Malawi
(App. IV, ii, p. 377; V, iii, p. 296; v. anche niassa, protettorato del, XXIV, p. 746; App. III, ii, p. 263)
Geografia umana ed economica
di Claudio Cerreti
Popolazione
Nel 1998 il numero degli abitanti era stimato in 10.346.000 unità, risultato di una diminuzione del tasso di crescita demografica (31‰ negli anni 1990-98 contro il 37‰ del quinquennio precedente). Benché si sia pressoché annullata la differenza tra gli incrementi demografico ed economico, il M. continua a rimanere fra i paesi più poveri della Terra e fra quelli con lo sviluppo sociale più modesto. Essenzialmente rurale (gli abitanti delle città raggiungono appena il 15% del totale), la popolazione è ripartita sul territorio in maniera difforme, tra un Nord poco popoloso e un Sud che su un terzo del territorio ospita circa la metà della popolazione complessiva. Le sole vere città sono Lilongwe e Blantyre, attuale e precedente capitale, con una popolazione, rispettivamente, di 395.500 e 446.800 ab. (1994).
Condizioni economiche
Paese povero di risorse, pochissimo industrializzato, con una bilancia commerciale costantemente passiva e dipendente in sostanza dagli aiuti esteri, il M. ha anche vissuto il problema dell'accoglienza di profughi - prima dal Mozambico, nel corso degli anni Ottanta (circa un milione), e poi dal Ruanda - e soprattutto quello della diffusione dell'AIDS, che nel paese avrebbe causato circa 130.000 morti nel decennio 1985-95.
Dopo una fase, tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, durante la quale si erano ottenuti notevoli progressi in campo agricolo e, in generale, nella produttività economica tramite interventi di modernizzazione e di liberalizzazione, le conseguenze di una sfavorevole congiuntura meteorologica e del ritiro degli aiuti internazionali (come forma di pressione per il rispetto dei diritti umani nel paese) hanno provocato un tracollo economico. Ancora nei primi anni Novanta, per il ripetersi di eventi climatici avversi, la popolazione ha sofferto di considerevoli carenze alimentari, situazione modificatasi nelle annate più favorevoli. La forte dipendenza dai fattori naturali ha reso necessario l'avvio di riforme strutturali in campo politico ed economico: tra queste, una riforma fondiaria che mira all'ampliamento della piccola proprietà contadina e alla privatizzazione di imprese statali (compresa una, di fatto appartenente all'ex presidente a vita, che controllava nell'insieme circa il 30% dell'economia produttiva del Malawi). Accanto ai prodotti utilizzati per il consumo locale, l'agricoltura del M. produce tabacco (coltivato in piccole aziende) e tè (in mano ai grandi produttori). La base industriale è limitata, e l'afflusso di investimenti stranieri è ostacolato dalla scarsa domanda del mercato locale e dalle modeste possibilità di esportazione. È fortemente incentivata la costituzione di joint ventures, per ora operanti soltanto in alcuni comparti agroindustriali; dal 1997 è stata privatizzata la società produttrice di acciaio.
bibliografia
Malawi at the crossroads. The post-colonial political economy, ed. G.C.Z. Mhone, Lilongwe 1992.
J.M. Kaunda, Post-colonial Malawi. Development and democracy, in Africa (Roma), 1995, pp. 305-24.
Economic Intelligence Unit Agency, Country report. Malawi, London 1996.
P.A. Walker, Democracy and environment. Congruencies and contradictions in Southern Africa, in Political geography, 1999, 3, pp. 257-84.
Storia
di Emma Ansovini
La vita politica del M. è stata dominata per trent'anni da H.K. Banda, alla guida del paese fin dall'indipendenza (1964), presidente della Repubblica a vita dal 1971 e leader incontrastato del partito unico Malawi Congress Party (MCP). Il controllo esercitato da Banda sul partito, sul governo e sull'intero paese è stato assoluto. In un misto di paternalismo autoritario e repressione brutale egli ha preteso di definire, con leggi che imponevano codici di comportamento (per es. era vietato alle donne indossare i pantaloni), gli aspetti anche minuti della vita della popolazione, e ha schiacciato ogni forma di dissenso con metodi feroci come il carcere senza processo, le torture, l'eliminazione fisica degli oppositori, la confisca dei loro beni (metodi più volte denunciati dalle organizzazioni per i diritti umani). Il paese ha inoltre vissuto in una sorta di relativo isolamento, anche rispetto ai vicini Stati dell'Africa australe, isolamento rafforzato dall'atteggiamento fortemente conservatore perseguito in politica estera, che portava il M. a mantenere ottimi rapporti con il Sudafrica dell'apartheid e con il Portogallo durante la guerra di liberazione del Mozambico, nonché a fornire appoggi logistici ai guerriglieri antigovernativi della RENAMO (Resistência Nacional Moçambicana) durante la guerra civile nello stesso Mozambico. Solo all'inizio degli anni Novanta una serie di fattori interni e internazionali favorì una progressiva e rapida dissoluzione del regime.
