MANNI
Famiglia di marmisti e scultori originari di Rovio, sopra Capolago in Canton Ticino, specializzati nell'intarsio e intaglio marmoreo, attivi tra il XVII e il XIX secolo nei territori ticinese e bergamasco, spesso a fianco di importanti famiglie di scultori e architetti quali i Caniana e i Fantoni.
Il capostipite, Andrea figlio di Pietro, è documentato nel 1638 in S. Maria Assunta a Gandino (nei pressi di Bergamo), dove lavorò all'altare della Madonna del Rosario; nel 1641 realizzò l'ancona in marmo nero per il dipinto raffigurante la Vergine del Suffragio attribuito a G.B. Discepoli, detto lo Zoppo da Lugano, nella parrocchiale di S. Biagio a Caprile Bergamasco (Noris), opera forse proveniente dalla demolita antica parrocchiale (Bergamo, Centro studi Fondazione Adriano Bernareggi, Archivio informatico dei beni culturali della diocesi, citato d'ora in poi come Archivio informatico). Del 1644 è l'altare dell'Addolorata in S. Giovanni Battista a Dossena, commissionato l'anno precedente da Giovanni Maria Astori (Bianchi).
Bartolomeo, figlio di Andrea di Pietro e di Domenica, nacque nel 1647 a Rovio. Intorno al 1670 si trasferì nel Bergamasco, a Gazzaniga in Val Seriana, dove si trovava una cava di marmo nero. Lì aprì un laboratorio e sposò Angela Poma, da cui ebbe cinque figli (Andrea, Pietro Giacomo, Carlo Antonio, Gian Giacomo e Giuseppe Maria) e tre figlie (Maria Elisabetta, Caterina, Domenica).
Tra i capolavori di Bartolomeo, Pagnoni annovera l'altar maggiore del Ss. Salvatore a Monasterolo, datato 1670, con bassorilievo di Andrea Fantoni (Archivio informatico). Autore dell'altare della cappella Colleoni a Bergamo, datato 1676 (Ravanelli), Bartolomeo fu chiamato a recuperare e ricomporre alcuni altari nella chiesa di S. Maria Assunta e S. Giovanni Battista a Clusone, nonché il pavimento della zona presbiteriale, a cui si riferisce il contratto del 23 sett. 1687 citato da Colmuto Zanella. Al 1697 risale l'altare maggiore del santuario della Madonna della Fiamma a Martinengo. Nell'ultimo quarto del Seicento lavorò con il figlio Andrea all'altare di S. Pietro nella basilica di S. Maria Assunta a Gandino (Archivio informatico). Documentata è la sua opera di scultore per l'altare di S. Vincenzo, nella cattedrale di S. Alessandro Martire a Bergamo, datato 1703. Bartolomeo risulta essere uno dei testimoni del contratto del 27 dic. 1704 in cui G.B. Caniana si impegnò a eseguire gli stalli del coro della chiesa di S. Maria a Vertova (Labaa), in cui i M. collaborarono a fianco di D. Corbarelli nella realizzazione dell'altare del Rosario disegnato da G.B. Caniana nel 1711 (Pagnoni). In S. Martino Vescovo, a Nembro, sarebbe di Bartolomeo l'altare maggiore (già "altare dei morti", 1707), progettato da Caniana (Archivio informatico).
Gli vengono inoltre assegnate le sculture dell'altare del Rosario in S. Alessandro della Croce a Bergamo, il disegno per l'altar maggiore della chiesa del convento di Matris Domini, eseguito in collaborazione con i figli Andrea e Gian Giacomo, e, per lo stesso monastero, i marmi della facciata (Noris - Zanardi).
Bartolomeo morì a Rovio nel 1708.
Il figlio Andrea nacque nel 1673. Tami riporta anche il nome della moglie, Caterina, sposata in data imprecisata.
Sin dall'inizio operò con i fratelli Pietro Giacomo, Carlo Antonio e Gian Giacomo nella bottega paterna (all'ultimo quarto del Seicento andrebbe fatto risalire l'altare maggiore del santuario della Madonna del Perello, vicino ad Algua, attribuitogli da Manzoni); è l'autore di uno degli altari della chiesa di S. Maria Assunta a Rovio (Pfister), datato 1709.
