MANDULIS
Divinità nubiana. Il culto di M. ha probabilmente origine tra le popolazioni seminomadi, conosciute in epoca romana come Blemmi e stanziate nella zona del deserto orientale nubiano, compresa tra Kalabša e Dendur. La sua diffusione in ambito egiziano risale comunque al periodo di poco precedente alla conquista dell'Egitto meridionale e della Nubia da parte degli eserciti di Augusto. Ritroviamo l'immagine di M. sulle pareti della cappella tolemaica del tempio di Kalabša costruita da Tolemeo IX Sotèr II, probabilmente, sui resti di un edificio preesistente del sovrano nubiano Ergamene. M. veniva adorato nei santuari di Dendur, Abǧwala e il suo culto è attestato anche a File.
Il suo carattere è preminentemente solare e le credenze a lui legate, forse in seguito a una contaminazione con idee religiose egiziane, si svilupparono intorno a un ciclo di morte (tramonto) e resurrezione (alba) giornalieri. M. si ritrova perciò come fanciullo in quanto sole mattutino, o come uomo maturo in quanto ipostasi del sole al tramonto. Non sono rare le scene in cui il sovrano officia il culto davanti a entrambe le forme di Mandulis.
Elemento caratteristico di M. è la corona-atef, più o meno elaborata a seconda se il dio è rappresentato come un uomo o come fanciullo. Nel primo caso ha anche una parrucca corta, stretta alle tempie da una fascia annodata sulla nuca. Talvolta, come personificazione del sole mattutino, M. ha testa di falco. Quando è rappresentato come fanciullo, gli sono associati Iside e Osiride, quando compare come uomo maturo, Udja o Satet. L'associazione a divinità egiziane dimostra la volontà di integrare M. in una realtà culturale e iconografica che non gli è propria: nel primo caso è sostituto di Arpocrate nella triade di File; nel secondo la sua immagine ha valore per quella del dio Khnum (v.), patrono di Elefantina. Nel tempio di Kalabša ritroviamo M. fanciullo assiso sopra un fiore di loto, chiaro rimando all'iconografia classica del dio Horns fanciullo, sebbene non sia possibile escludere un'allusione al dio Nefertum.
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