Vedi MALTA dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
MALTA (v. vol. Iv, p. 802)
Gli scavi condotti tra il 1961 e il 1963 dall'inglese D. H. Trump nel sito preistorico di Skorba e quern italiani iniziati nel 1963 e tuttora in corso (con la direzione di M. Cagiano de Azevedo) hanno portato a radicali modifiche della cronologia preistorica da un lato e a importanti scoperte per il periodo punico e classico dall'altro.
Per quanto riguarda la cronologia delle fasi preistoriche, attualmente si pone l'inizio della preistoria maltese, che prende il nome dalla località di Ghar Dalam, agli ultimi secoli del IV millennio a. C. Tra questa e la successiva fase di Zebbug è stato inserito un nuovo periodo, Skorba, durato circa 4 secoli; Zebbug viene pertanto a trovarsi tra il 2800 e il 2500 a. C., precedentemente a Mgarra. I periodi successivi, e in particolare quello di Tarxien, presentano invece forti oscillazioni cronologiche secondo i diversi studiosi, che pongono l'inizio di Tarxien o verso il 2400 o verso il 1800 a. C. Per la fase finale della preistoria maltese grande importanza riveste lo scavo della località di Tas Silg, dove è stato identificato il fanum Iunonis ricordato da Cicerone (Verr., iv, 46-47). L'edificio sacro, rimasto in funzione con culti diversi fino all'età bizantina, risale per lo meno alla seconda metà del III millennio a. C. (fase di Tarxien): sono stati rinvenuti ampî tratti delle mura megalitiche dalla caratteristica pianta a trifoglio, ceramica e una statua di culto, rovinata, raffigurante la tipica donna grassa della statuaria di Tarxien. Il fatto notevole è che il santuario rimase in uso fino alla fine della preistoria maltese (fasi di Borg in-Nadur [1450-800] e di Bahrija [900-800] - non Bakija come detto a p. 810 del vol. iv) e continuò a sussistere, con le medesime strutture (e ampliamenti) fino in età punica e oltre: nel IV sec. d. C. un battistero cristiano fu costruito entro uno dei "lobi" megalitici, utilizzandone le strutture. Si può dunque ritenere che i primi secoli del I millennio a. C. videro a M. la contemporanea presenza della declinante cultura preistorica di Borg in-Nadur e dei primi insediamenti fenici.
Il periodo punico di M., finora noto solo da tombe e da iscrizioni, ha avuto la prima attestazione monumentale nel santuario di Tas Silg; lo scavo non ha ancora raggiunto i livelli del VI e del V sec. a. C., finora documentati solo da qualche oggetto isolato. Verso la fine del periodo punico, forse nel III sec. a. C., il santuario subì radicali trasformazioni: l'arcaico nucleo megalitico fu inserito in un monumentale e scenografico complesso di gusto ellenistico, con muri perimetrali, cortili, colonnati, ecc., non ancora compiutamente indagati; altri rimaneggiamenti, di minore importanza, vi furono in età romana; dopo una decadenza del santuario, tra il II e il IV sec. d. C., questo conobbe nuovo splendore con il culto cristiano, cui pose termine solo la conquista araba (a brevissima distanza dal santuario sorge però ora una chiesetta del XVII sec. dedicata alla Madonna della Neve: in maltese silg, che dà il nome alla località). Tra i reperti di Tas Silg, assai notevoli per la loro varietà e ricchezza, ma purtroppo in stato frammentatissimo, sono da ricordare in primo luogo le moltissime iscrizioni votive puniche ed alcune greche, su vario materiale, frammenti di statue (per lo più femminili), oggetti metallici. Una colonna proveniente dal santuario è conservata intera in una villa dei dintorni.
Al periodo tardo-punico risale anche un complesso cultuale scavato dagli Italiani a Ras il-Wardija (Gozo): si tratta di una caverna scavata nella roccia, con banchi e nicchie alle pareti, preceduta da banchi e passaggi parimenti tagliati nella roccia; una serie di terrazze digradanti, ottenute con parziale adattamento del terreno, portano ad un piccolo edificio cultuale, quasi a picco sul mare. L'impianto scenografico dell insieme suggerisce una datazione al periodo ellenistico; non è però possibile stabilire l'esatto significato del singolare complesso.
A età romana risale invece il terzo dei siti scavati dalla missione italiana, a S. Paolo Milqi, presso la baia di S. Paolo; si tratta di una grande villa rustica romana, il cui impianto sembra risalire alla fine del II sec. a. C. Precedentemente vi era tuttavia un minore insediamento di cultura punica, come testimoniano, tra l'altro, un bollo d'anfora di tipo cartaginese del IV-III sec. a. C. ed una iscrizione funeraria neopunica reimpiegata. La villa che è stata ritrovata con diversi impianti (frantoi, ecc.), subì diversi rifacimenti in età romana. Qualche traccia con possibili riferimenti cristiani ha fatto supporre l'esistenza nella villa di un'antichissima tradizione paolina (confortata dal fatto che sulla villa insiste una chiesa, dedicata all'Apostolo, che con vari rifacimenti risale al Medioevo); gli scavi non hanno però ancora dato una conferma adeguata.
Bibl.: Per la parte preistorica: D. H. Trump, National Museum of Malta. Archaeological Section, Malta 1961; id., The Later Prehistory of Malta, in Proc. Preh. Soc., XXVII, 1961, pp. 253-62; J. D. Evans, Malta and the Mediterranean, in Antiquity, XXXIV, 1960, pp. 218-20; D. H. Trump, Skorba, Malta and the Mediterranean, ibid., XXXV, 1961, pp. 300-303; id., Skorba, Oxford 1966. Per gli scavi italiani: Missione Archeologica italiana a Malta, 1963-1969, Roma 1964-1972 (5 voll.); resoconti preliminari sono stati annualmente pubblicati anche in Rend. Pont. Acc. Rom. Arch., XXXVI, 1963-64, pp. 23-44; XXXVII, 1964-65, pp. 127-54; XXXVIII, 1965-66, pp. 113-42; XXXIX, 1966-67, pp. 33-53. In particolare: M. Cagiano de Azevedo, Alcune iscrizioni dal Fanum Iunonis melitense, in Rend. Lincei, 1963, pp. 543-48; S. Moscati, Un pilastrino di Tas Silg, in Riv. St. Orientali, XXXIX, 1964, pp. 151-54; id., Alcune colonnette di Tas Silg, in Oriens Antiquus, V, 1966, pp. 15-18; M. Cagiano de Azevedo, Testimonianze archeologiche della tradizione paolina a Malta, Roma 1966; M. Guarducci, San Paolo e gli scavi archeologici a Malta, in Arch. Class., XVIII, 1966, pp. 144-51.