MANFREDONIA (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Foggia (da cui dista 38 km.), sull'Adriatico, in fondo al golfo dello stesso nome, ai piedi del promontorio garganico. È l'unico sbocco marittimo del Tavoliere di Puglia e dei paesi del Gargano meridionale. Ha vie rettilinee e un buon porto. Negli ultimi settant'anni la popolazione del comune (che abbraccia pure la frazione di Zapponeta, presso il lago di Salpi) si è più che raddoppiata: fu di 7812 ab. nel 1861 ed era di 18.591 nel 1931. Gli abitanti sono dediti all'agricoltura e alla pesca. Il territorio comunale, vastissimo (kmq. 391,91) abbraccia zone delle pendici garganiche e della pianura, queste ultime poste per alcuni tratti sotto il livello del mare e soggette all'acquitrino e alla malaria, dal cui flagello solo ora si vengono liberando. La produzione agricola è molto varia: prevalgono le aree a cereali, e a pascoli, ma sono pure coltivati l'ulivo e la vite. I prodotti della pesca vengono esportati in tutti i principali centri della Capitanata. Il movimento del porto si è aggirato, nel triennio 1927-29, su una media annua di circa 35 mila tonnellate di merce sbarcata e imbarcata; delle 28.524 tonn. nel 1929, 15.572 furono di merce sbarcata e 12.952 di merce imbarcata. È relativamente molto considerevole nel porto di Manfredonia il movimento dei viaggiatori: nel 1929, ne sbarcarono 3377 e ne imbarcarono 3248. Manfredonia è testa di linea del tronco ferroviario che s'innesta a Foggia nel più fitto fascio di vie di comunicazioni che ci sia nell'Italia meridionale; per mezzo di servizî automobilistici, essa è congiunta con Monte Sant'Angelo, con Vieste e con Barletta (per Zapponeta e Margherita di Savoia); linee di navigazione marittima la collegano da un lato con Bari e dall'altro con i porti del Gargano settentrionale e con le Isole Tremiti.
Monumenti. - Tra i pochi avanzi di monumenti medievali, notevole il portale ogivale di S. Domenico (1249-99). Nell'interno della chiesa la cappella della Maddalena serba tracce di struttura gotica e affreschi trecenteschi. All'estremità del paese è il castello svevo-angioino, iniziato da Manfredi: magnifico complesso architettonico costituito da una torre quadrilatera e tre torrioni cilindrici cingenti un quadrato centrale. Nelle immediate vicinanze di Manfredonia, sul luogo dove fu Siponto, è la chiesa di S. Maria di Siponto, consacrata da Pasquale II nel 1117. È una costruzione romanica a pianta quadrata: essa concilia l'ispirazione a schemi strutturali dell'Oriente vicino con i modi decorativi derivati dall'arte pisano-lucchese. A rifacimenti del '500 e del '700 si deve la parte superiore a terrazza: intatti permangono i muri perimetrali della parte inferiore e la cupola. Nella facciata sporge il magnifico portale di forma pugliese. Nell'interno, quadrato, s'innalzano quattro enormi pilastri con colonne addossate e reggono quattro grandi archi gotici a sostegno di quattro muri disposti anch'essi a quadrato sui quali muri posa la cupola a sesto depresso. La cripta ha quattro possenti colonne centrali, che quasi continuano i pilastroni della chiesa superiore, e sedici belle colonne dai capitelli classicheggianti o bizantini. Nei dintorni di Manfredonia è anche la chiesa di S. Leonardo, già annessa - e quasi contemporanea - a un'abbazia fondata nei primi del sec. XII da cavalieri dell'Ordine Teutonico (secondo il Bertaux). Per quanto in rovina è ancora ben visibile la salda architettura romanico-pugliese, non senza influenze orientali nelle tre navate conchiuse da absidi semicircolari e coronate da una cupoletta a tamburo ottagonale. I rifacimenti secenteschi non hanno totalmente sommerso nella facciata le larghe lesene, gli archetti e un grazioso rosoncino; nella fiancata sinistra, tutto onusto di rilievi, un grandioso portale che presenta armonicamente fusi i modi strutturali e decorativi proprî del romanico pugliese e abruzzese, non senza influssi oltramontani. Fra le sculture notevoli i bassorilievi dei capitelli (Balaam e il suo asino, l'Arrivo dei Re Magi) e quelli della lunetta (Cristo benedicente in una mandorla sostenuta da due angeli), forse del medesimo artista abruzzese che operò nelle lunette dei portali di S. Clemente a Casauria.
Storia. - Quando Siponto, la città greca conquistata (289 a. C). dai Romani, poi abbandonata per incursioni saracene e per le paludi, fu diroccata dai terremoti, Manfredi volle costruita la nuova città in luogo più alto e più salubre. La costruzione fu da Manfredi affidata al congiunto Manfredo Maletta. Il nuovo vescovo vi fece solenne ingresso nel 1258, e Manfredonia ebbe diritti e titoli dell'antico arcivescovato di Siponto. Carlo I d'Angiò completò le difese di Manfredonia. Il suo castello resisté alle truppe di O. de Lautrec (1528), ma fu espugnato e rovinato dai Turchi nel 1620, la cui invasione è tuttora ricordata in canti e leggende popolari. Città regia fin dalla fondazione, fu dalla regina Giovanna II infeudata a Muzio Attendolo Sforza. Il suo porto, poco profondo ma abbastanza sicuro, fu emporio soprattutto di esportazione di grano della Capitanata durante il periodo angioino e durazzesco; ma non ebbe mai l'importanza dei porti di Barletta, Bari, Brindisi e Otranto, forse perché all'intorno v'erano larghe plaghe a pascolo e terreni rimasti incolti e deserti per lunghi secoli, paludosi e malarici, e perché la città e il golfo erano come sbarrati dall'immane muraglia rocciosa del Gargano. Decadde poi a porto di secondo ordine di pesca e di cabotaggio. Solo negli ultimi tempi, per la costruzione della ferrovia, per lo sterramento del fondo del porto, per la costruzione del lungo molo che protegge a levante dal borea e per altri lavori, quel peso di cose morte va a mano a mano attenuandosi.
Bibl.: F. Gregorovius, Nelle Puglie, trad. ital., Firenze 1882, pp. 161-194; J. Ross, La terra di Manfredi, trad. ital., Trani 1899; A. Avena, Monumenti dell'Italia meridionale, Roma 1902, p. 200 segg.; Moretti, Siponto e Manfredonia, nella Capitanata del Pensa, Cerignola 1903; É. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904; A. Beltramelli, Il Gargano, Bergamo 1907; F. Lenormant, Nella Puglia dauna, trad. ital., Martina Franca 1917; C. Bertacchi, Puglie, Torino 1926 e 1931, pp. 142-44; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927; M. Bellucci, Manfredonia e le sue vicende, in Popolo nuovo, Foggia, n. 18, 2 maggio 1932.