ROSEO, Mambrino
– Nacque sul finire del XV secolo a Fabriano: doveva avere più di venticinque anni nell’ottobre del 1527, quando era notaio al servizio del signore di Perugia Malatesta IV Baglioni (1491-1531). Doveva aver frequentato lo Studio di Perugia e fu forse membro dell’Accademia dei Disuniti. Malatesta Baglioni, condottiero affermato, fu chiamato nel 1529 a difendere la Repubblica di Firenze; Roseo lo accompagnò e registrò gli avvenimenti in un poema in ottava rima, l’Assedio e impresa de Firenze (Perugia, Girolamo Cartolari, 1530), forse commissionato dallo stesso Baglioni.
L’opera, d’ispirazione epico-encomiastica, canta le imprese del condottiero con cadenze ariostesche, ma mantiene anche minuziosamente l’attenzione sulla fatica quotidiana dei soldati.
Dalla morte di Baglioni, nel 1531, mancano notizie di Roseo, che ritroviamo a Roma nel 1542 come traduttore dallo spagnolo presso l’editore perugino Baldassarre Cartolari.
La sua dedica a Paolo Luzzasco della fortunatissima Vita di Marco Aurelio Imperatore (1542), tratta dal Libro áureo di Antonio de Guevara, reca un elogio del mestiere del traduttore. L’Istituzione del principe cristiano (1543), adattamento del Relox de príncipes di Guevara, è dedicata al cardinale Rodolfo Pio di Carpi.
Roseo aveva sposato la romana Giulia de Stati, da cui ebbe il figlio Ascanio. Una traccia della sua presenza a Roma prima del 1542 viene dal cordiale carteggio con il letterato senese Luca Contile; di sicuro i due si erano conosciuti prima del passaggio di Contile a Milano. Roseo si legò ben presto anche ai fratelli Francesco e Michele Tramezzino, editori che gestivano una attivissima tipografia in Venezia e una frequentata libreria in via del Pellegrino a Roma. Per loro iniziò a tradurre i romanzi cavallereschi dei cicli di Amadís de Gaula e di Palmerín de Olivia e anche Le vite dei dieci Imperatori di Guevara e la Selva di varia lezione di Pedro Mexía (1544), di cui firmò le dediche a Girolamo Sauli, vescovo di Bari, e a Flaminio Orsini dell’Anguillara, signore di Stabbia.
Nel 1544 uscì il primo Palmerino d’Oliva e poi a ritmo accelerato l’Amadis e lo Splandiano nel 1547, il Primaleone e il Platir nel 1548; fu Michele Tramezzino a firmare le dediche, rivolte alla nobiltà ferrarese, tra cui spiccano quelle dell’Amadis di Grecia al duca Alfonso II di Ferrara e del Primaleone a Giulio Boiardo conte di Scandiano; più tardi, quelle a patrizi veneziani come i Cornaro, Dolfin, Lippomano, Memmo, Priuli.
Attorno al 1546 curò anche un’antologia in lode di Livia Colonna, musa dei poeti romani: una raccolta di rime italiane e latine di Annibal Caro, Bernardo Cappello, Anton Francesco Raineri, Giacomo Marmitta, l’abate Dardano, Gandolfo Porrino, Trifone Benci e altri (Roma, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 3693), che, secondo Roberto Zapperi, fu commissionata dal cardinale Alessandro Farnese in quel periodo corteggiatore della nobildonna (Zapperi - Walter, 2006). Nulla sappiamo però dei rapporti tra Roseo e il cardinale, né della relazione con lei.
