MALI
(App. III, II, p. 21; IV, II, p. 379)
Il paese, la cui superficie è di 1.240.142 km2, dal 1991 è suddiviso in otto regioni amministrative (alle sette indicate in tabella, a partire dal 15 maggio 1991 è stata aggiunta la regione di Kidal per venire incontro alle pressanti esigenze della popolazione tuareg) oltre al distretto urbano di Bamako, capitale dello stato. Al censimento del 1987 il M. contava 7.620.225 ab., saliti a 8.156.000 secondo una stima del 1990 (6,6 ab./km2). L'insediamento umano è contrastato dall'ampia presenza di aree desertiche, dal clima saheliano, dall'isolamento geografico e dalla povertà delle risorse naturali. Nel distretto urbano di Bamako è ubicata la maggiore concentrazione demografica del M.: su 267 km2 sono ospitati 650.000 ab.; la seconda città del paese (Ségou) supera di poco i 100.000 abitanti. Altri centri importanti sono Mopti, Sikasso e Kayes.
A una composizione etnica articolata con prevalenza dei Bambara (32%) su Fulbe e Senufo (rispettivamente 14% e 12%), Songhai (7%), Mossi e Sarakole, si contrappone una struttura religiosa compatta: il 90% della popolazione è musulmana, il 9% è animista, il residuo 1% professa la religione cattolica. Ancora molto elevato è il livello di analfabetismo che interessa oltre i quattro quinti della popolazione.
L'economia del paese ristagna in una pesante arretratezza ed è tuttora fortemente condizionata dall'andamento degli eventi climatici. Le ricorrenti siccità che si sono verificate in tutta la regione saheliana nel corso dell'ultimo ventennio hanno duramente colpito il M., contribuendo a compromettere le sue modeste prospettive di sviluppo. Conseguenze drammatiche derivano pure dall'instabilità politica (colpo di stato nel 1991, insurrezione dei Tuareg nelle regioni del Nord): il paese è presidiato dall'esercito che, nelle regioni orientali e settentrionali, ha notevoli difficoltà di controllo del territorio. In questo contesto ben poco significato hanno le stime economiche. Secondo la Banca mondiale, comunque, il prodotto interno lordo pro capite è ancora inferiore ai 300 dollari; la speranza di vita alla nascita è inferiore ai 50 anni e 7 adulti su 10 sono analfabeti. Per contro il debito estero del paese si aggira sui 2,5 miliardi di dollari. Fra gli effetti più dannosi connessi con il drammatico andamento delle vicende politiche interne, va segnalato il progressivo allentamento della cooperazione internazionale, soprattutto nelle regioni interessate dall'insurrezione tuareg, e l'allontanamento dal paese dei sia pur minimi, ma importanti dal punto di vista valutario, flussi di turismo internazionale.
L'attività economica dominante è rappresentata da agricoltura e allevamento, che occupano il 65% della popolazione attiva, contribuendo però soltanto con il 46% alla formazione del prodotto interno lordo. Nonostante le ricorrenti siccità e le conseguenti perdite di raccolti e di bestiame, che rendono sempre difficile la vita nel M., è ancora il comparto primario a presentare le maggiori possibilità di crescita, a condizione di procedere a massicce opere di infrastrutturazione e d'irrigazione. L'allevamento, praticato soprattutto nell'area di Nioro e Nara e nel delta interno del fiume Niger, è la maggiore risorsa economica del paese anche se la mancanza di impianti di macellazione e di conservazione limita la possibilità di questo settore. Nel 1990 il patrimonio zootecnico contava 5 milioni di bovini, 11,7 milioni di ovini e caprini, 22 milioni di animali da cortile, oltre ad asini (550.000), cammelli (241.000), cavalli (62.000) e suini (60.000).
