MANNA
Famiglia di musicisti. Gennaro nacque a Napoli il 12 dic. 1715 da Giuseppe e da Caterina Feo. Iniziò gli studi musicali nel conservatorio napoletano di S. Onofrio a Capuana, probabilmente sotto la guida dello zio materno Francesco Feo. Il debutto come compositore teatrale avvenne a Roma, dove il 21 genn. 1742 fu rappresentata al teatro Argentina la sua prima opera seria, Tito Manlio (G. Roccaforte): un grande successo, ripetuto a Livorno nel 1745 e a Civitavecchia nel 1749, che gli valse l'ingaggio dal teatro veneziano di S. Giovanni Grisostomo per il Siroe, andato in scena nel carnevale del 1743. Rientrato a Napoli, gli fu commissionata la prima parte della Festa teatrale per la nascita dell'infante, insieme con N. Logroscino, che ne scrisse la seconda parte: la rappresentazione, prevista per il luglio 1743, non ebbe luogo per uno scoppio di pestilenza.
Le opere serie di Gennaro, per la maggior parte su libretti di P. Metastasio e A. Zeno, furono accolte nei teatri di tutta Italia: Didone abbandonata a Venezia (S. Giovanni Grisostomo, carnevale 1751); La clemenza di Tito a Messina (carnevale 1747); Adriano placato a Ferrara (carnevale 1748); Lucio Papirio dittatore a Roma (teatro delle Dame, carnevale 1748); Lucio Papirio a Palermo (carnevale 1749); Eumene e Demofoonte a Torino (teatro Regio, carnevale 1750 e 1754) e Temistocle probabilmente a Piacenza (teatro Ducale, carnevale 1761: cfr. The New Grove Dictionary).
Per l'apertura della stagione 1743 del S. Carlo di Napoli, Gennaro aveva riadattato e diretto l'Artaserse di L. Vinci su testo di Metastasio, componendo alcune arie nuove; due anni dopo, nel gennaio 1745, aprì nuovamente la stagione del S. Carlo, questa volta con una sua opera originale, che ottenne un notevole successo: Achille in Sciro, sempre su testo di Metastasio. La seconda opera della stagione successiva del S. Carlo fu il suo Lucio Vero, su libretto di Zeno, anche questa accolta con esito favorevole, rappresentata il 19 dic. 1745 per il genetliaco di Filippo V re di Spagna. Dopo questi brillanti esordi, Gennaro divenne il compositore più stimato della sua generazione a Napoli, e ottenne importanti commissioni, tra le quali il componimento drammatico L'Impero dell'universo diviso con Giove, su testo di R. de Calzabigi, da parte di P. Galluccio de l'Hospital ambasciatore straordinario di Francia, eseguita nel palazzo di F. Ravaschieri principe di Satriano in occasione delle nozze del delfino Luigi con l'infanta Maria Teresa di Spagna, il 3 ag. 1745 (Dietz, 1996, p. 113). Per la stagione di carnevale del 1746 compose l'Arsace per le scene del S. Carlo; in seguito la corte di Dresda gli commissionò la cantata Addio di Nice a Tirsi per le nozze, nel 1747, tra il principe elettore Federico Cristiano e la principessa bavarese Maria Antonia Walpurgis, autrice del testo. Al ritorno da Napoli, dopo la rappresentazione della sua Didone veneziana del 1751, Gennaro fu a Roma, dove probabilmente frequentò P.L. Ghezzi, che non perse occasione di ritrarre il compositore in alcune delle sue celeberrime caricature: se ne conservano quattro, di cui due mentre suona il violoncello, forse durante una lezione privata (Roma, Gabinetto nazionale delle stampe, e Lucerna, Galleria Gabor Kekko; Rostirolla, pp. 417 s.).
Dall'epoca del suo primo successo teatrale romano Gennaro era stato nominato maestro di cappella della chiesa metropolitana di Napoli come successore di D. Sarro. Con tale qualifica è identificato nel dipinto anonimo che lo ritrae e che Gennaro stesso inviò da Napoli a Bologna a padre G.B. Martini (ancora oggi nel Civico Museo bibliografico musicale di Bologna, n. 39187), secondo quanto risulta da una lettera autografa di Gennaro a Martini datata 1° giugno 1779 (ibid., I.8.166).
