MALAWI
(App. IV, II, p. 377; v. Niassa, Protettorato del, XXIV, p. 746; App. III, II, p. 263)
Al censimento del 1987 la popolazione del paese ammontava a 7.982.607 ab.; stime anagrafiche del 1991 attribuivano al M. una popolazione di circa 8.556.000 abitanti. Considerando che lo stato si estende su 94.276 km2, la densità media risulta essere di 90,7 ab./km2 (se s'includono le acque interne, la superficie complessiva sale a 118.484 km2 e la densità media scende a 72,2 ab./km2). La capitale, Lilongwe, sempre nel 1987, contava 233.973 ab. (erano meno di 20.000 nel 1966); il maggior centro urbano del paese rimane Blantyre, che, considerando l'agglomerato urbano nel suo complesso, ospita oltre 330.000 ab. La restante popolazione vive sparsa sul territorio (quella considerata urbana supera di poco il 13% del totale) anche se, come per il passato, le densità medie sono molto differenziate da regione a regione. Il coefficiente di accrescimento annuo è elevato (3,7% nella media 1985-90), al punto da compromettere gli sforzi di emancipazione economica del paese. Il tasso di analfabetismo è di poco inferiore al 60% (al censimento del 1987 è risultato che meno del 50% dei bambini in età scolare frequentava la scuola dell'obbligo) e le condizioni sanitarie della popolazione sono tuttora precarie (alla metà degli anni Ottanta il numero di abitanti/medico era di 11.340, mentre il rapporto posti letto di ospedale per 1000 ab. ammontava a 1,9).
La struttura economica del paese è ancor oggi molto arretrata. Secondo le stime della Banca mondiale, nel 1991 il reddito pro capite si aggirava intorno ai 230 dollari, valore che colloca il M. fra gli stati più poveri del continente africano. Come già osservato, un pesante condizionamento allo sviluppo proviene dagli alti tassi di natalità: la Banca mondiale ha stimato che, nel corso del decennio 1980-90, in termini reali il reddito pro capite sia diminuito dello 0,1% annuo, nonostante che il PIL, nello stesso intervallo, sia aumentato annualmente del 3,3%.
Il paese mantiene una sua struttura tipicamente rurale. Nel 1990 poco meno dell'80% della popolazione attiva complessiva era occupato nell'agricoltura, il cui apporto al PIL era però inferiore al 40%.Prodotti agricoli coltivati per l'esportazione sono il tabacco (60% delle entrate valutarie), il tè e la canna da zucchero. Per il sostentamento locale sono coltivati il mais, il riso, il sorgo, la patata, ecc.; altre coltivazioni riguardano il caffè, l'arachide e la palma. Il patrimonio zootecnico è costituito da 1,1 milioni di capi di bovini, 1 milione di caprini e oltre 200.000 suini. Sfruttato è pure il patrimonio boschivo: nel 1989 sono stati prodotti 7,6 milioni di m3 di legname (in prevalenza lavorati a Blantyre).
L'industria è ancora molto modesta e contribuisce con il 20% alla formazione del PIL (l'apporto dei settori manifatturieri supera di poco il 14%). Le lavorazioni più diffuse riguardano la trasformazione dei prodotti dell'agricoltura (tabacco, zucchero, birra) e sono prevalentemente ubicate a Blantyre. Alcuni impianti sono sorti anche in prossimità della capitale. Modesto è il settore minerario (carbone e bauxite). Le fonti energetiche sono il petrolio (circa il 10% del totale delle importazioni) e, in misura minore, l'energia idroelettrica. Per gli usi domestici viene fatto un largo ricorso al legname.
Le comunicazioni sono assicurate da 830 km di ferrovie e 12.000 km di strade (in massima parte non asfaltate). Aeroporti a Lilongwe (aeroporto di Kamuzu, con 256.000 passeggeri movimentati nel 1990) e a Blantyre (aeroporto di Chileka, con 76.000 passeggeri).
Storia. - Anche se in epoca coloniale conobbe uno dei movimenti nazionalisti più radicali, il M. dopo l'indipendenza (6 luglio 1964) si diede un governo conservatore sotto la direzione di H. K. Banda, proclamato presidente a vita nel 1971. Il M. è l'unico stato africano ad avere avuto formali rapporti diplomatici con il Sudafrica, anche quando questo era isolato in tutto il mondo a causa della politica di apartheid. Nel 1980 il M. aderì all'organizzazione regionale, SADCC (Southern African Development Coordination Conference), ma si oppose ai programmi di sanzioni e boicottaggio contro il Sudafrica. I rapporti con gli stati ''del fronte'', così chiamati perché impegnati nella liberazione dell'Africa australe, dei quali pure formalmente il M. ha fatto parte, sono stati difficili. Con il Mozambico in particolare il M. giunse spesso sull'orlo di una vera e propria crisi per le accuse rivoltegli dal governo mozambicano di dare ospitalità e assistenza logistica alla guerriglia della RENAMO.
Sul piano interno, il predominio di Banda è sempre stato assoluto: il presidente ha monopolizzato il governo e il partito unico, il Malawi Congress Party (MCP), reprimendo ogni forma di dissenso con metodi drastici (esilio, carcere). Periodicamente si hanno sintomi di turbolenza, ma i vari fronti di opposizione sono costretti ad agire nella clandestinità o dall'estero, con una scarsa influenza sulle vicende interne. Unica concessione alle pressioni per una maggiore libertà d'espressione è stata l'introduzione di un sistema di ballotaggio fra esponenti tutti del MCP: nelle elezioni legislative dal 1992 i candidati erano 675 per 141 seggi. Risparmiato in genere dalla siccità, il M., che ha puntato sull'agricoltura individuale e usufruisce delle rimesse dei lavoratori occupati in Sudafrica (il loro numero però è in calo), gode, rispetto agli altri paesi della regione, di una condizione economica più tranquilla, ma deve sopportare l'onere legato all'ingente massa di profughi mozambicani.
Bibl.: B. Pachai, Malawi: the history of the nation, Londra 1973; Ph. Short, Banda, ivi 1974; T. D. Williams, Malawi: the politics of despair, ivi 1978; R. Hist, A short history of Malawi, Limbe 1980; A. K. Mwakasungura, The rural economy of Malawi, Bergen 1986; G. e V. Salvoldi, Malawi. La dignità dei poveri, Bologna 1986; Ph. L'Hoiry, Le Malawi, Parigi 1988.