Nel 1550 era «maestro di casa», uomo di fiducia del condottiero Ascanio Della Cornia (1516-1571), genero di Malatesta Baglioni e nipote del nuovo papa Giulio III. Lo attestano alcuni mandati autografi per il passaggio di carichi di vino nelle dogane romane, riesumati da Stefano Neri. È probabile che Roseo conoscesse già i Della Cornia, che appartenevano alla nobiltà perugina contigua ai Baglioni. Tra il 1550 e il 1555 Ascanio, molto legato al cardinale Fulvio suo fratello, divideva la vita tra impegni militari e pause di riposo a Roma e nei feudi di famiglia. Non è casuale quindi che Roseo dedichi a lui i Tre libri della disciplina militare (Tramezzino, 1550) traduzione dell’arte della guerra di Raimondo Beccaria di Pavia, signore di Fourquevaux (attribuita anche a Guillaume du Bellay). Nella guerra di Parma Della Cornia dovette occuparsi di missioni diplomatiche e militari (1551-52); poi con l’esercito imperiale partecipò alla guerra di Siena in cui, scampato a un’imboscata, fu catturato da Pietro Strozzi e, dopo un rocambolesco tentativo di fuga che Roseo narrò in dettaglio nella sua continuazione delle Historie del mondo di Giovanni Tarcagnota, fu ospite per un breve periodo del re di Francia, che lo liberò in omaggio al papa suo zio (1554).
A Roma Roseo continuava a tradurre romanzi spagnoli: in soli dieci anni videro la luce tutti i volumi del ciclo di Amadis, dedicati da Michele Tramezzino a nobili di Venezia e Ferrara: nel 1550 Florisandro (VI), Lisuarte di Grecia (VII), Amadis di Grecia (IX); nel 1551 Florisello di Nichea (X), Rogello (XI), Silves della Selva (XII). Del 1553-1554 è il Palmerino d’Inghilterra con l’editore veneziano Francesco Portonari.
La novità è che Roseo debuttò come romanziere in proprio: il Flortir (Tramezzino, 1554) fu il primo romanzo cavalleresco che scrisse di suo pugno, a imitazione dei libri spagnoli. Anche la nuova edizione della Selva di varia lezione (Tramezzino, 1555) conteneva una Quarta parte originale di Roseo, dedicata, come le tre precedenti, a Flaminio Orsini dell’Anguillara; signore cui si rivolsero anche altre traduzioni, il romanzo Le opere magnanime dei due Tristani (1555) e il Libro di agricoltura di Gabriel Alonso de Herrera (1557).
Durante la guerra di Campagna Ascanio della Cornia militò con il Regno di Napoli acquisendo meriti presso Filippo II. Frattanto Roseo pubblicò nel 1558 due continuazioni: la Quinta parte della Selva di varia lezione, da lui rivolta al duca di Paliano, e il supplemento alle Historie del Regno di Napoli di Pandolfo Collenuccio, dedicato da Tramezzino al duca di Urbino Guidobaldo II Della Rovere.
Nel 1558 uscì la prima parte del più importante romanzo cavalleresco composto da Roseo, lo Sferamundi di Grecia, libro XIII, che coronava il ciclo spagnolo di Amadis; il secondo tomo seguì nel 1560.
Tramezzino stampò inoltre in breve tempo tutte le continuazioni del ciclo di Palmerín, che evidentemente Roseo aveva già approntato: la Terza parte del Palmerino di Inghilterra (1559), Il secondo libro di Palmerino d’Oliva, La quarta parte di Primaleone, la Seconda parte di Platir e il Libro secondo di Flortir, tutti del 1560. Intanto uscì un’altra corposa traduzione cavalleresca, l’unica che rechi sul frontespizio il nome di Roseo: il Florambello di Lucea, dedicato a Giovanni Priuli, figlio del doge di Venezia. Poco più tardi, nel 1562, Tramezzino stampò la continuazione di Roseo alla storia universale di Tarcagnota, la Terza parte delle historie del mondo, dedicata al cardinale di Trento Cristoforo Madruzzo (dal 1512 fino al 1559).
Nel 1563 proseguì la stampa dello Sferamundi, con la Terza e Quarta parte. Intanto Roseo aveva pronte le continuazioni di Amadis da intercalare tra un libro e l’altro, le Aggiunte al libro IV (1563) e al V, VII, IX, X e XI (1564). Poco più tardi, nel 1565, videro la luce gli ultimi due tomi dello Sferamundi, la Quinta e la Sesta parte. Negli anni sessanta per i Tramezzino Roseo tradusse libri religiosi, lo Specchio d’eterna salute di Jan Ruysbroek nel 1565 e l’Enchiridion di Johann Landsberg nel 1566; ma terminò anche la serie di Amadis, con l’Aggiunta al libro XII nel 1568.
