MANDURIA (Manduris, Μανδύριον, Μανδονιόν)
Città messapica, sita a 35 km a S-E di Taranto, nella penisola Salentina.
Le testimonianze archeologiche più antiche provenienti dalla zona risalgono all'Eneolitico (Caverna dell'Erba e Specchia di Monte Magliano). Inoltre, un ripostiglio di bronzi arcaici, conservati ora, in parte, al museo di Taranto, fu rinvenuto nel 1872 alla masseria "Li Strazzati".
Incerta è la data di fondazione della città. La notizia più antica che abbiamo dalle fonti è quella relativa alla morte del re Archidamo di Sparta, alleato di Taranto, sotto le sue mura (338 a. C., Plut., Agis, 3, 2). Questa data corrisponde al periodo di massima prosperità della città, come è provato dai ritrovamenti archeologici. Il materiale che proviene dalle necropoli manduriane, infatti, costituito in massima parte da ceramica àpula e di Gnathia, oltre che dalle tipiche "trozzelle" messapiche, è databile per lo più al IV-III secolo.
Le altre notizie che abbiamo sulla storia della città ci sono fornite da Livio (xxiv, 20 e xxvii, 15). Annibale se ne impadronisce nel 212, Q. Fabio Massimo la riconquista nel 209, dopo un assedio. Ambedue le volte essa subisce il saccheggio. Questo periodo segna per la città l'inizio della decadenza. Probabilmente, essa non entrò mai a far parte dei municipia (oppidum la chiamano Livio e Plinio il Vecchio).
Della città antica sussistono i notevolissimi avanzi delle opere di fortificazione. Scavi recenti ne hanno liberato nuovi tratti, chiarendo altresì il problema della loro cronologia.
Si possono agevolmente distinguere tre cerchie murarie, appartenenti a tre fasi diverse. La più interna (lunga circa km 2) è formata da grossi blocchi irregolari posti per testa, e preceduta da un fossato. Successivamente, una seconda muraglia, costituita da blocchi molto più regolari, disposti alternativamente per testa e per taglio, venne a rinforzare la prima, di cui occupa in parte il fossato. È probabile che questa seconda cinta si riferisca alla guerra contro Taranto e Archidamo. L'ultima cerchia, infine, la più imponente (5 m di spessore, 6 o 7 di altezza) è lunga più di 3 km. Anch'essa è preceduta da un fossato. Quest'ultima fase delle fortificazioni sembra da attribuirsi al periodo della guerra annibalica. Il muro infatti è impostato su alcune tombe, i cui corredi (comprendenti, tra l'altro, ceramica di Gnathia baccellata) sono databili al III sec. avanzato.
Al di fuori delle mura, ai lati delle strade che escono dalle porte (5 nella sola zona orientale), sono apparsi numerosi gruppi di tombe scavate nella roccia. Malauguratamente, la maggior parte di esse era già stata saccheggiata; si sono potuti recuperare tuttavia alcuni corredi, composti per lo più di vasi databili tra il IV e il II sec. a. C.
Merita menzione, inoltre, il cosiddetto "Fonte Pliniano", identificabile forse con quello di cui parla Plinio (Nat. hist., lI, 226), situato in una vasta caverna, certamente naturale, ma ampliato dalla mano dell'uomo.
Bibl.: Galateo, De situ Japygiae, in Delectus scriptorum veterum Neapolitanorum, Napoli 1725, c. 605 ss.; L. Tarentini, Cenni storici di Manduria antica, Casalnuovo, Manduria restituita, Taranto 1901; S. Puglisi, Nota preliminare sugli scavi della Caverna dell'Erba, in Rivista di Scienze Preistoriche, VIII, 1953, p. 86 ss.; C. Drago, Specchie di Puglia, in Bull. Paletn. Ital., n. s., IX, vol. 64, 1954-55, p. 179 ss.; G. B. Arnò, Manduria e Manduriani, 2 ed., Oria 1954; D. Marin Meluta, Manduria, cenni protostorici. Descrizione delle sue antichità, in Annali della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari, IV, 1958, p. 53 ss.; N. Degrassi, Le recenti scoperte archeologiche nella provincia di Taranto, in La ricerca archeologica nell'Italia meridionale, Napoli 1960, p. 119 ss.