MALMÉDY (A. T., 44)
Piccola città del Belgio e capoluogo di cantone, situata a più di 300 m. s. m. sul mare, in una conca montuosa e selvosa presso il corso della Warche, in quella parte delle Ardenne che si denomina del Hoh e Venn, dove il territorio belga raggiunge la sua massima altitudine di quasi 700 m. Origine prima del centro abitato fu un'abbazia benedettina fondata nel 675, la quale divenne il nocciolo d'un piccolo principato ecclesiastico durato fino al trattato di Lunéville, quando i possessi dell'abbazia passarono alla Francia. Retrocessi parzialmente alla Prussia nel 1815, se ne formò il Circolo di Malmédy aggregato al territorio di Aquisgrana; il trattato di Versailles alla fine della guerra mondiale lo dette al Belgio (insieme col territorio vicino di Eupen), sia in omaggio al carattere etnico della popolazione, sia perché della località i Tedeschi avevano fatto uno dei principali nodi ferroviarî per la loro preparazione militare. ll plebiscito che approvò, tranne due centinaia di voti contrari, il passaggio al Belgio fu tacciato di insinceritȧ per essere stato il voto palese e non segreto.
Il cantone tutto intero misura un'area di kmq. 363, e contava 16.691 abitanti alla fine del 1922. Il comune oltrepassa di poco i 5000 ab., in maggioranza valloni; si trova però immediatamente vicino al confine linguistico come al confine politico con la Germania. La popolazione è divisa fra cattolici e protestanti; la località ha molte piccole industrie, e ha non lontane talune fonti alcaline ferruginose, abbastanza rinomate, fra le quali più nota quella detta Pouhon des Îles.