Vedi MALLIA dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
MALLIA (v. vol IV, p. 797 e s 1970, p. 453)
La dizione Mallia, consacrata da F. Chapouthier nel 1927, viene considerata da alcuni anni a questa parte superata dagli studiosi francesi che scavano nel sito, i quali preferiscono la dizione Malia, più corretta secondo la supposta etimologia da ὁμαλός.
La vecchia pianta rilevata nel 1928 dal maggiore Yannacopoulos è stata completamente rielaborata nel 1970, in seguito a un nuovo rilievo effettuato da D. Petropoulos e G. Rougemont. La nuova pianta, in scala 1:2000, dà un'idea più esatta dell'area occupata dalla città minoica, tracce della quale sono visibili anche ben oltre la zona attualmente scavata e indicano parzialmente, soprattutto nel settore Ν del sito, il tracciato di un muro di fortificazione sino a quel momento non ben individuato.
Contemporaneamente un’équipe di architetti danesi, sotto la direzione di Elga Andersen, ha effettuato tra il 1964 e il 1968 un rilievo particolareggiato del palazzo, molto più preciso e completo di quello realizzato tra il 1930 e il 1936 da H. Ducoux e mai pubblicato integralmente. Grazie a questa nuova pianta, edita nel 1974, è possibile rendersi conto dello stato dei resti e della consistenza dei restauri moderni.
Il palazzo. - Gli studi effettuati sul complesso palaziale nel corso degli ultimi anni hanno indotto a modificare alcune delle idee sinora correnti a proposito della sua ultima fase.
La zona teatrale, attestata a Cnosso e a Festo a Ν del cortile occidentale, è sostituita a M. dalla grande corte settentrionale, bordata su un lato da gradini, che inizîalmente era stata interpretata come un’agorà.
Le cisterne circolari individuate da F. Chapouthier nell'angolo sud-occidentale dell'edificio sono state identificate come silos per il grano databili al secondo periodo palaziale.
È evidente una differenziazione funzionale tra gli ingressi principali: un ingresso di rappresentanza (con un dispositivo di sbarramento che obbliga a un percorso a zig-zag) a Ν e un ingresso cerimoniale a S, dotato di un ampio vestibolo lastricato.
Una delle peculiarità della corte centrale, che non era stata mai interamente pavimentata, è stata messa in evidenza con maggior chiarezza: essa era chiusa sui quattro lati da un sistema di muri e di porte, oltre che da una serie di barriere tra le colonne e i pilastri del porticato orientale. Se ne deve dedurre che vi si svolgevano alcune cerimonie, una delle quali potrebbe essere stata la tauromachia. Il bòthros centrale serviva probabilmente da altare sacrificale.
Il quartiere III a NE non deve essere più considerato un quartiere domestico, bensì un quartiere di rappresentanza, accessibile direttamente dall'ingresso settentrionale, in cui la sala principale, del tipo ad aperture multiple (polỳthyron), svolgeva la funzione di sala del trono o di sala da udienza.
Per quanto riguarda l'edificio obliquo, esso sembra presentare tutte le caratteristiche di un piccolo tempio greco in antis con ingresso decentrato, e potrebbe risalire al Tardo Minoico II piuttosto che al Tardo Minoico III.
La maggior parte delle ricerche è stata concentrata, a partire dal 1964, sui livelli precedenti la fase palaziale. In numerosi punti sono comparse le tracce di un abitato pre-palaziale risalente all'Antico Minoico II, o addirittura all'Antico Minoico IB: il suo apogeo si colloca nel c.d. periodo di Vasilikì (Antico Minoico IIB) al quale appartiene un complesso di piccoli ambienti successivamente inglobati nelle costruzioni palaziali sulla fronte occidentale dell'edificio (basamento I 1).