L'accoglienza positiva ricevuta dall'Achille in Sciro nel 1745 al S. Carlo fruttò a Gennaro la nomina a maestro di cappella della Ss. Annunziata, una delle istituzioni più prestigiose di Napoli. Nel pieno della sua carriera teatrale e dopo la morte di F. Durante, fu eletto dal 1° ott. 1755 maestro ad interim del conservatorio di S. Maria di Loreto, dividendo l'incarico con P.A. Gallo dal gennaio del 1756 (Dietz, 1972, pp. 423 s.). Dal 1760, sempre insieme con Gallo, Gennaro diventò "secondo maestro", essendo stato nominato primo maestro N. Porpora; il triumvirato dovette durare fino al 1761, quando Gennaro si dimise dall'insegnamento (ibid., p. 426). Da allora si dedicò soprattutto al suo incarico di maestro di cappella del Tesoro di S. Gennaro. In coincidenza con tale impegno, dopo gli ultimi lavori profani (tra cui il componimento Enea in Cuma, scritto nel 1760 per la festa a Napoli di Pasquale Gaetani ambasciatore del S.M. Ordine dei cavalieri di Malta), nel 1761, all'apice della sua carriera, Gennaro si concentrò esclusivamente sulla musica sacra, lasciando un numero elevatissimo di lavori particolarmente apprezzati dai contemporanei.
Parallelamente continuò la sua attività didattica, testimoniata tra l'altro dal cantante A. Raaf, che nel 1768 scriveva da Firenze a padre G.B. Martini circa le sue "difficoltà nell'insegnare a un giovane bavarese, allievo di I. Wierl, incapace di apprendere ogni consiglio, nonostante avesse studiato anche con altri maestri, tra cui Manna, maestro di cappella a Napoli" (Schnoebelen, p. 504). Fu Gennaro a ereditare, attraverso lo zio F. Feo, l'autografo dello Stabat Mater di G.B. Pergolesi (conservato presso i Filippini di Napoli).
Occupato a tempo pieno nella sua città, Gennaro ricevette commissioni dalle più importanti istituzioni religiose del territorio - si pensi alla mole di composizioni scritte per l'Oratorio filippino dei Gerolamini, che ancora oggi conserva la maggior parte della sua musica autografa (l'Archivio musicale purtroppo è tuttora non consultabile dopo il terremoto del 1980) - nonché per la cappella Reale e per famiglie aristocratiche napoletane (sono pervenute composizioni dedicate a Vittoria Colonna e Giuseppa d'Aragona).
Gennaro morì a Napoli il 28 dic. 1779.
La sua produzione conta anche 8 oratori e più di 150 lavori sacri. Le messe pervenute sono nella forma della "messa di Gloria": contengono cioè i soli Kyrie e Gloria dell'Ordinarium missae, poiché a Napoli si utilizzava spesso un servizio liturgico musicale che comprendeva solo queste due parti insieme con un mottetto e una preghiera. Le messe di Gennaro sono strutturate in più movimenti (nella forma della "messa-cantata"): dopo una breve introduzione strumentale, si trovano il Kyrie-Christe-Kyrie, e il Gloria, articolato in molte sezioni indipendenti, composte in quello che i contemporanei chiamano "stile misto", risultante da una integrazione fra "stile antico" (contrappunto) e "stile moderno". L'organico è imponente, con cori a cappella (a 4 voci) e con orchestra (a 5 voci), episodi alternati tra soli e coro, lunghe arie virtuosistiche per una fino a 4 voci.
Il musicofilo e viaggiatore inglese Ch. Burney, in visita a Napoli, riportò nel suo diario di viaggio (mercoledì 17 ott. 1770) di aver assistito nella chiesa dei francescani all'esecuzione di una composizione di Gennaro diretta dall'autore; si trattava di musica per soli, coro e orchestra, per una compagine di circa cento elementi: Burney giudica ottima un'aria per basso (meno entusiasta si mostra per altri episodi che, a suo giudizio, non portano alcuna novità e seguono uno stile più idoneo all'opera comica, genere che Gennaro non coltivò mai).
