GUARGUAGLIA (de Guargualiis), Manfredo
Figlio del giureconsulto Andriolo, nacque intorno al 1425 quasi sicuramente a Pavia, dove abitò sempre: fino al 1472 in parrocchia di S. Ambrogio a Porta Ponte, quindi a Porta Pertusi nella parrocchia di S. Maria Cappella prima e poi, fino alla morte, in quella di S. Teodoro. Ebbe un fratello di nome Facino che esercitò l'attività notarile, i cui atti risultano però irreperibili, e che morì verso la fine del 1473. Un altro fratello, Francino, fu invece membro dell'Universitas doctorum artium et medicine della città ticinese.
È plausibile che il G. abbia conseguito la laurea in medicina prima del 1450, in quanto il suo nome non risulta nelle liste delle Lauree pavesi della seconda metà del '400, I, 1450-1475, pubblicate da A. Sottili (Bologna 1995). Il 7 maggio 1453, quale membro del Collegio medico cittadino, assistette al conferimento della licenza in medicina a Matteo da Mede. Dai rotoli universitari per l'anno accademico 1455-56 sappiamo che il 17 ag. 1455 il G. venne incaricato "ad lecturam medicine de nonis" (Arch. di Stato di Pavia, Arch. antico dell'Università, Griffi, cart. 22, c. 121v) con la modesta retribuzione annuale di 50 fiorini, a fronte dei 450 assegnati in tale data al famoso archiatra ducale Giovanni Matteo Ferrari Da Grado (o De Gradi). Tale incarico venne protratto per un ventennio, a tutto il 1476. Il 4 nov. 1479 ricevette invece il mandato "ad lecturam medicine ordinarie de mane" con la ricompensa annuale di 300 fiorini (ibid., c. 160r).
Più che all'attività didattica, la fama del G. è legata all'avvio dell'attività tipografica nella città ticinese.
Il 29 ott. 1472 vennero infatti stipulati i patti di collaborazione tra il G., lo stampatore Giovanni da Sedriano, aiutante di Filippo Cavagni, e il magister Guniforte Regali. L'atto notarile fu stipulato nell'abitazione del G. a Porta Pertusi. Nel documento, pubblicato da R. Maiocchi, è bene evidenziato il ruolo dei tre soci: il G. "doveva essere il direttore intellettuale della tipografia e la sua anima anche finanziaria; poi Giovanni da Sedriano […] si assumeva la parte meccanica dell'impresa, essendo egli di professione tipografo-compositore […]; maestro Guniforto de Regalibus doveva sorvegliare il lavoro, occuparsi della parte economica, e procacciare e regolare la vendita delle opere stampate" (pp. 80 s.). Giovanni da Sedriano si impegnò a effettuare la composizione tipografica e a stampare le opere di qualsiasi settore disciplinare, che via via avrebbero indicato gli altri due soci. Seduta stante il G. versò a Giovanni da Sedriano 800 lire, da spendere nell'acquisto dell'attrezzatura e nell'organizzazione dell'officina, promettendo altresì di corrispondergli un salario di 3 ducati ogni mese per l'intera durata della società, prevista di quattro anni, ducati che il tipografo avrebbe restituito sulla parte di guadagno derivantegli dalla divisione degli utili. Dalle somme percepite con la vendita dei volumi si doveva togliere innanzitutto quanto il G. aveva sborsato per l'impianto della tipografia. Il residuo sarebbe stato a sua volta diviso in sesti, di cui tre sarebbero spettati al G., due al tipografo, uno al Regali. Costui doveva curare la vendita degli stampati, consegnando il ricavato al G., detentore del magazzino presso la propria abitazione e del registro contabile, posseduto in copia anche da Giovanni da Sedriano. Trascorsi i quattro anni, o nel caso di scioglimento anticipato della società, sarebbero stati suddivisi fra i soci anche i libri invenduti, usando la stessa proporzione stabilita per la ripartizione degli utili. Al tipografo, che si impegnava a lavorare esclusivamente per la società, era concesso di recarsi a Milano per aiutare il suo maestro Filippo Cavagni in casi particolari di emergenza: erano consentite tre assenze nell'arco di un anno e ognuna non doveva superare gli otto giorni.
Se dunque Giovanni da Sedriano fu il primo stampatore nella città ticinese (ciò che non mancò di evidenziare nel colophon della Lectura Institutionum di Angelo Gambiglioni apparsa il 30 ott. 1473), il G. fu certamente il promotore e principale finanziatore dell'attività tipografica pavese, nonostante che il suo nome non appaia nei due volumi che costituiscono tale ponderosa editio princeps in folio.
Il fatto, tuttavia, che Giovanni da Sedriano avesse instaurato in proprio gli accordi con il G. e con il Regali mentre era ancora alle dipendenze di Cavagni indusse costui a pretendere il possesso di "lecture et opere", cioè dei fascicoli già ultimati della Lectura. Giovanni da Sedriano nel frattempo si era però affrettato a chiederne il sequestro cautelativo, facendoli depositare in parte presso il banco dell'ebreo Marino e in parte presso la libreria di Giacomo Sanpietro. Con il compromesso del 31 marzo 1473 il materiale venne dissequestrato per essere venduto dai due contraenti. La terza parte del ricavato, fino a raggiungere la somma di 40 ducati d'oro, sarebbe spettata a Giovanni da Sedriano e le altre due parti, oltre ai fascicoli non venduti, a Cavagni. Regali e il G. non sono menzionati nell'atto notarile del compromesso, il che porterebbe a ipotizzare uno scioglimento anticipato della società costituita il 29 ott. 1472 o, più semplicemente, il fatto che i due non erano direttamente coinvolti nella lite dello stampatore con Cavagni (fatto salvo il diritto di ottenere da Giovanni da Sedriano quanto di loro spettanza).