L'esistenza di un primo palazzo era stata documentata nel settore NO da F. Chapouthier e da P. Demargne, ma era stata in seguito occasionalmente contestata (H. van Effenterre). L'attribuzione all'età proto-palaziale delle grandi sale con decorazione a stucco, parzialmente scavate da Chapouthier nel 1936 e nel 1946, è stata confermata, così come la cronologia delle grandi spade rinvenute sul pavimento, una delle quali presenta una decorazione in oro con una figura di acrobata eseguita a sbalzo. L'architettura di queste sale si differenzia da quella delle installazioni neopalaziali: molto ampia e accuratamente rivestita di stucco sul pavimento e sulle pareti, una di esse presenta un sistema di piattaforme di arenaria, di canaletti e di vasi collettori che ricorda quello dei magazzini orientali del palazzo, anch'essi risalenti alla fase protopalaziale: una doppia linea incavata, incisa su una delle piattaforme, ha però consentito di ipotizzare in tal punto l'esistenza di una tavola di legno, forse con funzione sacrificale.
Dei resti del primo palazzo fanno parte inoltre, a O della corte centrale (quartiere VI), alcuni ambienti utilizzati forse come cantine e profondamente infossati nel suolo, nei quali erano caduti la grande spada con impugnatura di cristallo di rocca rinvenuta nel 1924, una pietra scolpita di eccellente fattura e i resti di lavorazione della bottega di un artigiano dell'avorio. A S di questa stessa corte un canaletto di scolo con andamento N-S, che ne assicurava in una prima fase il drenaggio; infine a E e a S alcuni tratti del muro di cinta.
È stato possibile precisare la data di costruzione del primo palazzo, sino a ora incerta, grazie alla scoperta di un deposito rituale che conteneva una «teiera» intatta del tipo «Patrikiès» (Antico Minoico III - Medio Minoico IA) e alla stratigrafia in connessione con il suo muro di cinta. La data della sua distruzione si colloca nel Minoico Medio II, come indica la bella «fruttiera» policroma, rinvenuta a NO.
Si è inoltre appurato che al palazzo del Medio Minoico II è seguita una prima fase del secondo palazzo, documentata nei quartieri III e IV da un muro in grossi blocchi che in origine serviva come muro di facciata ai limiti di una zona di botteghe, con la quale vanno messe in relazione la bottega dell'armaiolo e del perforatore di vasi scoperta nel 1928.
La zona intorno al palazzo. - Le ricerche nell'area circostante il palazzo, dopo aver interessato la zona SO (1968), si sono rivolte, a partire dal 1981, al settore situato a NE dell'edificio. In quest'ultima zona si è individuata la sovrapposizione a uno spesso reinterro dell'Antico Minoico IIA di un abitato protopalaziale; lo strato neopalaziale ha invece restituito una straordinaria conchiglia (tritone) in clorite, decorata con una scena a rilievo: due demoni con carapace derivati iconograficamente dalla dea egizia Thoeris, ritti su un piedistallo in un anfratto roccioso, stanno compiendo una libagione rituale.
Il Quartier Mu e le botteghe. - Il Quartier Mu, di cui si è completato lo scavo, è composto da tre edifici contigui tra loro e da botteghe artigiane (bottega di sigilli e di un vasaio-modellatore), distrutti tutti dallo stesso incendio alla fine del Minoico Medio II (Medio Minoico IIB). Anche se l'area non ha carattere palaziale, vi sono stati rinvenuti oggetti sontuosi, come un pugnale con l'impugnatura in oro traforato, ceramica molto raffinata e numerosi documenti iscritti o stampigliati che documentano un'organizzazione amministrativa non attestata nelle case private, in probabile rapporto con l'amministrazione palaziale.
Le scoperte effettuate sia nel palazzo sia nel Quartier Mu hanno consentito di precisare le caratteristiche dell'arte del Medio Minoico II a M., alla quale vanno riferiti oggetti del livello della spada con l'acrobata dal palazzo e, probabilmente, il pendente con le api di Chryssolakkos. Per quanto riguarda la ceramica del periodo, essa presenta una varietà e una profusione di motivi decorativi che la rendono una delle produzioni più originali del sito.
