MALMESBURY, James Howard Harris, 3° conte di
Uomo politico inglese, nato a Londra il 26 marzo 1807, morto ivi il 17 maggio 1889. In un viaggio fatto a vent'anni in Italia, strinse amicizia col principe Luigi Napoleone, che visitò più tardi nel castello di Ham, in cui era tenuto prigioniero dal governo del re Luigi Filippo. Si consacrò poi alla pubblicazione delle carte del nonno, il diplomatico, primo conte di M. Nel 1841 era appena stato eletto membro conservatore della camera dei comuni, quando la morte del padre gli assicurò un seggio alla camera dei lord. Dal gennaio al dicembre 1852 tenne il portafoglio degli Esteri nel gabinetto tory presieduto da lord Derby e, avendo proposto alla regina Vittoria il riconoscimento del Secondo Ompero, fu accusato di eccessiva condiscendenza per l'antico suo amico Napoleone III.
Viaggiò poi in Italia e nel 1856 fu a Torino, ove il ministro inglese presso la corte sarda, sir J. Hudson, lo pose in relazione col Cavour. Si allarmò però dei pericoli ai quali l'audace politica del conte esponeva la pace europea, che si sforzò di conservare durante il secondo suo periodo di direzione del Foreign Office nel 1858 e nel 1859 (sino alla seconda metà di giugno). Si lagnava allora della collusione fra il ministro sardo a Londra, Emanuele d'Azeglio, e l'opposizione whig. Era quasi riuscito ad ottenere il disarmo e promesse di non aggressione, quando l'ultimatum austriaco al Piemonte fece il giuoco del Cavour. Il M. trattenne allora la Prussia dall'intervenire nella guerra. Condusse una vivace campagna contro la cessione alla Francia della Savoia, fu ostile al Mazzini e invece ammiratore del Garibaldi, che festeggiò a Londra nel 1864 sfidando le ire dei suoi amici conservatori. Dal 1866 al 1868, poi, di nuovo, dal 1874 al 1876 partecipò ai gabinetti tories presieduti da lord Derby e dal Disraeli, ma non accettò più il portafoglio degli Esteri, troppo gravoso per le sue condizioni di salute. Fu a Firenze nel 1869 e nel 1870 ospite del ministro inglese sir Augustus Paget e si compiacque dei progressi del giovine regno d'Italia, pur biasimandone la spietata repressione dei moti borbonici nel mezzogiorno. Pubblicò nel 1884 la sua autobiografia col titolo Memoirs of an ex-minister.