Malta
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(XXII, p. 34; App. I, p. 815; II, ii, p. 255; III, ii, p. 23; IV, ii, p. 383; V, iii, p. 305)
Geografia umana ed economica
di Guido Barbina
Stato insulare situato al centro del Mediterraneo, a sud della Sicilia. Il territorio, formato dalle isole permanentemente abitate di Malta, Comino e Gozo, e da altre isole minori, misura 316 km²; il clima è tipicamente mediterraneo. La popolazione (384.000 ab., secondo una stima del 1998) discende dalle diverse genti che si sono incontrate in questo punto centrale delle vie marittime mediterranee. Le lingue ufficiali sono il maltese e l'inglese; molto conosciuto è l'italiano. La capitale è Valletta (9100 ab. nel 1996) ma i centri abitati più importanti sono Birkirkara (21.551 ab. nel 1994), Qormi (17.928 ab.), Mosta (15.857 ab.), Sliema (13.823 ab.) e Zabbar (13.772 ab.).
L'economia dell'arcipelago risente di un'estrema debolezza delle strutture: l'agricoltura non trova spazi sufficienti (copre appena il 20% del fabbisogno locale) e la patata è l'unico prodotto esportato; mancano le risorse energetiche; le attività manifatturiere e terziarie hanno subito un duro colpo quando il governo britannico ha chiuso nel 1979 le sue basi navali e i cantieri militari. Le attività industriali sono in prevalenza assistenza e riparazione di navi, produzione di macchinari, tessili e alimentari. Il turismo, sviluppatosi in maniera considerevole dopo gli anni Ottanta, copre il 15% circa dei posti di lavoro e contribuisce per il 21% circa al PIL: nel 1997 oltre 1.100.000 turisti ha visitato le isole, e di essi il 40% era inglese. Anche l'università, molto attiva e di buon livello, contribuisce a richiamare visitatori e a procurare valuta straniera. La bilancia commerciale è cronicamente passiva, con esportazione di prodotti alimentari, manufatti tessili e materiale vario, e importazione di petrolio e di prodotti di consumo e di beni strumentali vari. I rapporti commerciali vedono al primo posto il Regno Unito, seguito dagli Stati Uniti e dall'Italia. La posizione e l'elevata accessibilità, insieme al basso costo della manodopera, hanno favorito nel paese gli investimenti europei.
Storia
di Claudio Novelli
Dal 1974, anno della proclamazione della Repubblica, il sistema politico maltese è stato caratterizzato da una sostanziale alternanza tra il Partito laburista e il Partito nazionalista, di orientamento conservatore. Nel corso degli anni Ottanta le divergenze tra le due formazioni politiche, evidenti soprattutto nell'ambito dei rapporti con la Chiesa cattolica e della politica estera, sono state accentuate dalle polemiche legate al sistema elettorale, in base al quale era possibile che alla maggioranza dei voti non corrispondesse quella dei seggi (cosa avvenuta nel 1981 a danno dei nazionalisti). A tale inconveniente si riuscì a ovviare solo nel 1987, con l'approvazione di un emendamento costituzionale che attribuiva al partito con il maggior numero di voti di lista una quota aggiuntiva di seggi sufficiente a garantirgli la maggioranza in Parlamento.
Le elezioni del febbraio 1992 registrarono l'affermazione del Partito nazionalista, che ottenne il 51,8% dei voti e 34 deputati, contro il 46,5% dei voti e 31 seggi dei laburisti. Forte di questo risultato, il primo ministro E. Fenech-Adami, in carica dal 1987, formò un nuovo governo, che in campo economico continuò la politica di orientamento liberista avviata negli anni precedenti, e sul piano internazionale accentuò l'avvicinamento di M. all'Unione Europea e alla NATO. Ottenuto un nuovo successo nell'aprile 1994 con l'elezione del proprio candidato, U.M. Bonnici, alla presidenza della Repubblica (al posto di V. Tabone, in carica dal 1989), i nazionalisti subirono un'inaspettata sconfitta due anni dopo, nell'ottobre 1996, in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento.
Un peso decisivo sull'esito elettorale ebbe la questione dell'eventuale ingresso di M. nell'Unione Europea. Il governo, favorevole a tale ipotesi, aveva introdotto, nel quadro di una politica economica imperniata su misure di austerità, un'imposta sul valore aggiunto del 15% che si rivelò estremamente impopolare. Per la sua abolizione si era invece schierato il Partito laburista, sostenitore del recupero della piena neutralità del paese in campo internazionale e contrario all'ingresso nell'Unione Europea (le politiche comunitarie in campo agricolo avrebbero comportato, a suo avviso, un aumento generalizzato del costo della vita). L'elettorato premiò i laburisti, che ottennero la maggioranza dei voti (il 50,7% contro il 47,8% dei nazionalisti) e con essa quella dei deputati (35 contro i 34 dei nazionalisti), grazie all'emendamento costituzionale del 1987. Nello stesso ottobre del 1996 il leader laburista A. Sant poté così formare un nuovo governo. Tra le prime misure adottate da Sant ci fu, nel luglio 1997, l'abolizione della contestata tassa sul valore aggiunto introdotta dal suo predecessore. Nell'agosto 1998 la fragile maggioranza governativa entrò in crisi e Sant fu costretto a dimettersi. Le nuove elezioni, svoltesi in settembre, segnarono la vittoria del Partito nazionalista (51,8% dei voti e 35 deputati contro il 47% dei voti e 30 seggi del Partito laburista) e il ritorno di Fenech-Adami alla guida dell'esecutivo.