MANCHENG
Complesso tombale cinese risalente alla dinastia degli Han Occidentali (206 a.C. - 9 d.C.), situato nella parte nord-occidentale della provincia dello Hubei, nel territorio dove - precedentemente e durante il periodo degli Stati Combattenti (475-221 a.C.) - si era sviluppato lo stato di Zhongshan. Nel 1968 vi sono state scoperte due grandi e intatte tombe Han, datate sulla base di monete e iscrizioni fra il 118 e il 104 a.C. e appartenenti a un principe locale, Liu Sheng, ivi inumato insieme alla consorte Dou Wan.
Le sepolture, che riflettono la grandiosità dell'architettura palaziale del tempo, sono state ricavate in caverne artificiali scavate nel fianco di una montagna, secondo una pratica attestata in Cina non prima del II sec. a.C. e riservata ai sovrani e ai nobili di rango superiore: nelle tombe di M. sono riprodotte le stalle per i cavalli, gli ambienti per la conservazione del cibo e delle bevande e gli appartamenti privati dei due principi. Le tombe di questo tipo, tra le quali figurano quelle di Jiulong Shan presso la moderna Qufu, nello Shandong, condividono con M. alcune caratteristiche, come il lungo passaggio che dal fianco della collina conduce agli ambienti interni disposti sull'asse principale della tomba o ai lati di questo e che fungono da enormi sacelli. L'accesso alle tombe veniva impedito, avvenuta l'inumazione, grazie a spessi muri di pietre grezze, a M. sigillati con ferro fuso. È proprio quest'ultima caratteristica, assente negli analoghi complessi tombali, che ha probabilmente impedito la violazione delle tombe.
A differenza di quanto si riscontra generalmente nella maggior parte delle tombe Han, i numerosi reperti provenienti da M. non sono copie di oggetti reali prodotte in materiali «più poveri» a fini funerarî - i c.d. mingqi - ma gli oggetti stessi che, appartenuti in vita a Liu Sheng e consorte, furono poi traslati dai loro palazzi nella residenza ultraterrena dei due principi locali. Dal punto di vista stilistico, essi attestano una forte continuità con la tradizione artistica del regno di Zhongshan e con quella di altri stati della Cina pre-Han, tra cui in modo particolare quello di Chu.
Gli articoli funerari rinvenuti nelle tombe sono nel complesso molto simili, anche se varîazioni nel loro numero indicano la differenza sociale dei due defunti: nel corridoio e nella camera S della tomba di Liu Sheng, erano stati disposti p.es. sei carri cerimoniali e sedici cavalli, contro i quattro carri e tredici cavalli di Dou Wan. La disposizione degli oggetti nelle due tombe è inoltre rivelatrice dei sofisticati rituali funerari del tempo: gli oggetti più preziosi erano stati collocati nella camera centrale delle due tombe, come una serie di lucerne in bronzo dorato lavorate nelle forme più varîe. Una di esse, che un'iscrizione permette di datare intorno al 173 a.C., proviene dalla tomba di Dou Wan ed è modellata nella forma di una dama di corte inginocchiata che regge tra le mani una lucerna.
Questo esemplare rimane unico per soggetto e finezza dell'esecuzione: il delicato volto della dama riflette l'umiltà del suo stato - sottolineato anche dalla sua posizione, inginocchiata - mentre la veste si distende in morbide pieghe che non tradiscono la solidità del metallo in cui l'oggetto è stato realizzato (v. lucerna, Cina).
Altri preziosi oggetti in bronzo sono rappresentati da un gruppo di recipienti del tipo hu, arricchiti da decorazioni in agemina che risaltano sulle loro superfici e che riprendono, nella sinuosa andatura dei motivi geometrici, analoghe soluzioni decorative impiegate nei coevi oggetti laccati. Due degli hu sono particolarmente interessanti, in quanto quelli che a prima vista sembrano motivi decorativi sono in realtà iscrizioni, a carattere eminentemente augurale, nella calligrafia tipica della Cina meridionale e nota come «a uccello». La stessa tecnica decorativa si ritrova in un incensiere in bronzo con delicate ageminature in oro e argento raffigurante una delle mitiche «isole degli immortali» e parte del corredo funerario di Liu Sheng. È forse l'esemplare più raffinato di questa categoria di oggetti, eccezionalmente rifinito in cui è evidente una grande cura dei dettagli. La montagna ove si suppone risiedano gli immortali, corrispondente alla parte superiore dell'oggetto, è trattata in modo molto naturalistico: è un vero e proprio paesaggio in miniatura, con picchi e recessi in mezzo ai quali spuntano figurine di immortali e animali fantastici, questi presenti anche nell'elegante base lavorata a traforo.
Il tema dell'immortalità, che tanta parte occupa nella sfera del pensiero di epoca Han con profondi riflessi anche nel campo dell'arte, a M. è ulteriormente sottolineato da uno dei più spettacolari ritrovamenti: le vesti di giada entro le quali erano stati posti i corpi dei due principi, entrambe formate da più di duemila tessere di giada cucite tra di loro con fili d'oro, simboli dell'elevata posizione sociale dei defunti. Secondo le dottrine taoiste dell'epoca, la giada aveva infatti il potere di preservare il corpo dal decadimento, e una serie di oggetti lavorati nel prezioso materiale veniva impiegata a questo fine nelle sepolture. Sin dall'epoca degli Han Occidentali si registra la comparsa, p.es., di piccole giade da introdurre nella bocca del defunto e lavorate nella forma di cicale, probabilmente associate a idee di resurrezione suggerite dal ciclo vitale di questo animale. Un altro interessante gruppo di oggetti è quello noto come «giade per i nove orifizi», che dovevano ostruire le aperture del corpo - occhi, orecchie, narici, bocca, apparato genitale e ano - evitando così la fuoriuscita del «fluido vitale» e preservando intatto il corpo.
Anche se, nelle sue linee generali, l'impiego nelle sepolture di giade con specifiche valenze funerarie può farsi risalire già alla tarda Età Neolitica, come molte tombe della cultura Liangzhu (v.) ci dimostrano, è soltanto con il periodo Han che le concezioni relative al tipo di oggetti che devono ritualmente figurare nelle sepolture vengono organizzate ed elette a sistema. Nelle giade utilizzate a tal fine si registrano comunque interessanti sopravvivenze dell'antico: uno degli oggetti più diffusi nelle sepolture della cultura Liangzhu, a forma di disco con foro circolare al centro e noto come bi, compare spesso anche nelle tombe Han; così come a M. numerosi bi erano stati posti sul corpo dei due principi e utilizzati anche per decorare i sarcofagi.
Bibl.: Mancheng Han mu fajue baogao («Rapporto di scavo delle tombe Han a Mancheng»), Pechino 1980; J. Rawson, Chu Influences on the Development of Han Bronze Vessels, in Arts Asiatiques, XLIV, 1989, pp. 84-99; R. L. Thorp, Mountain Tombs and Jade Burial Suits: Preparations for Eternity in the Western Han, in Ancient Mortuary Traditions of China, Los Angeles 1991, pp. 26-39.