CASTIGLIONI, Manfrino
Se ne ignora la data di nascita: figlio di Alfonso, commissario generale delle genti d'arme dello Stato di Milano, e di Caterina Visconti, nacque, presumibilmente a Milano, nell'ultimo quarto del sec. XVI. Dovette avere una gioventù assai turbolenta, a giudicare perlomeno dalle sue pendenze con la giustizia: il 4 ag. 1598, infatti, gli venne inflitta una multa di 10.000 scudi per non avere ottemperato a un precetto che gli intimava di consegnarsi al capitano di giustizia; il 23 settembre di quello stesso anno fu condannato in contumacia alla pena capitale e alla confisca dei beni per detenzione di armi proibite e, il mese successivo, alle identiche pene per il tentato omicidio di tale Aloisio Pado. Non è dato sapere se il C. avesse effettivamente commesso questi delitti, perché, secondo il diritto comune, l'imputato giudicato in contumacia si presumeva reo confesso: certo è che la reintegrazione solenne nella fama e negli onori avvenne soltanto nel 1621, con un decreto di Filippo IV, firmato a Madrid il 14 novembre di quell'anno.
Il C. si era sottratto all'esecuzione delle sentenze riparando nel ducato di Savoia, dove riusciva, non si sa come, a ottenere la nomina a gentiluomo di camera di Carlo Emanuele I. Nel 1603 si dimetteva dalla carica ed entrava al servizio di Rodolfo II, militando nell'esercito imperiale contro il Turco, in Ungheria prima (1607) e in Moravia poi (1608). In data imprecisata, lasciava il servizio imperiale per passare a quello del duca Vincenzo I Gonzaga. Nel 1613, al momento dello scoppio della prima guerra del Monferrato, veniva inviato a Nizza Monferrato con il titolo di governatore del Monferrato.
Fu proprio la presenza del C. a salvare la piazzaforte, allorquando, ai primi di maggio di quell'anno, essa veniva investita dalle forze sabaude: l'abile e coraggiosa difesa - che viene ricordata dai principali cronisti militari dell'epoca - valse a impedire che le truppe nemiche, numericamente e tecnicamente superiori, prendessero il sopravvento. Il 24maggio, al momento in cui veniva tolto l'assedio, nella tregua d'armi che precedette gli effimeri patti di Milano (18 giugno 1613), la piccola guarnigione resisteva ancora tenacemente.Il brillante comportamento tenuto dal C. in quell'occasione gli doveva aprire una rapida carriera: in quello stesso anno veniva nominato gentiluomo di camera del duca Ferdinando e, l'anno seguente, era chiamato a fare parte del Consiglio di guerra. Il 25 ag. 1615 giungeva quindi la sua nomina a luogotenente generale dell'esercito mantovano. Ormai la posizione autorevole raggiunta nello Stato gonzaghesco poteva facilitare il suo ritorno in patria. tanto più che, probabilmente, i suoi precedenti penali erano stati nel frattempo dimenticati. Comunque sia, il 28 giugno 1616, il governatore di Milano, don Pedro de Toledo, gli affidava il comando di una compagnia di gente d'arme. A capo del suo reparto, il C. partecipava agli ultimi scontri della guerra del Monferrato, distinguendosi durante l'assedio di Vercelli e nei combattimenti presso San Germano (settembre-ottobre 1616). Il suo passaggio al servizio della Spagna, alleata dei Gonzaga, non alterò i buoni rapporti del C. con la corte di Mantova, visto che il 13 dic. 1619 il duca lo creava feudatario di Odalengo Piccolo, conferendo a lui e ai suoi discendenti maschi il titolo comitale.
Nell'agosto 1620 e nel marzo 1621 il C. fu inviato dal governatore di Milano in missione nella Svizzera e nei Grigioni: quale fosse il suo compito preciso non è dato sapere, anche se si può presumere che l'incarico fosse connesso con la recente occupazione militare della Valtellina da parte delle truppe spagnole. All'inizio del 1622 il duca di Feria gli affidava il comando di quattro compagnie di cavalleria che dovevano affiancare le truppe dell'arciduca Leopoldo V del Tirolo impegnate nella guerra del Palatinato; il 31 maggio di quello stesso anno il C. entrava quindi a far parte del consiglio di guerra dell'arciduca.
Dopo il provvedimento di reintegrazione nella fama e negli onori, al C. si dischiudeva la possibilità di accedere ai gradi più elevati dell'esercito: il 9 apr. 1627, infatti, Filippo IV lo nominava commissario generale della cavalleria dello Stato di Milano.
Contemporaneamente, il sovrano gli conferiva il titolo di marchese di Garlasco, feudo del quale il C. era titolare insieme ai fratelli ed ai cugini. Questa nomina non ebbe però effetto, anche se in documenti posteriori egli viene menzionato con il titolo di marchese: gli altri confeudatari di Garlasco ricorsero al sovrano contro la concessione, allegando che il C. era titolare soltanto della dodicesima parte del feudo e che, come tale, non poteva essere l'unico a portarne il titolo. La decisione della controversia fu quindi rimessa da Filippo IV al Senato di Milano, il quale si pronunciò a favore dei ricorrenti il 16 luglio 1628.
Dopo questa data si perdono le tracce del C.: si sa soltanto che morì nel 1635.
Fontie Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Confische, p. a., cart. 893, fasc. 1; Feudi Camerali p. a., cart. 263, fase. 10, 11; Panigarola, Condanne, filza 160, ff. n. n.; filza 161, ff. n. n.; Senato, Fidecommessi, cart. 195, fasc. 1; Milano, Arch. stor. civico, Famiglie, cart. 409, ff. n.n.; Ibid., Bibl. Ambrosiana, ms. G inf. 227/175; 236/11; 235/266; Ibid., S. I. L. IV. 3 (stampati), Proba nobilitatis plurium familiarum Mediolanensium...,fasc. 30, 40, 78; Arch. General de Simancas, Catalogo, Valladolid 1923, pp. 59, 62; Milano, Biblioteca Ambrosiana, Card. Federico Borromeo. Indice delle lettere a lui dirette conservate all'Ambrosiana, Milano 1960, p. 113 (con qualche erronea attribuzione); A. Beffa Negrini, Elogi histor. di alcuni personaggi della famiglia Castiglione, Mantova 1606, p. 565; A. Possevino, Belli Monferratensis historia ab anno salutis MDCXII usque ad annum MDCXVIII, s. l. 1637, pp. 200, 203-207; P. G. Capriata, Dell'historia... libri dodici, ne' quali si contengono tutti i movimenti d'arme successi in Italia dal MDCXIII fino al MDCXXXIV, I, Genova 1638, pp. 67, 70 ; G. F. Fossati, Memorie historiche delle guerre d'Italia del secolo presente...,Milano 1639, pp. 16, 18; B. Nani, Historia della Repubblica Veneta, I, Venezia 1676, p. 35; I. de Sitonis de Scotia, Theatrum equestris nobilitatis, Milano 1706, p. 201; E. Ricotti, Storia della monarchia piemontese, IV, Firenze 1865, p. 39; L. C. Bollea, A. M. Spelta e la sua storia della guerra per la successione di Monferrato, in Boll. della Soc. pavese di storia patria, VI(1906), pp. 434 s.; R. Quazza, Preponderanze straniere, Milano 1938, p. 121; P. Litta, Le fam. celebri ital., s. v. Castiglioni di Milano, tav. II.