malenanza
Il vocabolo, di origine provenzale (malanansa, da mal anar, " malandare "), ampiamente testimoniato nella lingua del Due-Trecento (Guido delle Colonne La mia gran pena 8, Bonagiunta Gioia né ben 34, Chiaro S'io mi parto 36, ecc.) ricorre due volte nel Fiore, dapprima nelle parole di Ragione: ché sie certano, a cu' e' dà di piglio, / egli 'l tiene in tormento e malenanza, IX 13 (cfr. Roman de la Rose 2998-2999 " Biaus amis, folie e enfance / T' ont mis en poine e en esmai "), poi in quelle di Ricchezza: ché, sie certano, se tu m'hai schernita, / i' ti darò tormento e malenanza, / sì che me' ti varria avermi servita, LXXV 13. Significa " infelicità ", " sventura ".
È evidente il parallelismo tra i due passi, cui dà risalto la dittologia ‛ tormento e m. ', come l'identità della formula iniziale ché sie cercano.