Con Gian Giacomo, tra il 1710 e il 1724 realizzò, secondo l'attribuzione di Pagnoni, l'altare e l'urna di S. Ippolito e l'altare dell'Immacolata Concezione (a cui furono aggiunti i putti da Anton Maria Pirovano nel 1760) nella chiesa di S. Maria Assunta e S. Ippolito a Gazzaniga, chiesa per la quale i due fratelli intagliarono anche il portale (Bertasa). Del solo Andrea sono gli angeli del pulpito della chiesa di S. Martino ad Alzano Lombardo, a cui fa riferimento un contratto del 17 sett. 1711 (Bossaglia) - pulpito a cui lavorò anche Gian Giacomo per quanto riguarda le quadrature marmoree (Patelli) - e l'altar maggiore della chiesa di S. Maria del Giglio a Bergamo, datato agli anni 1712-14 (Archivio informatico). Nel 1716 eseguì l'altare del Redentore in S. Giorgio a Treviolo (Pagnoni). Attorno al 1720 realizzò l'altare di S. Giuseppe in S. Giacomo Maggiore a Pontida (Archivio informatico).
Andrea morì nel 1717.
Pietro Giacomo di Bartolomeo nacque nel 1675. Da Tami si apprende che sposò Maria Margherita Roncaiola, da cui ebbe quattro figli: Angela, Bartolomeo, Giuseppe Maria e Andrea.
Nel 1732 gli fu commissionata la balaustrata della chiesa di S. Croce e S. Alessandro a Gandino, che s'impegnò a consegnare entro la Pasqua del 1733.
Non si conoscono allo stato attuale degli studi altri dati su questo scultore, spesso confuso con il nipote omonimo.
Carlo Antonio di Bartolomeo, nato nel 1683, fu attivo a Rovio, dove tra il 1731 e il 1735 mise in opera un altare per la chiesa dei Ss. Vitale e Agata. Nel 1736 affiancò Gian Giacomo nell'esecuzione dell'altare di S. Giuseppe in S. Martino ad Alzano Lombardo. Morì nel 1741.
Gian Giacomo di Bartolomeo, il più celebrato dei fratelli, nacque il 23 luglio 1687. Sposò in data imprecisata Anna Maria Bagutti.
Firmò nel 1728 la statua di S. Nicolò Vescovo in S. Nicola a Cividate al Piano; realizzò l'altare della cappella di S. Vincenzo nella cattedrale di Bergamo dove lasciò pure gli altari di S. Antonio Abate, ora detto del S. Cuore di Gesù, e del Suffragio, considerati i suoi capolavori, datati rispettivamente 1728 e 1732. Sempre di Gian Giacomo è il paliotto dell'altare di S. Antonio da Padova (Pagnoni). Con Carlo Antonio risulta tra gli esecutori documentati del progetto di F. Juvarra, realizzato tra il 1731 e il 1744, relativo all'altare dei Ss. Fermo, Rustico e Procolo, sempre in cattedrale.
A Rovio realizzò, nel 1730, l'altar maggiore nella parrocchiale. Opera di Gian Giacomo è il rilievo raffigurante la Madonna del Rosario con Gesù Bambino e angioletti, del 1733, unico elemento conservatosi di un altare perduto presso il santuario di S. Maria degli Angeli vicino a Urgnano (Archivio informatico). Il 3 febbr. 1736 Gian Giacomo firmò la scrittura per la costruzione degli altari di S. Vincenzo Ferrer e di S. Giuseppe in S. Martino ad Alzano Lombardo. Per l'esecuzione di quest'ultimo fu affiancato dal fratello Carlo Antonio e dai Sanz. A questo proposito si ricorda come Tassi riporti la notizia secondo la quale Gian Giacomo ospitò nel 1737 per circa due anni G. Sanz a Gazzaniga.
Il 15 maggio 1748 firmò il contratto per l'esecuzione del pavimento della seconda sagrestia della basilica di S. Martino ad Alzano; con Bartolomeo o Bortolo Manni, realizzò nel 1758 e nel 1762 gli altari del S. Cuore e della Madonna in S. Maria Assunta a Calcinate (Pagnoni). Sua è pure la medaglia in marmo raffigurante Ester che sviene dinanzi ad Assuero collocata al centro del paliotto dell'altare dell'Assunta nella chiesa dei Ss. Pietro Apostolo e Alessandro a Sorisole (ibid.). A Gian Giacomo sono attribuiti l'altare della Madonna e i due rilievi raffiguranti L'Arcangelo Gabriele Annunciante e la Madonna Annunciata provenienti dall'altare della S. Effigie, opere da datarsi nella prima metà del Settecento (Archivio informatico) nella chiesa di S. Maria Annunciata a Ponte Nossa. L'altare maggiore e quello dedicato alla Madonna Immacolata nella chiesa di S. Pancrazio di Bergamo, eseguiti attorno alla metà del Settecento, sono anch'essi a lui attribuiti (ibid.).
