MANDASOR
È l'antica Daśapura, principale città del Mālwa (India centro-occidentale, stato del Madhya Pradesh) nel V-VI sec. d.C., ricordata anche prima dell'epoca gupta in un'iscrizione di Nāsik. Si tratta forse della città di Minnagar, capitale dello kṣatrapa Nahāpana (prima metà del II sec. d.C.). Gli scavi condotti negli anni '20 a M. e nelle vicine località di Soṇḍni e Khilcipura, pur portando alla luce importanti iscrizioni e sculture, non hanno chiarito la natura e le stratificazioni dell'insediamento urbano, e nemmeno quelle delle aree sacre.
Da Daśapura regnava sul Mālwa la locale dinastia degli Aulikara, feudatarî dei Gupta. Un'iscrizione, ora nel museo di Gwalior, ricorda Naravarman, contemporaneo di Candragupta II (c.a 380-414 d.C.), e documenta l'esistenza di un tempio dedicato a Kṛṣṇa. Un'altra iscrizione menziona l'imperatore Kumāragupta I (c.a 414-455) e il re di Daśapura Bhanduvarman, e dà importanti informazioni sulla M. del V sec.: nel 437-38 vi si era trasferita dal Gujarat la corporazione dei Setaioli, che vi fece costruire un tempio dedicato a Sūrya, restaurato nel 473-74. Vatsabhatti, responsabile dei lavori, dettò l'iscrizione, la cui sezione centrale consiste in una descrizione della città che, pur rifacendosi a modelli retorici, ci dice come alcuni edifici fossero adorni di balaustre (vedikā). Databile agli inizî del VI sec. è un'immagine di Viṣṇu a quattro braccia, rispondente cioè al tipo impostosi un po' ovunque in epoca gupta.
Tra il 525 e il 535 d.C. prese il potere Yaśodharman, le cui relazioni dinastiche con gli Aulikara sono incerte. Vincitore a un tempo dell'invasore centrasiatico Mihirakula e oppositore del potere gupta, appoggiò lo scivaismo (i Gupta erano i rappresentanti dell'ortodossia Brahmāṇīca visnuita): scivaita è per l'appunto la maggior parte della produzione scultorea di M., che risale a questo periodo. Due vijayastaṃbha, o «pilastri della vittoria», con base quadrata, fusto a sedici lati e capitello lotiforme sormontato da un'immagine doppia del tipo noto dal pilastro di Erāṇ (ν.) e da Pawāyā (v.), vennero eretti da Yaśodharman a Soṇḍni nel 532. Recano entrambi una medesima iscrizione, in cui egli si proclama sovrano universale. Accanto ai vijayastaṃbha si trovano oggi, insieme con numerosi altri frammenti, due grandi figure di dèi-guardiani (dvārapāla), che erano probabilmente posti all'entrata di un tempio in mattoni dedicato a Śiva. Da Soṇḍni proviene anche il rilievo con vidyādhara, o esseri celesti in volo, che si trova oggi nel Museo Nazionale di Delhi.
Scivaita è anche la grande stele (alt. c.a 3 m) rinvenuta nel forte medievale di M., che mostra al centro uno Śiva itifallico vestito di una pelle di leone o tigre, con ascia e tridente. È circondato da gaṇa (semidei che formano il suo seguito), al modo - è stato osservato - in cui i componenti dell'esercito di Māra circondano il Buddha su taluni rilievi gandharici. Sulla base della stele altri semidei, probabilmente i guhyaka, suonano e danzano attorno a un personaggio centrale, identificato con lo stesso Śiva o con Kubera. Notevole interesse hanno anche un Liṅga a otto facce, quattro delle quali poste alla base del fusto e quattro a metà altezza, e una dea madre identificata con Kṣemaṅkarī: seduta sul trono dei leoni, regge nelle mani un loto, un bambino e un tridente.
Da Khilcipura proviene un pilastro di toraṇa (portale) eretto al tempo di Yasodharman, anch'esso pertinente ad ambiente scivaita. Alla sua base sono rappresentati un dvārapāla su un lato e la dea fluviale Yamunā dall'altro, mentre sui pannelli che ornano il fusto compaiono coppie amorose. È questo l'esempio migliore di una produzione artistica tutta di alto livello, riferibile a un'area che comprende, oltre al distretto di M., anche altre località, come Nagarī (oggi nel Rajasthan). Da qui provengono infatti frammenti di un toraṇa simile a quello di Khilcipura, anch'esso scolpito con scene d'ambito scivaita. Tra i materiali rinvenuti a Khilcipura va altresì segnalata un'immagine di Kubera dalle interessanti varîanti iconografiche (ha come attributo, tra gli altri più canonici, un cobra).
Bibl.: Notizie degli scavi in ASJAR 1922-23, pp. 185-186; ASIAR 1925-26, pp. 187-188. - J. Williams, The Sculpture of Mandasor, in Archives of Asian Art, XXVI, 1972-73, pp. 50-66; J. C. Harle, Gupta Sculpture, Oxford 1974, nn. 94-101; B. Chhabra, G. S. Gai (ed.), Inscriptions of the Early Gupta Kings, Revised by D. R. Bhandarkar (Corpus Inscriptionum Indicarum, III), Nuova Delhi 1981; S. Schastok, A Sixth-Century Kubera Image from Mandasor, in C. Śivaramamurti e altri (ed.), Chhavi-2. Rai Krishnadasa Felicitation Volume, Benares 1981, pp. 105-108; M. W. Meister (ed.), Discourses on Śiva. Proceedings of a Symposium on the Nature of Religious Imagery, Bombay 1984, pp. 53, 283, 287; M. W. Meister e altri (ed.), Encyclopaedia of Indian Temple Architecture. North India. Foundations of North Indian Style c. 250 B.C.-A D 1100 Delhi 1988, p. 142.