La superficie agricola si estende su poco meno del 2% della superficie complessiva. Le coltivazioni alimentari (miglio 6,9 milioni di q, mais 2,1 milioni di q, arachidi 1,6 milioni di q, riso, canna da zucchero, ecc.) non sono in grado di soddisfare il consumo interno, mentre quelle industriali, intraprese dai Francesi (cotone 970.000 q di fibra, 1,4 milioni di q di semi, e tabacco), originano flussi piuttosto modesti di esportazione. Dalle acque del Niger attorno a Mopti, Ségou, Tombouctou e Gao vengono pescate circa 70.000 t di pesce, parzialmente destinato ai mercati dei paesi limitrofi. Per mancanza di capitali le risorse minerarie del paese sono tuttora allo stato di riserve: bauxite nel Sud-Est, nell'area di Bamako e sull'altopiano mandingo; ferro a Kita e a Bafoulabé; manganese ad Asongo; fosfati e sale presso Taoudenni.Il settore manifatturiero occupa poco più del 2% della popolazione attiva e contribuisce a poco meno del 7% del prodotto interno lordo: gli impianti di trasformazione dei prodotti agricoli sono pochi, insufficienti e prevalentemente concentrati a Bamako, a Ségou (ove è stato attivato con l'aiuto cinese un kombinat per l'industria tessile), a Dougabougou, a Seribala, a Diamou (cementificio). L'energia elettrica installata è di 87.000 kW e la produzione di 205 milioni di kWh, per l'80% di provenienza idrica. Sul fiume Niger fin dal 1982 opera la diga di Selingué, con l'omonimo impianto idroelettrico, che con una capacità produttiva di circa 45 MW ha grandemente alleggerito la bilancia commerciale del paese dall'importazione di prodotti petroliferi. Alla fine degli anni Ottanta, però, la produzione idroelettrica è stata più volte sospesa a causa del basso livello delle acque del fiume. Nel 1988 sono stati completati i lavori di costruzione della diga di Manantali sul fiume Senegal, i cui impianti per la produzione di energia elettrica (circa 800 milioni di kWh l'anno, per metà assegnati al M.) sono stati inaugurati solo nel novembre 1992 a causa dello stato di tensione che si era creato nei rapporti fra Senegal e Mauritania, paesi compartecipanti alla realizzazione della diga. Ulteriori ostacoli allo sviluppo del M. sono legati alla carente rete di infrastrutture e alla continentalità del paese (i porti di Dakar e Abidjan sono lontani e assai poco accessibili dal Mali).
Sul Niger, in particolare nei mesi successivi alla stagione delle piogge, si svolge un intenso traffico sia di merci sia di passeggeri (sulle tipiche imbarcazioni locali, le pinasse) che fa capo ai porti di Koulikoro e di Gao. Vi è sempre un'unica linea ferroviaria che collega Bamako (partendo dal porto fluviale di Koulikoro) con Dakar, via Tambacounda. Le strade parzialmente asfaltate superano i 15.700 km, i veicoli sono circa 29.000. Il traffico aereo internazionale poggia sull'aeroporto della capitale.
Bibl.: A. Eyraud, Sénégal, Mali, Mauritanie, Parigi 1975; Ph. Decraene, Le Mali, ivi 1980; L'Africa Nera, a cura di C. Cameri e G. Valussi, Torino 1988.
Storia. - La morte in prigionia di M. Keita, nel 1977, fu causa di manifestazioni contro il regime militare di M. Traoré, cui seguirono fratture all'interno della giunta e delle forze armate, con arresti e condanne. Questi dissidi provocarono tentativi di colpo di stato e una situazione d'instabilità che si protrasse fino al 1980. Nel maggio 1978 diversi civili vennero inseriti nel governo, e a questo si accompagnò una cauta liberalizzazione con il rilascio di prigionieri politici. Nel marzo 1979 un Congresso costituente del partito unico, Union Démocratique du Peuple Malien (UDPM) varò un programma di governo nazionale con militari e civili.
Le elezioni presidenziali e legislative tenute nel giugno del 1979 (Traoré e la lista ufficiale vantarono il 99% dei suffragi) videro tuttavia l'esclusione dal contesto elettorale di molti vecchi seguaci di Keita, con un seguito di proteste per brogli e manifestazioni fra gli studenti. Altri seri incidenti scoppiarono nel 1980 in seguito alla morte in prigionia di Abdou Camara, leader dell'Unione studentesca, dissolta dopo il rifiuto di confluire nell'UDPM. La conseguenza fu la chiusura di tutte le istituzioni scolastiche e una dura repressione per insegnanti in sciopero e studenti, ma che poi terminò in un perdono presidenziale nel 1981. Traoré tentò di far fronte allo scontento espresso dai gruppi più acculturati con una politica di dialogo attraverso l'UDPM e un suo maggior coinvolgimento nei vertici di governo.