Documenti del 1564 lo mostrano ancora legato ad Ascanio della Cornia, che nel 1563 era divenuto marchese di Castiglione del Lago e nel 1565 partecipò alla difesa di Malta come maresciallo di campo, nominato da Filippo II membro del Consiglio di Napoli. Tuttavia dal 1561 al 1575 Roseo visse a Castelnuovo di Porto (Roma) al servizio di Clarice Orsini dell’Anguillara (figlia di Flaminio, morto nel 1560 a Djerba) e Sciarra Colonna di Palestrina (1535-1571). Dai documenti rinvenuti da Paola Iazurlo emerge un rapporto di grande confidenza tra Clarice e Roseo, che firmò come testimone il testamento della fanciulla nel 1561. L’anziano scrittore, nei documenti chiamato «Magnificus», doveva conoscere da tempo la giovane: forse ne era stato il precettore. Nel 1568 nella Rocca di Castelnuovo di Porto si documenta la presenza di artisti della bottega di Federico Zuccari, il pittore che diresse il cantiere Farnese di Caprarola. Secondo Iazurlo il programma iconografico della Loggia Pinta, improntato a episodi di storia romana a encomio della famiglia Colonna, si può attribuire a Roseo, che negli atti compare come stimato consulente culturale. Nonostante avesse più di settant’anni, Roseo continuava a lavorare: la raccolta Historia dei successori di Alessandro Magno, tratta da Diodoro Siculo, fu stampata a Venezia da Francesco Ziletti (1570) che nella presentazione alludeva a Roseo come «historico celebre» (lettera Ai lettori, p. n.n.).
Ascanio della Cornia svolse un ruolo rilevante nella battaglia di Lepanto, ma morì al suo rientro a Roma, il 6 dicembre 1571. Nelle stesse date morì Sciarra Colonna.
La morte dei fratelli Tramezzino (Francesco nel 1576 e Michele nel 1579) frenò la tipografia e provocò lunghe controversie tra gli eredi di Roma e Venezia.
Quando nel 1580-1581 essi ristamparono il Tarcagnota, vi aggiunsero per la prima volta la Quinta e ultima parte di Roseo (il secondo volume della Parte terza, «altre volte intitolato Supplemento o quinto volume», Bognolo - Neri - Cara, 2016, p. 63 nota 100, dal 1559 fino al 1572, continuato poi da B. Dionigi da Fano: di Roseo il libro VII-XV e di Dionigi il XVI-XVIII). La dedica del libro, firmata dal figlio Ascanio il 23 febbraio 1581, dice che il padre era morto «mentre si apparecchiava a correggerla per porla in stampa» (Delle historie del mondo di m. Gio. Tarchagnota [...] Supplemento overo quinto volume, Venezia, eredi Tramezzino, 1580-1581, f. *2v). Il libro venne dedicato a Bernardino Savelli, maresciallo pontificio e duca di Castel Gandolfo, sposato con Lucrezia dell’Anguillara, sorella di Clarice.
Roseo morì, verosimilmente, alla fine del 1580.
Postumo resta, in esemplare unico, un foglio volante di grande formato, stampato a Roma da Vitale Mascardi nel 1637 e conservato alla British Library, intitolato l’Albero della geneologia del re Perione di Gaula. L’albero genealogico dei personaggi del ciclo di Amadis, evidentemente compilato tra il settembre 1567 (conclusione dell’ultimo libro) e il febbraio del 1581 (notizia della morte) mostra in un quadro sinottico la linea di discendenza maschile degli eroi del ciclo fino all’ottava generazione. In calce, in una lettera dell’«Autore a’ lettori», Roseo prometteva anche un «Indice copiosissimo di tutte le persone nominate» che non giunse mai alla stampa.
Roseo fu attivo tra il 1530 e il 1580, tra il terzo Furioso e la Liberata. Visse tra Perugia e Roma, ma ebbe relazioni a Venezia, a Ferrara, fino a Napoli. Fra traduzioni, continuazioni e compilazioni, scrisse più di cinquanta opere, alcune molto estese. Con i Tramezzino alimentò una singolare «fábrica para la manufactura de novelas caballerescas» (Thomas, [1920] 1952, p. 140) che non ebbe rivali; fu lo scrittore di romanzi più prolifico e più popolare della sua epoca. I suoi libri (alcuni furono tradotti in Europa) furono dei best seller che incontrarono i gusti del pubblico mentre la letteratura alta discuteva sul nuovo poema eroico che pochi leggevano. Nel compilare la Geneologia lasciò trapelare il suo orgoglio di artigiano. I suoi romanzi, ristampati oltre il 1630 (Venezia, Lucio Spineda), diedero un indubbio contributo alla letteratura cavalleresca del Rinascimento italiano.