Gian Giacomo morì a Rovio nel 1768.
Della stessa famiglia faceva parte Giuseppe, che nel 1771 e nel 1775 realizzò rispettivamente la balaustrata e l'urna di S. Antimo nella chiesa di S. Antonio di Padova a Peia (Pagnoni).
Con Bartolomeo lavorò all'altar maggiore, variamente datato al 1761 oppure al 1777, e all'altare di S. Francesco Saverio (post 1758, anno in cui venne rimosso il precedente altare dedicato a S. Sebastiano) della chiesa di S. Rocco a Bergamo (Archivio informatico). Mise inoltre in opera, negli anni Settanta del Settecento, l'altare dello Spirito Santo nella chiesa di S. Lorenzo Martire ad Alzano Sopra, su disegno di Giuseppe Caniana (ibid.).
Figlio di Andrea di Bartolomeo dovette essere Giacomo, a cui Pfister attribuisce le seguenti opere non datate: il rilievo raffigurante la Madonna in palazzo Vecchio a Bergamo e i due putti di un altare nella chiesa della Beata Vergine a Bergamo. Gli vengono assegnati l'altare maggiore, del primo decennio dell'Ottocento, la lapide in sagrestia, del 1802, e i pulpiti del santuario della Beata Vergine del Miracolo ad Albino, databili tra il 1790 e il 1810 (Archivio informatico). Forse è lui il Giacomo che su disegno di G. Quarenghi (1775) realizzò pure l'altare maggiore del Ss. Redentore di Seriate, tra il 1790 e il 1794, per la somma di 9300 lire (Pagnoni).
Con il nipote Giovanni Andrea, figlio di Bortolo, eseguì tra il 1808 e il 1810 l'altare maggiore di S. Maria Assunta a Vertova.
Bortolo o Bartolomeo, nato nel 1722 da Gian Giacomo e da Anna Maria Bagutti, risiedeva, secondo Pagnoni, in Desenzano e intervenne nel 1787 sull'altare maggiore della chiesa di S. Paolo d'Argon. Lavorò nel 1753, insieme con lo scultore Costantino Gallizioli, all'esecuzione dell'altare di S. Giovanni Battista nella cattedrale di S. Alessandro Martire a Bergamo, su progetto di Nicola Salvi: nel 1856 l'altare fu soppresso e l'ancona trasformata nella porta d'accesso alla nuova cappella del Ss. Crocifisso (Archivio informatico). Nella stessa chiesa, Bartolomeo eseguì nel 1756 i primi due registri dell'altare di S. Caterina d'Alessandria, su disegno di Filippo Alessandrini (ibid.). Documentata è l'esecuzione, nel 1755, degli stilobati e della mensa dell'altare dedicato alla Ss. Trinità e a S. Gregorio Barbarigo e, nel 1764-65, la decorazione dell'altare di S. Benedetto nella medesima cattedrale, disegnato da Alessandro Filippi (ibid.). Gli è attribuita la balaustrata della chiesa di S. Pancrazio a Gorlago, datata 1757 (ibid.).
In data imprecisata sposò Andreanna Mazzetti, nata nel 1721, da cui ebbe sei figli: Maria, Giuseppe Antonio che si fece sacerdote cappellano, Giovanni Andrea, Agata Caterina, Marianna, Angela Domenica. Non è nota la data della sua morte.
Pier Giacomo (Pietro Giacomo), figlio di Giuseppe Maria di Pietro Giacomo e di Carla Ponti, nacque a Rovio nel 1751. Residente ad Albino, come risulta dalle lettere datate 1785, 1793-96, 1799 inviate a Donato Andrea Fantoni conservate presso la Fondazione Fantoni, fu con Giacomo colui che introdusse nelle opere della famiglia M. il nuovo gusto neoclassico.