Nei primi mesi del 1992, da un lato le pressioni da parte dei paesi creditori che minacciarono di sospendere gli aiuti non umanitari, dall'altro le aspre critiche della Chiesa cattolica, che nel marzo 1992 con una lettera aperta dei vescovi denunciava la brutalità dei metodi di governo e il mancato rispetto dei diritti umani, aprirono un varco a un'opposizione interna che non aveva potuto trovare forme organizzate di espressione politica. Nel maggio manifestazioni popolari, che assunsero il carattere di vere e proprie sommosse, interessarono diverse città e furono represse con durezza.
Sulla scorta di questi eventi anche le opposizioni in esilio si riorganizzarono e nel settembre dello stesso anno si costituirono all'interno del paese due gruppi politici, Alliance for Democracy (AFORD) e United Democratic Front (UDF). In ottobre Banda fu costretto, in una situazione che sembrava sempre più sfuggire al controllo delle forze di sicurezza, a concedere un referendum sull'introduzione del sistema multipartitico. Il referendum, che si svolse nel giugno 1993 e registrò la netta affermazione dell'opzione multipartitica, fu seguito dall'introduzione di emendamenti costituzionali che abolivano la presidenza a vita e permettevano la formazione dei partiti politici, e da un provvedimento di amnistia per migliaia di esiliati.
Nel maggio 1994, dopo l'adozione di una Costituzione provvisoria, si svolsero contemporaneamente le elezioni per l'Assemblea nazionale e per la presidenza della Repubblica. Banda, candidato del MCP, fu seccamente sconfitto e il suo partito ottenne solo 55 dei 177 seggi del nuovo Parlamento. B. Moluzi, leader dell'UDF, fu eletto presidente, mentre lo stesso UDF ottenne 84 seggi e l'AFORD 36 (in due collegi il voto fu invalidato). Nell'assenza di forti differenze ideologiche tra i partiti, il radicamento regionale ed etnico finì per essere il fattore principale nella distribuzione del voto: l'AFORD raccolse i maggiori consensi nel Nord del paese, il MCP nella regione centrale e l'UDF al Sud. Contrariamente alle aspettative, non fu raggiunto un accordo tra AFORD e UDF, e quest'ultimo diede vita a un governo di minoranza, che varò immediatamente un provvedimento per la liberazione dei prigionieri politici e avviò una politica di riconciliazione nazionale.
La mancanza di una stabile maggioranza parlamentare costrinse il partito di governo alla ricerca di continui compromessi con l'AFORD e determinò incertezze di direzione politica sia nella lotta alla corruzione, fortemente radicata negli apparati dello Stato, sia nell'effettiva democratizzazione della vita civile. Maggiore efficacia ebbero le iniziative del governo in campo economico a partire dal 1995-96, grazie anche al buon andamento del raccolto del tabacco. Gli interventi di liberalizzazione economica, di promozione degli investimenti stranieri e di privatizzazione della proprietà statale, condotti secondo le indicazioni del FMI, insieme alla riduzione delle spese sociali, pur avendo migliorato il bilancio dello Stato, non sembrarono però aver posto le premesse di una crescita duratura. In realtà, nonostante segnali di miglioramento, le condizioni strutturali dell'economia rimasero caratterizzate da un'estrema fragilità, soprattutto per la forte dipendenza dell'agricoltura dall'andamento climatico. Inoltre la forte diffusione dell'epidemia dell'AIDS che ha colpito, in particolare, i settori produttivi della popolazione, oltre ai drammatici effetti sulla società, ha avuto pesanti ricadute di tipo economico di cui è difficile prevedere l'impatto di lungo periodo. Le elezioni presidenziali e quelle legislative, svoltesi nel giugno 1999, lasciarono sostanzialmente immutato il quadro politico: Muluzi fu confermato presidente e l'UDF rimase, con 93 seggi, il primo partito.