BUONDELMONTI, Manente
Uomo politico e d'affari fiorentino, vissuto nel XIV secolo, discendeva da due antiche e nobili famiglie, essendo figlio di Gherardo e di Bartola di Rosso Gianfigliazzi. Di Manente non conosciamo né la data di nascita né quella di morte: il suo nome compare per la prima volta in una pergamena del 18 dic. 1340, quando Francesco di Ranieri de' Buondelmonti, capitano dell'esercito fiorentino a Vernia e a Gangalandi, fa mandato di procura al B. e a Lorenzo Buondelmonti per ritirare dalle camere del Comune di Firenze i loro stipendi di ufficiali dell'esercito. Nel 1342 la sua firma compare tra quelle dei sottoscrittori della pace che il duca d'Atene aveva procurato tra la famiglia dei Buondelmonti e altre consorterie. Il B. ricoprì altre cariche pubbliche a Firenze: fu ufficiale di Torre nel 1356, e fu tratto ufficiale di condotta nel 1359; fu poi designato ad altri incarichi che non poté ricoprire essendo ormai lontano dalla città.
La vita del B., infatti, non fu simile a quella della gran parte dei suoi consorti, protagonisti della vita politica fiorentina e delle lotte cittadine, particolannente acute nella seconda metà del XIV secolo. Egli non continuò a prendere parte attiva alla politica cittadina a cui sembrava in un primo tempo indirizzato, giacché ne fu distolto dalla sua amicizia e parentela con Niccolò Acciaiuoli, che gli procurarono impegni altrove, legandolo alle sorti della compagnia degli Acciaiuoli e, alla persona stessa di Niccolò. Il B. aveva infatti sposato Lapa di Acciaiuolo Acciaiuoli, sorella prediletta ed ascoltata consigliera del gran siniscalco del Regno, e donna di primo piano nella vita di Firenze, dove propagò il culto di s. Brigida. Lapa dette al B. cinque figli, due maschi, Francesco ed Esaù, e tre femmine, Maddalena, Ghilla e Giovanna.
Il B. dovette allontanarsi una prima volta da Firenze nel 1341, quando l'Acciaiuoli affidò a lui, a Iacopo di Donato Acciaiuoli e a Silvestro Baroncelli, uomini di fiducia della compagnia degli Acciaiuoli, l'incarico di conservare i feudi e i beni che Caterina di Taranto gli aveva concesso in Morea, nominandolo signore del castello di Bulcano e della baronia di Val Calamata. Tra l'altro proprio in Morea, nel porto di Chiarenza, gli Acciaiuoli avevano aperto una succursale della loro compagnia, analogamente a quanto avevano fatto precedentemente i Peruzzi. Rientrato, dopo alcuni anni di lontananza a Firenze, ritroviamo il B. in città nel marzo 1344 quando, insieme col fratello Lorenzo - che, come lui, abitava nel popolo di S. Stefano al Ponte - vendette a ser Francesco di Gherardo, notaio del popolo di S. Remigio, tutti i casolari e i beni che aveva presso il "castellarem del Sambucho" (oggi Sambuca, nel comune di Tavarnelle Val di Pesa, zona questa dove la famiglia Buondelmonti aveva avuto da tempo numerosi feudi).
L'anno successivo, 1345, troviamo il B. impegnato in una operazione di compravendita in cui non è chiaro il ruolo da lui svolto. In seguito alla grave crisi che colpì gran parte delle compagnie commerciali fiorentine soprattutto per il mancato pagamento da parte del re d'Inghilterra dei debiti contratti, anche la compagnia Acciaiuoli si trovò in difficoltà e Niccolò si vide costretto, per far fronte alle richieste dei creditori, a vendere un palazzo con torre, di cui risultava proprietario, posto nel popolo di SS. Apostoli per il prezzo di 1.700 fiorini: gli acquirenti furono il B. e Andrea di Ranieri Buondelmonti. Qui non è chiaro se il B., agente e cognato di Niccolò, non compaia come prestanome, o se non sia l'effettivo compratore, tanto più che successivamente il palazzo tornò di proprietà dell'Acciaiuoli.
Nel 1346 il B. è ricordato in un atto di procura rogato a Firenze e fatto da sua madre Bartola, vedova di Gherardo, insieme con i fratelli Rosso e Lorenzo.
II, definitivo allontanamento del B. da Firenze risale al 1356, quando si recò a Napoli per raggiungere la moglie e il cognato Niccolò Acciaiuoli, il quale lo introdusse alla corte degli Angioini. Qui riscosse un notevole successo, diventando consigliere del re di Napoli, da cui fu nominato governatore della Basilicata e poi di Abruzzo; e da ultimo fa chiamato da re Roberto d'Angiò al suo fianco col titolo di gran ciambellano.
La fortuna economica di quest'ultimo periodo è confermata dal fatto che a Firenze nel 1362il B. e Lorenzo Buondelmonti compaiono come i maggiori contribuenti del gonfalone della Vipera dopo Niccolò Acciaiuoli.
Fonti e Bibl.:Archivio di Stato di Firenze, Archivio Diplomatico,Certosa di Firenze, 18 dic. 1340, 17 febbr. 1341, 18 marzo 1344, 28 sett. 1345, 7 sett. 1346; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, ms. Magliab. XXVI, 88; Delizie degli eruditi toscani, Firenze, XIV, 1781, p. 237; XXIII, 1786, p. 14; XXIV, 1786, p. 235; P. Litta, Famiglie celebri d'Italia,sub voce Buondelmonti, tav. X. Il B. si trova appena ricordato nei volumi di E. G. Léonard, Histoire de Jeanne Ire reine de Naples,comtesse de Provence (1343-1382). La jeunesse de la reine Jeanne, Monaco-Paris 1932, II, p. 484; A. Sapori, Studi di storia economica. Secc. XIII-XIV-XV, Firenze 1955, I, pp. 137, 143; C. Bec, Les marchands écrivains. Affaires et humanisme à Florence,1375-1434, Paris 1967, p. 342 n. 182; V. Branca, Per il testo del Decamerone, in Studi di filologia ital., VIII (1950), p. 47. Più ricchi di notizie il volume di C. Ugurgieri della Berardenga, Gli Acciaiuoli di Firenze nella luce del loro tempi, Firenze 1962, pp. 119, 159, 243, 318, e la preziosa biografia di E. Tanfani, Nicola Acciaiuoli, Firenze 1863, pp. 42, 46.