La grave situazione economica indusse il regime a intraprendere una politica di liberalizzazione, passando dalla gestione pubblica a quella privata del vasto settore statale e specialmente del sistema di commercializzazione della produzione cerealicola. Queste misure, incoraggiate dai partners occidentali, procedettero tuttavia con estrema lentezza, e la terribile siccità del 1983-84 costrinse il M. alla disperata dipendenza dagli aiuti d'emergenza dall'estero.
Nel dicembre 1985 l'annosa disputa territoriale col Burkina Faso per la striscia di Aghacer degenerò in una guerra di sei giorni. Dopo un cessate il fuoco concordato, la piena riconciliazione fra i due paesi ha avuto luogo nel febbraio 1986, e una soluzione della Corte internazionale di giustizia dell'Aia stabilì una spartizione dell'area contesa, con l'accordo delle due parti.
Nel 1985 Traoré fu rieletto alla presidenza (98% dei voti) e gradualmente rinunciò ad alcune delle competenze di governo accentrate nella sua persona: fra il 1986 e il 1988 il ruolo di primo ministro, vacante dal 1971, fu attribuito a Mamadou Dembélé (la funzione è stata poi di nuovo abolita), mentre la Difesa fu affidata al gen. Sékou Ly. In seguito a un congresso straordinario dell'UDPM, nel 1987, fu lanciata una campagna di moralizzazione della vita politica (adozione di una carta di orientamento nazionale), con nove condanne a morte di funzionari corrotti, nell'intento di rilanciare un'immagine del regime ormai decisamente contestata negli ambienti urbani.
Ma lo scontento popolare non si placò: grandi manifestazioni studentesche contro il regime ebbero luogo nel marzo 1988, in concomitanza con la visita del presidente della Germania federale. Dissensi all'interno del regime permasero circa la politica di privatizzazione del settore pubblico e le misure imposte dal Fondo Monetario Internazionale. Nel giugno 1988 si tennero elezioni generali, con liste sempre UDPM, ma con tre candidati in lizza per ogni seggio, e, per ulteriore prova di liberalizzazione, verso la fine dell'anno una famigerata prigione fu chiusa e diversi detenuti politici liberati.
Tra il 1989 e il 1990 prese corpo un forte movimento di opposizione, che di fronte all'indisponibilità del governo ad avviare qualsiasi riforma in senso democratico rispose tra il 22 e il 24 marzo 1991 con una serie di manifestazioni, che furono duramente represse (più di cento morti e un migliaio di feriti). Il 26 marzo un gruppo di militari, guidato da A.T. Touré attuò un colpo di stato e diede vita a un Consiglio di riconciliazione nazionale e successivamente, dopo aver avviato colloqui con le opposizioni, costituì il Comitato di transizione per la salvezza del popolo con la promessa di elezioni legislative e presidenziali per la fine del 1991 e dell'uscita dei militari dalla vita politica per il gennaio 1992. Fu quindi formato un governo la cui guida fu affidata a S. Sacko (aprile). Nel luglio-agosto 1991 una conferenza, a cui parteciparono 36 partiti, preparò una bozza di costituzione democratica che fu approvata con una larga maggioranza in un referendum tenutosi il 12 gennaio 1992 in cui si registrò però una scarsa partecipazione al voto (43% degli aventi diritto). In aprile si svolsero le elezioni presidenziali vinte da A.O. Konaré (leader dell'ADEMA, Alleanza per la democrazia in M.), che fu proclamato ufficialmente l'8 giugno presidente della Terza Repubblica. Il nuovo governo (dominato dal partito del presidente) costituitosi nello stesso mese varò, sulla base di accordi con i principali creditori internazionali, una politica economica volta a ridurre drasticamente la spesa pubblica. Le violente proteste, soprattutto studentesche, suscitate dalle misure di austerità portarono alla crisi del governo e alla sua sostituzione con un gabinetto rappresentativo anche delle opposizioni (aprile 1993). Nel frattempo, grazie alla mediazione dell'Algeria, furono raggiunti una serie di accordi con i Tuareg, che avevano iniziato nel 1990 un'attività di guerriglia.
Bibl.: Ph. Decraene, Le Mali, Parigi 1980; P.J. Imperato, Historical dictionary of Mali, Metuchen (New Jersey) 1987.