Dai contemporanei Gennaro fu considerato "compositore assai distinto specialmente nella musica da chiesa […]. Il suo stile è grave, maestoso, e divoto; ma quando le parole lo esigono prende un andamento allegro, che ben si distingue dall'allegro profano e teatrale, e le parole vi si distinguono senza che vengano oppresse, ed ingombre dal fracasso degli strumenti" (Biografia degli uomini illustri…). È evidente come in questo commento sia ancora viva l'eco dell'enciclica Annus qui di Benedetto XIV, che nel 1741 aveva compiuto un ulteriore tentativo di ripristinare una più reale distinzione tra musica profana e musica sacra. Sicuramente a tali precetti si riferiva F. Florimo quando sottolineava che "la sua maniera per la musica da chiesa è tale quale saggiamente venne prescritta da Benedetto XIV". Un riferimento alla commistione tra i due generi e a Gennaro si trova in una lettera del 1752 di G. Chiti a padre Martini, in cui si denuncia come a Roma si usasse anche in chiesa un genere di musica destinata al teatro, come le sinfonie d'opera di D. Perez, N. Jommelli e di Gennaro (Schnoebelen, p. 193).
Le opere teatrali di Gennaro attendono ancora di ricevere un adeguato studio musicologico; stilisticamente la sua musica profana non differisce da quella di genere sacro, di cui si leggono testimonianze coeve relativamente alla loro bellezza, intensità e leggerezza nel gusto musicale. La peculiarità di Gennaro sembra essere stata la sua capacità di orchestratore orientato, già prima della metà del secolo, a valorizzare il timbro degli strumenti, anche negli accompagnamenti alle voci, finalizzati a enfatizzare l'espressività delle frasi musicali.
Musica sacra, tutta manoscritta, conservata a Napoli presso la Biblioteca oratoriana dei Gerolamini (per l'elenco in dettaglio si rimanda a Die Musik in Geschichte und Gegenwart). Oratori: Gios, re di Giuda, Napoli 1747; Sepulcra Sarae, 1748; Rubri maris trajectus, Napoli 1761; Debora, 1769; Assuero, Napoli 1770; Esther, 1770; Davide in Nobe, Palermo 1751, Il sacrificio di Melchisedec, Napoli 1776; Il Serafico Alverna; circa 15 messe, tra cui una datata 1755, una 1769, una 1773; 2 messe a due cori; parti di messa e altra musica vocale sacra: 3 Te Deum (1764); 2 litanie; 14 lamentazioni e lezioni per i notturni della settimana santa; Chistus factus est; 2 lezioni per la notte di Natale; 3 Iube Domine benedicere (2 datati 1746, 1751); 3 lezioni per l'Ufficio dei defunti; 3 Benedictus Dominus (uno datato 1777); Confitebor; 12 Dixit; 2 Laudate pueri (uno datato 1740); salmi brevi; Gloria Patri; 2 Veni sponsa; Lauda Sion, 1775; Pange Lingua; inni (uno datato 1789); Tantum ergo, 1752; Cori di anime penanti; numerosi mottetti per voci, coro e strumenti; Passio secundum Ioannem; Dormi, dormi puer; lamentazioni del venerdì e del sabato santo; Celeres o pastores; Quae rea procella; lamentazioni In Nativitate; Cantata per celebrare la traslazione del sangue di S. Gennaro, 1776.
Secondo Dietz alcuni lavori manoscritti attribuiti a Giuseppe Di Majo - marito di Teresa Manna, sorella di Gennaro - al loro figlio Gianfrancesco e a Gaetano, conservati nella Biblioteca dei Gerolamini di Napoli e siglati con le iniziali "G. M.", sono forse di Gennaro. In modo analogo S. Di Giacomo gli attribuì alcuni pezzi sacri anonimi conservati nella stessa biblioteca.
Giacinto, fratello di Gennaro, nacque a Napoli il 13 sett. 1706. Poche le notizie biografiche: fu maestro di cappella della Congregazione dell'Ave Gratia Plena dentro la casa professa della Compagnia di Gesù di Napoli, dal 1732 al 1733. Al 1731 è datato un documento che registra come Giacinto ricevette un salario per "tutti li servitij di musica da lui fatti d'istromenti, come di voce", oltre ad avere ottenuto un precedente pagamento per la sua attività "in sonare il secondo Cimbalo nel teatro di S. Bartolomeo" fino al carnevale 1735; la presenza di Giacinto come violinista al S. Bartolomeo è testimoniata anche in un documento del 1733 (Cotticelli - Maione, 2006).
Giacinto morì a Napoli l'11 marzo 1768.