Bibl.: Rapporti di scavo nella Chronique des Fouilles del BCH, XCIV, 1970 e ss. - Si vedano inoltre i volumi della serie Ecole française d'Athène. Etudes Crétoises: H. e M. van Effenterre, XVII. Mattia. Le centre politique, I. L'agorà, Parigi 1969; M.-C. Amouretti, XVIII. Mallia, Le centre politique, II. La crypte hypostyle, Parigi 1970; O. Pelón, XVI. Mallia. Exploration des maisons et quartiers d'habitation (1963-1966), Parigi 1970; AA.VV., XIX. Mallia. Plan du site. Plan du Palais, Parigi 1974; AA.VV., XX. Malia - Sondages au sud-ouest du Palais, Parigi 1975; H. e M. van Effenterre, XXII. Fouilles exécutées à Mallia, IV. Exploration des maisons et quartiers d'habitation (1956-1960), Parigi 1976; I. Godart, J.-P. Oliver, XXIII. Fouilles exécutées à Mallia. Le quartier Mu, I. Ecriture hiéroglyphique Cretoise, Parigi 1978; J. C. Poursat e altri, XXVI. Mallia: le quartier Mu, II, Parigi 1980; O. Pelón e altri, XXV. Le palais de Malia, 5, Parigi 1980, quest'ultimo volume da completare con il lavoro di sintesi di H. van Effenterre, Le palais de Mallia et la cité minoenne, Roma 1980.
In particolare: J. C. Poursat, Fouilles récentes à Mallia (Crète). L'art palatial minoen à l'époque de Camarès, in GazBA, LXXXVI, 1975, pp. 89-97; O. Pelon, Aspects de la vie religieuse minoenne à la lumière des recherches récentes au palais de Malia (Crète), in CRAI, 1980, pp. 658-670; id., L'épée à l'acrobate et la chronologie maliote, in BCH, CVI, 1982, pp. 165-190 e CVII, 1983, pp. 679-703; M. Schmidt, Les portes multiples au «mégaron» du palais de Malia, ibid., pp. 705-716; C. Baurain, P. Darcque, Un triton en pierre à Malia, ibid., pp. 3-58; O. Pelon, Réflexions sur la fonction politique dans un palais Cretois, in Minoan Society. Proceedings of the Cambridge Colloquium 1981, Bristol 1983, pp. 251-257; J. C. Poursat, Ateliers et sanctuaires à Malia. Nouvelles données sur l'organisation sociale à l'époque des premiers palais, ibid., pp. 277-281; O. Pelon, L'acrobate de Malia et l'art de l'époqueprotopalatiale en Crète, in L'iconographie minoenne. Actes de la Table ronde d'Athènes 1983 (BCH, Suppl. Il), Atene 1985, pp. 35-39; id., Publication d'un palais minoen: éléments pour une chronologie, in Πεπραγμενα του Ε' Διεθνους Κρητολογικου Συνεδριου, Αγιος Νικολαος 1981, Atene 1986, pp. 276-283; id., Un dépôt de fondation au palais de Malia, in BCH, CX, 1986, pp. 3-19; id., Minoan Palaces and Workshops. New Data from Malia, in R. Hägg (ed.), The Function of the Minoan Palaces. Proceedings of the Fourth International Symposium at the Swedish Institute in Athens 1984, Stoccolma 1987, pp. 269-272.
I sigilli della bottega scoperta nel 1956 da A. Dessenne sono ora pubblicati in N. Platon, I. Pini, G. Salies (ed.), Corpus der minoischen und mykenischen Siegel, II. Iraklion, Archäologisches Museum, 2. Die Siegel der Altpalastzeit, Berlino 1977, pp. 109-270 e sono studiati da J. C. Poursat, L'atelier des sceaux et le Quartier Mu de Mallia. Etude comparée des sceaux découverts, in Studien zur minoischen und helladischen Glyptik. Beiträge zum 2. Marburger Siegel-Symposium, 1978 (Corpus der minoischen und mykenischen Siegel, Suppl. 1), Berlino 1981, pp. 159-165.