a sé stante, e si è rifatta agli studi di D. W. Winnicott, rilevando come questi, sulla scia di Freud e soprattutto di G. W. Groddeck, abbia sviluppato il concetto fecondo di una teoria come "spazio per la fantasia" e quello di setting, come scena sulla quale la follia può esprimersi in un gioco a due direzioni libero da ogni rigidità. Nella seconda, M. ha ripreso la nozione lacaniana di trauma, vedendo in esso qualcosa di ineliminabile che costituisce il nucleo della realtà psichica individuale, ostacolo irriducibile per l'integrazione ma elemento che rende unica la persona ed è la fonte della creatività.
Un elenco completo di tutte le sue opere si trova nel suo volume Le nommé et l'innomable: le dernier mot de la vie (1991).