Nel 1772 fornì i progetti per la facciata e il campanile della chiesa parrocchiale dei Ss. Vitale e Agata a Rovio; nel 1776 eseguì l'altare maggiore di S. Martino Vescovo a Gorno per la somma di 3015,10 lire; mentre la medaglia originale (ora sostituita) e le statue che lo adornano furono completate successivamente da Francesco Donato Fantoni. Nella medesima chiesa l'altare dei Morti è ricordato come altra sua opera (ibid.). Pier Giacomo si trovò a lavorare con G. Quarenghi nel 1778, in occasione dell'erezione dell'altar maggiore di S. Alessandro in Colonna a Bergamo, affiancato dagli scultori Antonio Gelpi e Martino Ubicini (ibid.). In S. Maria Assunta e S. Giacomo Maggiore a Romano di Lombardia, realizzò nel 1797-98 l'altar maggiore, nuovamente su disegno di Quarenghi, come risulta dal documento in parte pubblicato da Cassinelli, Maltempi e Pozzoni; mentre la balaustrata nella parrocchiale di S. Giovanni Battista a Stezzano è del 1797 (ibid.). Con lo zio Giacomo lavorò all'altare maggiore di S. Martino ad Alzano, disegnato da Giacomo Caniana: in particolare, spettano a Pietro Giacomo il tabernacolo e i due angeli reggicortina, datati 1796. In S. Alessandro della Croce a Bergamo, eseguì nel 1802 la balaustrata (Pagnoni). Eseguì anche l'altare di S. Teresa nella chiesa di S. Anna ad Albino e i pulpiti e la balaustrata della parrocchiale di Desenzano.
A Pier Giacomo sono infine attribuiti l'altare del Ss. Crocifisso (1790) della chiesa di S. Martino Vescovo a Nembro e le sculture dell'altare della Madonna del Rosario, databili tra il 1790 e il 1799.
Bartoletti e Damiani Cabrini lo dicono attivo anche in Liguria, dove risultano presenti altri M. (Tami, p. 199).
Sposò Maddalena Vassalli, da cui ebbe una figlia, Petronilla, nata nel 1792 e andata in moglie a Paolo Isella da Morcote. Morì a Desenzano al Serio nel 1840.
Pagnoni riporta un lungo elenco di opere nel territorio di Bergamo attribuibili alla famiglia M., spesso realizzate in collaborazione con i Fantoni, la cui paternità andrebbe meglio indagata.
Fonti e Bibl.: Rovetta, Arch. Fondazione Fantoni, Alzano, 135; Manni Bartolomeo, 1; Manni Pietro Giacomo, 1-20; Alzano Lombardo, Arch. della parrocchia di S. Martino, 016.02.07, 041.01.001-3 (in copia anastatica); Bergamo, Centro studi Fondazione Adriano Bernareggi, Arch. informatico dei beni culturali della diocesi, s.v. Manni; F.M. Tassi, Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi (1796), a cura di F. Mazzini, Milano 1969, p. 331; B. Cassinelli - A. Maltempi - M. Pozzoni, … a una chiesia catedral granda sopra la piaza…. Le chiese di Romano, Romano 1975, p. 58; B. Manzoni, Storia del santuario di Monte Perello, Bergamo 1976, p. 13; I Fantoni: quattro secoli di bottega di scultura, a cura di R. Bossaglia, Vicenza 1978, pp. 55, 124, 127, 203 n., 383 n.; C. Patelli, Alzano Maggiore e la basilica di S. Martino, Bergamo 1978, pp. 96, 120, 115-117, 132, 134, 224, 226 s., 230 s.; L. Pagnoni, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo. Appunti di storia e arte, Bergamo 1979, ad ind.; D.L. Tami, Rovio nella storia e nell'arte, Lugano 1981, pp. 196-200; F. Noris, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Seicento, III, Bergamo 1985, p. 291, n. 3; F. Noris - M. Zanardi, ibid., p. 348, n. 18; L. Rigon - T. Terzi, La bottega dei Fantoni. Intaglio e scultura tra Quattrocento e Settecento, Clusone 1988, p. 16; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, VI, Bergamo 1989, p. 160; A. Bertasa, Gazzaniga. Porta aperta sulla storia, Bergamo 1990, pp. 110-118; M. Pfister, Repertorium der Tessiner Künstler, II, Thalwil 1994, ad vocem; G. Colmuto Zanella, Apporti luganesi all'architettura del territorio bergamasco nel Seicento e nel Settecento, in Magistri d'Europa. Atti del Convegno, Como… 1996, a cura di S. Della Torre - T. Mannoni - V. Pracchi, Milano 1996, pp. 314, 325 s.; R. Ravanelli, La storia di Bergamo, I, Bergamo 1996, p. 64; M. Bartoletti - G. Damiani Cabrini, I Carlone di Rovio, Lugano 1997, pp. 17, 30-33, 72; E. Bianchi, S. Giovanni Battista in Dossena, Bergamo 1997, p. 58; R. Labaa, G.B. Caniana architetto e intarsiatore, Romano di Lombardia 2001, pp. 75, 91, 109, 242, 250; S. Milesi, Dei Fantoni e altre storie tra Seicento e Settecento, Bergamo 2005, p. 13; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 22.