Gaetano nacque a Napoli il 12 maggio 1751, da Giacinto e da Antonia Giuda. Iniziato dallo zio Gennaro alla carriera musicale, studiò presso il conservatorio di S. Maria di Loreto ai tempi in cui P.A. Gallo era primo maestro e F. Fenaroli secondo maestro. Nel 1778, quando Gennaro si dimise dall'incarico presso la Casa della Ss. Annunziata di Napoli, gli successe come maestro di cappella. In seguito ottenne un incarico presso la chiesa metropolitana di Napoli come secondo maestro; dal 1793 fu maestro di cappella dell'oratorio di S. Filippo. Nel 1783 compose Il trionfo di Maria Vergine Assunta in cielo per l'Ordine dei Gerolamini. Al 1788 risale la cantata Festeggiandosi la traslazione del sangue del glorioso vescovo e martire s. Gennaro (G. di Silva; Napoli 1788).
Gaetano morì a Napoli nel 1804.
Musica vocale (tutta manoscritta, conservata a Napoli nella Biblioteca oratoriana dei Gerolamini): Tota pulchra (1773); litanie (1776); mottetto a più voci (1780); l'oratorio Il trionfo di Maria Vergine (Napoli 1783); 4 Kyrie e Gloria; 2 lamentazioni per la settimana santa; Lezione terza del venerdì santo; parti di messa, arie; Ultimo estremo addio; Amoeni campi virescunt flores.
Cristoforo, figlio di Vitagliano e cugino di Gennaro, nacque a Napoli nel 1704. Dietz lo colloca come studente al conservatorio di S. Maria di Loreto, poi al servizio di Tommaso Francesco Spinelli marchese di Fuscaldo, dove già aveva lavorato il padre. È del 1729 il suo unico lavoro conosciuto ma perso, Lo trejunfo d'ammore o puro chi dura vence, commedia per musica rappresentata al teatro dei Fiorentini di Napoli, dedicata a Thomas Raimund conte di Harrach.
Cristoforo morì a Napoli in data sconosciuta.
Alla famiglia M. appartenne probabilmente Antonio. Cantante identificato come "Abbate Camerino", fu basso presso la Real Cappella di Napoli (dal 1697), presso la Hofkapelle di Vienna (1700-05) e nuovamente a Napoli, come musico di corte, dal 1708. Interpretò il ruolo di Polifemo nell'Aci e Galatea di G.F. Händel nell'esecuzione napoletana del 1711. Come "basso dell'augustissimo imperatore regnante e della Real Cappella di Napoli" cantò nelle manifestazioni di corte ufficiali al tempo in cui A. Scarlatti era primo maestro di cappella.
Eseguì, il 28 ag. 1713 a Palazzo reale, la serenata Il genio austriaco: il Sole, Flora, Zeffiro Partenope e Sebeto di A. Scarlatti, insieme con M. Sassano e N. Grimaldi. Nel giugno dello stesso anno cantò nel collegio dei gesuiti tre cantate di Scarlatti insieme con gli altri solisti della Real Cappella e nel 1716, per la nascita di Giovanni Leopoldo (figlio, morto infante, di Carlo VI), La virtù trionfante dello stesso autore, eseguita a Palazzo. Come "virtuoso dell'imperatore" fu Giove nella serenata La gloria della primavera di Scarlatti (1716), composta per lo stesso evento. Godendo di incontrastato successo nel suo ruolo di basso, fu interprete della serenata Erminia - ancora di Scarlatti - scritta nel 1723 in occasione del matrimonio di Ferdinando Colonna principe di Stigliano e Maria Luisa Caracciolo dei principi di Santobono, eseguita insieme con C. Broschi (Farinelli), A. Pacini e A.P. Fabbri; alla rappresentazione assistette in forma privata anche il viceré, il cardinale Michele Federico d'Althan.
La celebrità di Antonio era tale che il suo salario era secondo solo a quello dei maestri di cappella reali, come si evince da un documento del 12 nov. 1722 (Prota Giurleo, 1952, p. 93).
Antonio morì a Napoli nel 1727.
Nicola, fratello di Antonio, fu violinista nella Real Cappella; morì nel 1721. Un Giovanni Manna è registrato come studente del conservatorio di S. Onofrio a Capuana nel 1689; Andrea Manna fu violinista virtuoso sostituto al teatro dei Fiorentini nel 1734 (Cotticelli - Maione, cd-rom).
