Manfredi, Manfredo de'
Discendente dai Manfredi, la più potente famiglia guelfa di Faenza, M. nacque da Enrico, forse nel terzo o quarto decennio del sec. XIII. Prese parte, nella buona e nella cattiva sorte, alle principali vicende che videro protagonista in Faenza e in Romagna la sua famiglia durante la seconda metà del Duecento.
Sposatosi, M. ebbe un figlio di nome Alberghetto, rimasto proditoriamente ucciso con il padre, e una figlia di nome Beatrice, andata sposa ad Alberico conte di Cunio.
Costretto a lasciare nel 1274, assieme alla sua Parte, Faenza, per il prevalervi degli Accarisi ghibellini, M. ripiegò sui suoi castelli appenninici, uno dei quali, quello di Serravalle in Val di Senio, nel 1275 fu assediato e devastato dai Lambertazzi, ghibellini bolognesi. Fallito nel 1279 il tentativo di pacificazione fra Geremei e Lambertazzi voluto dalle autorità papali (M. vi partecipò come mallevadore per la parte geremea), l'anno seguente i Manfredi per tradimento di Tebaldello Zambrasi (If XXXII 122-123), poterono rientrare in Faenza. A questo punto si perdono le tracce di M. fino alla sua morte avvenuta tragicamente circa cinque anni dopo.
D. nel nono cerchio dell'Inferno, riferendosi ai traditori dei commensali dannati nella ghiaccia della Tolomea, allude alla sua crudele fine avvenuta il 2 maggio 1285 alla ‛ Castellina ' (villa dei Manfredi a pochi chilometri a nord-est di Faenza), per tradimento del cugino Alberigo, il peggiore spirto di Romagna (If XXXIII 154); cfr. a tal proposito Manfredi, Alberghetto de' (anche per la bibl.).