Oltre ad amministrare oculatamente i propri beni (case e negozi in Pavia, una peschiera a Gravellona Lomellina, pascoli e vigneti nel contado) reinvestendo gli utili che ne ricavava in nuove proprietà immobiliari e in terreni, il G. continuò anche negli anni successivi a occuparsi di libri. Il 1° apr. 1478 il tipografo Antonio Carcano dichiarò di essergli debitore di 400 lire imperiali per un finanziamento e per libri a stampa, non meglio specificati, da lui avuti. Poiché Carcano aveva stampato nel 1478 diverse opere di medicina, tra cui l'Anathomia di Mondino de' Luzzi, riveduta e corretta dai docenti dell'ateneo pavese, è ragionevole supporre che il G. abbia dato allo stampatore gli esemplari da utilizzare per la composizione tipografica e anche volumi in conto vendita.
Nel testamento dettato il 19 nov. 1479 il G. nominò eredi universali i figli Giovanni Andrea, Giovanni Facino e Giovanni Michele, tutti ancora in età minorile. L'usufrutto e l'amministrazione dei beni erano lasciati alla moglie, la nobile Isotta Della Torre, nominata tutrice anche delle figlie minorenni Giovanna, Elisabetta e Dorotea.
Con la disposizione del fidecommesso il testatore vietò l'alienazione dei beni cosicché venissero trasmessi integralmente ai discendenti. Vietò anche il condono del debito contratto dal libraio Guniforto Torredano per il mancato pagamento del canone di locazione di una casa ubicata in strada Nuova a Pavia. A fronte della celebrazione di messe gregoriane dispose l'oblazione di 16 lire ai conventi pavesi di S. Giacomo dei minori osservanti, di S. Paolo dell'Ordine agostiniano e di S. Apollinare dei domenicani.
Nel testamento il G. dava la possibilità agli eredi di Tebaldo Maggi, antico possessore del codice cartaceo con l'Expositio et quaestiones in Aphorismos Hippocratis (dopo di lui era stato proprietario del volume Giovanni Pietro da Binasco che l'aveva dato in pegno a un usuraio, per 10 lire: il G. l'aveva riscattato prima che potessero farlo gli eredi di Maggi) di rientrarne in possesso a fronte del pagamento di 10 lire; ma quel codice, un tempo rilegato e al momento del testamento "non ligatum", risultava irreperibile. Sempre dal testamento sappiamo che il G. possedeva altri libri, non meglio specificati, in parte riscattati dagli usurai, altri fatti pignorare ai suoi debitori, altri infine avuti in pegno a copertura di crediti da lui concessi. I vecchi proprietari avrebbero potuto rientrarne in possesso solo restituendo agli eredi del G. le somme spese per il riscatto o corrispondenti ai crediti non esatti.
Deceduto a Pavia il 20 nov. 1479, il G. ebbe sepoltura, alla pari dei professionisti e dei nobili della città, nel chiostro del convento francescano di S. Giacomo della Vernavola.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pavia, Fondo notarile di Pavia, Notaio Villanteri De Capitani Nicolao, b. 105, c. 6 (atto patrimoniale); Notaio Sisti Francesco, b. 154, cc. 95, 206, 228, 246, 535 (atti patrimoniali); b. 155, cc. 127, 405-406 (patti con Giovanni da Sedriano e Guniforte Regali); b. 156, cc. 45-46 (atto patrimoniale); b. 157, c. 566r (atto patrimoniale); b. 158, cc. 78-83 (testamento), 145r, 170r (atti patrimoniali), 516 (confessio di A. Carcano); b. 159, cc. 374 e 609 (eredità); Notaio Gravanago Agostino, b. 184, c. 206r (compromesso Giovanni da Sedriano - Filippo Cavagni); b. 185, c. 384 (atto patrimoniale); Notaio Strazzapata Guniforto, b. 215, c. 633r (atto patrimoniale); Notaio Antonio Antonio, c. 409r (atto patrimoniale); Notaio Canevari Gian Giacomo, b. 311, cc. 194-197 (atto patrimoniale); Notaio Buscati Leonardo, b. 520, cc. 313-317 (atto patrimoniale); Arch. antico dell'Università, Griffi, cart. 22, cc. 121v, 160r; R. Maiocchi, L'introduzione della stampa a Pavia, in Boll. della Società pavese di storia patria, II (1902), pp. 66-85; A. Sottili, Documenti per la storia dell'Università di Pavia nella seconda metà del '400, I, 1450-1455, Bologna 1994, p. 192; A. Ganda, Giovanni Sedriano e M. G. Nuovi documenti sulla prototipografia pavese, in Accademie e biblioteche d'Italia, LXVIII (2000), 2, pp. 5-24; E. Gualandi, La tipografia in Pavia nel secolo XV, in Boll. della Società pavese di storia patria, LIX (1959), 1-2, pp. 43-45; A. Ganda, Giovanni da Sedriano, in Diz. biografico degli Italiani, LVI, Roma 2001, pp. 220-222; K. Burger, The printers and publishers of the XVth century, Berlin 1902, p. 370; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 289; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, n. 10499; D. Fava, Manuale degli incunabuli, Milano 1953, p. 96; The British Library, The illustrated incunables short-title catalogue on CD-ROM: Sidriano.