Fonti e Bibl.: C. Ramelli, Sulle opere di M.R., Fabriano 1855; A.D. Pierrugues, “L’assedio di Firenze” di M.R. da Fabriano, Firenze 1894; A. Salza, Luca Contile, uomo di lettere e di negozi del secolo XVI [1903], rist. anast. con introd. di A. Quondam, Roma 2007, p. 34; H. Thomas, Las novelas de caballerías españolas y portuguesas [1920], Madrid 1952; E. Allodoli, Un precursore del giornalismo moderno: M.R. all’assedio di Firenze, in Popoli, 1942, n. 2, pp. 18-21; A. Tinto, Annali tipografici dei Tramezzino, Firenze 1968; G. Bàr[beri] Sq[uarotti], R., M., Grande Dizionario Enciclopedico UTET, XVI, Torino 1971, p. 312; G.L. Masetti Zannini, Livia Colonna tra storia e lettere (1522-1554), in Studi offerti a G. Incisa della Rocchetta, Roma 1973, pp. 293-321; C. Cabani, Il poemetto di M.R. da Fabriano, in E. Scarano - C. Cabani - I. Grassini, Sette assedi di Firenze, Pisa 1982, pp. 214-250; V. Foti, L’«Amadigi» di Bernardo Tasso e l’«Amadís» di García Rodríguez de Montalvo, in Schifanoia, VII (1989), pp. 179-191; Guerre in ottava rima, a cura di M. Bardini et al., III, Modena 1989, pp. 17-116; P. Iazurlo, La loggia di Federico Zuccari a Castelnuovo di Porto: nuovi ritrovamenti, in Bollettino d’arte, LXXXVII (2002), 120, pp. 113-134; R. Zapperi - I. Walter, Il ritratto dell’amata: storie d’amore da Petrarca a Tiziano, Roma 2006, pp. 91-105; F. Fiumara,‘Tradotti pur hora’: M.R. da Fabriano e la diffusione del romanzo cavalleresco spagnolo nell’Italia della Controriforma. Tesi PhD. Johns Hopkins University 2006, Ann Arbor 2007; G. Castagnari, M.R. poligrafo del Cinquecento traduttore dell’agronomo spagnolo Gabriel Alfonso d’Herrera, in Proposte e ricerche, LIX (2007), pp. 83-93; F. Fiumara, Per una riattribuzione di un opuscolo ottocentesco su M.R. da Fabriano, in Modern Language Notes, 2009, vol. 124, n. 1, pp. 103-110; A. Bognolo, Vida y obra de M.R. da Fabriano, autor de libros de caballerías, in eHumanista, XVI (2010), pp. 77-98; A. Bognolo - F. Fiumara - S. Neri, El linaje de Amadís de Gaula en un árbol genealógico del siglo XVII (Roma, V. Mascardi, 1637), in Compostella aurea, Actas del VIII Congreso de la AISO, Santiago de Compostela 2010, pp. 481-491; A. Bognolo, Nel labirinto della “Selva”. La traduzione italiana della “Silva de varia lección” di M.R. da Fabriano, in Il prisma di Proteo, Trento 2012, pp. 257-306; A. Bognolo - S. Neri - G. Cara, Repertorio delle continuazioni italiane ai romanzi cavallereschi spagnoli, Ciclo di Amadis di Gaula, Roma 2013; A. Bognolo - S. Neri, Progetto Mambrino. Resultados y perspectivas, in JANUS. Estudios sobre el Siglo de Oro, III (2014), pp. 68-72. Il sito del Progetto Mambrino a cura di S. Neri (www.mambrino.it, consultato il 22/1/2017) ospita una biografia, una cronologia, l’elenco delle opere, il censimento degli esemplari dei romanzi e una bibliografia in continuo aggiornamento.