Fonti e Bibl.: Per Gennaro: Ch. Burney, Viaggio musicale in Italia (1771), Torino 1979, pp. 288 s.; C. De Rosa, marchese di Villarosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840, pp. 111 s.; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, Napoli 1880-82, II, p. 336; S. Di Giacomo, Catalogo delle opere musicali teoriche e pratiche… Città di Napoli, Arch. dell'Oratorio dei Filippini, Parma 1918, pp. 60-68 (pp. 59 s., per Gaetano); U. Prota Giurleo, La grande orchestra del R. Teatro S. Carlo nel Settecento (da documenti inediti), Napoli 1927, II, pp. 17 s.; S. Di Giacomo, Il conservatorio dei poveri di Gesù Cristo e quello di S. Maria di Loreto, Palermo 1928, p. 240; U. Prota Giurleo, Breve storia del teatro di corte e della musica a Napoli nei secoli XVII e XVIII, in Il teatro di corte del palazzo reale di Napoli, Napoli 1952, pp. 66, 89, 91, 93 (p. 94, per Antonio); H.-B. Dietz, Zur Frage der musikalischen Leitung des Conservatorio di S. Maria di Loreto in Neapel im 18. Jahrhundert, in Die Musikforschung, XXV (1972), 4, pp. 423-426, 429; A. Schnoebelen, Padre Martini's Collection of letters in the Civico Museo bibliografico musicale in Bologna, New York 1979, pp. 356, 538; Collezionismo e storiografia musicale nel Settecento. La quadreria e la biblioteca di padre Martini, Bologna 1984, pp. 100 s., 121; L'opera napoletana. Storia e geografia di un'idea musicale settecentesca, a cura di G. Morelli, Venezia 1984, pp. 140-146; G. Veneziano, Le messe di Gennaro M. (1715-1779) conservate nelle biblioteche italiane: edizione critica, inquadramento storico, analisi, I-III, tesi di laurea, Univ. degli studi di Pavia, a.a. 1991-92; Id., Su alcune messe di Gennaro Manna: contributo allo studio delle fonti di musica sacra del pieno Settecento, in Le fonti musicali in Italia. Studi e ricerche, VII (1993), pp. 21-68; M.G. Melucci - A. Morgese, Il fondo musicale del monastero delle benedettine di San Severo, San Severo 1993, pp. 416-419; H.-B. Dietz, The Dresden-Naples connection, 1737-1763: Charles of Bourbon, Maria Amalia of Saxonia, and Johann Adolf Hasse, in International Journal of musicology, V (1996), pp. 107, 109, 113 s., 124; F. Cotticelli - P. Maione, Onesto divertimento, ed allegrie de' popoli, Milano 1996, pp. 48, 167 s., 176 (p. 93, per Giacinto; p. 224, per Antonio; pp. 117, 378, per Cristoforo); G. Rostirolla, Il "Mondo novo" musicale di Pier Leone Ghezzi, Roma 2001, pp. 232 s., 389-393, 408, 417 s., 423, 433, 445; A. Magaudda, G.F. Milano, principe d'Ardora, nell'ambito della committenza musicale aristocratica del secolo XVIII, in Giacomo Francesco Milano e il ruolo dell'aristocrazia nel patrocinio delle attività musicali nel secolo XVIII. Atti del Convegno, Polistena-S. Giorgio Morgeto… 1999, a cura di G. Pitarresi, Reggio Calabria 2001, pp. 33, 35; A. Magaudda - D. Costantini, Aurora Sanseverino (1669-1726) e la sua attività di committente musicale nel Regno di Napoli…, ibid., pp. 358 s., 365, 376 s., 380, 561 (pp. 365 s., per Antonio); P. Maione - F. Seller, Teatro di S. Carlo di Napoli. Cronologia degli spettacoli 1737-1799, I, Napoli 2005, pp. 43, 54, 59; F. Cotticelli - P. Maione, Le carte degli antichi banchi e il panorama musicale e teatrale della Napoli di primo Settecento, in Studi Pergolesiani - Pergolesi Studies, Jesi 2006, p. 31 e cd-rom (per Giacinto); Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli…, VI, Napoli 1819, p. 34; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, p. 412; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 766 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), coll. 996-999.